Vi immaginate i tedeschi aspettare alla rinfusa l’autobus sotto la pensilina e, al suo arrivo, partire a gomitate per infilarsi per primi e sedersi nel posto migliore? No? Vi sbagliate. Nelle grandi città tedesche si aspetta l’autobus o il tram in ordine sparso, così come la 94 a Milano o peggio. Vi si sale poi un po’ a spintoni e si scende più o meno allo stesso modo. Il tedesco è impaziente e vuole scendere per primo. Non è forse un dato scientifico sufficiente per affermare che tutto il mondo è paese ma lo è certo per dire che tra Germania e Italia a volte le differenze si assottigliano talmente tanto da far sentire l’espatriato a suo agio.
È questo il caso per esempio delle grandi opere. Sono diversi i progetti architettonici e di infrastrutture i cui ritardi e aumenti di costi mettono in imbarazzo la cancelliera Ángela Merkel, e certo non si addicono ad un paese che ripetutamente esige ai vicini di «fare i compiti a casa». Der Spiegel di questa settimana punta il dito proprio contro la torre dell’Euro di Francoforte, un ambizioso grattacielo di 45 piani che doveva inizialmente costare 500 milioni di Euro ed essere pronto nel 2011, nel frattempo si stima che potrebbe costare a lavori finiti addirittura 1,3 miliardi, e sarà pronto forse solo nel 2014. L’ immagine inaugurale dei lavori quando l’allora presidente Jean Claude Trichet collocò la prima pietra e alcuni euro furono sepolti sotto le fondamenta come portafortuna, assume ora un significato inquietante. L’edificio si è trasformato in una Miliardengrab una tomba di miliardi dei contribuenti.
Si aggiunge l’ormai tristemente leggendario aeroporto Willy Brandt o Berlin Brandemburg International, la cui apertura era talmente imminente a giugno del 2012 che nei sistemi online delle grandi compagnie di volo appariva già tra le destinazioni selezionabili. I lavori sono iniziati nel 2006, e i costi dovevano arrivare a un massimo di 2,4 miliardi, mentre ora non c’è data di consegna e si parla di cinque miliardi. Il mantenimento dell’aeroporto inattivo costa all’erario pubblico 35 milioni di euro mensili.
Ma la lista è ancora lunga: rimane un miraggio la Filarmonica dell’Elba, l’edificio d’avanguardia della città di Amburgo, così come la Staatsoper su Unter den Linden, a Berlino, che da anni è in prestito nella generosa sede dello Schiller Teather in attesa che un giorno i lavori di ristrutturazione, tra ritardi e aumenti di costi, possano finire. A passo di lumaca si procede infine anche a Stoccarda, dove la stazione Stuttgart 21 fu prima oggetto di proteste senza precedenti e infine approvata da un referendum. La fine lavori è stata comodamente prevista per il 2021… Forse non saremo in Italia, con i suoi scandali e le sue denunce alla Striscia la Notizia, ma certo anche in Germania, chi è senza peccato scagli la prima pietra…