I negoziati sul nucleare iraniano: 5 cose da sapere

Scelto per voi da Bloomberg

Disponibilità a limitare il programma di arricchimento dell’uranio. È quanto ha avanzato – secondo fonti diplomatiche – la delegazione iraniana nel corso della seconda giornata di colloqui sul nucleare a Ginevra con il gruppo di contatto 5+1 (Usa, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia e Germania). In concreto, Teheran sarebbe disposta a limitare il numero di centrifughe e al livello di arricchimento dell’uranio.

I negoziati di ieri 15 ottobre e di oggi nella sede Onu a Ginevra, si sono tenuti a porte chiuse a livello di viceministri degli Esteri sotto la presidenza del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton. Ieri 15 ottobre, in un clima di cauto ottimismo, il ministro degli Esteri iraniano Mohamamd Javad Zarif ha presentato una «roadmap» per arrivare a un accordo sul nucleare. Una proposta che resterà riservata fino al termine dei colloqui, ma che Michael Mann, portavoce di Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli Affari esteri europeo, ha definito «molto utile».

E se durante la prima giornata di colloqui la Repubblica Islamica aveva fatto sapere che la proposta presentata agli interlocutori non contemplava eventuali visite a sorpresa nei propri siti nucleari, al termine della prima giornata dei lavori Theran ha aperto a questa possibilità. Il capo negoziatore per il nucleare iraniano Abbas Araghchi, ha spiegato che l’Iran accetterà visite a sorpresa dei propri siti nucleari nell’ambito della tappa finale prevista dal piano presentato a Ginevra: «Queste questioni non sono previste nella prima tappa del nostro piano ma fanno parte dell’ultima tappa», ha detto Araghchi. «I dettagli del piano sono segreti e rimarranno tali fino a che non sarà trovato un accordo, ma ciò di cui parlate non è incluso», aveva affermato rispondendo a giornalisti iraniani che gli chiedevano se nel documento c’era anche il Protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione che prevede ispezioni a sorpresa ai siti nucleari. 

«La finestra diplomatica con Teheran si sta aprendo», aveva affermato nella mattinata di ieri 15 ottobre il Segretario di Stato americano John Kerry dopo la telefonata tra Barack Obama e il presidente iraniano, Hassan Rohani. Oggi invece, al tremine della seconda giornata di negoziati, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha scelto il suo account Facebook per comunicare che i colloqui proseguiranno sempre nella città svizzera nel giro di «poche settimane». Date confermate anche dal capo della diplomazia della Ue Catherine Ashton, che in una «dichiarazione congiunta» ha spiegato che esperti nucleari, scientifici si riuniranno prima della prossima tornata per «affrontare le differenze e sviluppare misure concrete».

La due giorni di colloqui ha messo fine a un congelamento dei negoziati che durava da sei mesi, dopo che l’Iran aveva rifiutato di interrompere le operazioni di arricchimento dell’uranio in cambio di un allentamento delle sanzioni che colpiscono la sua economia. 

Cinque cose da sapere sui negoziati

Vi proponiamo cinque brevi osservazioni pubblicate da Bloomberg sulle negoziazioni tra la cosiddetta P5+1 (composto dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania) e la Repubblica islamica dell’Iran.

1. Questo meeting è la prima vera negoziazione tra l’Iran e la P5+1. Precedenti tentativi di negoziazioni sono stati fatti sebbene non ci fosse alcuna chance di raggiungere un accordo. Essi sono stati condotti in parte per dimostrare una volontà occidentale di discutere e bloccare un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani: sarebbe stato davvero difficile per Israele attaccare l’Iran con alcune negoziazioni – sebbene inutili – in corso. Una cosa che è particolarmente vera oggi.

2. La delegazione iraniana andrà a Ginevra per offrire le minime concessioni necessarie a ottenere il massimo livello possibile di alleggerimento delle sanzioni (cruciali sono quelle che impediscono all’Iran di accedere al sistema bancario internazionale). Simili concessioni potrebbero includere la promessa di maggiore trasparenza, concedendo ad esempio alla comunità internazionale maggiore visibilità nei siti nucleari iraniani. Ma dal momento che gli iraniani hanno già affermato che respingeranno ogni richiesta di abbandono dei processi di arricchimento dell’uranio, qualunque cosa gli iraniani offriranno questa settimana, non accelererà il processo di allentamento delle sanzioni.

3. Tuttavia, uno dei delegati americani in queste negoziazioni è Adam Szubin, il direttore dell’Office of foreign asset control del Tesoro Usa che supervisiona il programma di sanzioni. La sua partecipazione alle discussioni potrebbe essere il segnale che gli Usa hanno intenzione di velocizzare le discussioni relative all’alleggerimento delle sanzioni.

4. La mia impressione è che all’amministrazione Obama non dispiaccia particolarmente ricompensare concessioni temporali da parte iraniana con lo scongelamento di alcuni beni iraniani custoditi in banche occidentali. Questo scatenerebbe un tumulto nella linea intransigente (il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe sicuramente contrariato), ma la Casa Bianca potrebbe affermare, in tutta onestà, di non aver mitigato le sanzioni. Il trasferimento una tantum di cash non indica necessariamente un cambiamento permanente, sebbene verrebbe quasi certamente interpretato in quel senso in molti quartieri.

5. Ridurre le scorte iraniane di uranio arricchito è un obiettivo importante, ma uno ancora più importante per l’Occidente sarebbe quello di assicurarsi che l’Iran non sta costruendo ulteriori strutture per l’arricchimento. C’è una possibilità, certo, che l’Iran possieda già impianti nucleari segreti (sia l’impianto di Natanz che il Fordo sono stati accuratamente nascosti da occhi indiscreti per molti anni prima che fossero scoperti), ma questo potrebbe essere un problema dell’intelligence piuttosto che una questione da discutere nelle negoziazioni. Ma sembra utile ricordare che una reale sovrabbondanza di impianti nell’apparato nucleare iraniano – 15, o 20 o 30 diversi siti, sparsi in tutto il Paese – renderebbe più difficile a Obama (per non parlare di Netanyahu) minacciare in modo credibile la forza militare. È la minaccia che tutte le opzioni sono sul tavolo, insieme alle sanzioni, a portare l’Iran al tavolo delle trattative. 

Articolo di Jeffrey Goldberg tratto da Bloomberg.com

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