La sua bravura, scriveva Jonathan Franzen, ne supera di gran lunga la fama. Alice Munro, che oggi è stata insignita del premio Nobel per la letteratura, ha rappresentato per molti una bella e gradita sorpresa. La sua produzione, di per se piuttosto vasta, è composta quasi esclusivamente di racconti — c’è un romanzo, da qualche parte lungo i suoi quasi sessant’anni di carriera letteraria — che ha pubblicato su varie e prestigiose riviste tra cui il New Yorker, The Paris Review, Mademoiselle, e raccolti in una ventina di libri, in italia pubblicati soprattutto da Einaudi.
Molti, tra critici e colleghi scrittori, ne hanno riconosciuto la grandezza. Dopo due Governor General’s Awards, vinti nel 1968 con La danza delle ombre felici (La Tartaruga, 1994) e e nel 1978 con Chi ti credi di essere? (E/O, 1995 – Einaudi, 2013), il Nobel rappresenta il degno e dovuto coronamento di una carriera brillante, anche se non sempre alla ribalta.
Ecco quattro notevoli testimonianze:
HAROLD BLOOM, critico letterario statunitense, dall’introduzione a una monografia della scrittrice, mai tradotta in italiano.
Ho letto Selected stories appena è uscito, poi l’ho riletto una dozzina di anni dopo. […] Alice Munro è avvicinabile ai più grandi autori di racconti dell’ultimo secolo: Landolfi, Calvino, Hardy, Kipling, Maugham, Saki, […] Mann, Walser, Welty, Flannery O’Connor, Nabockov, Malamud, Ozick, Abish, Barthelme e altri. Ho omesso i più grandi: Henry James, Chekhov, D.H. Lawrence, Kafka, Babel, Borges, Joyce, Faulkner, Hemingway, Scott Fitzgerald. A parte questi ultimi dieci, Alice Munro è in ottima compagina, nell’era del racconto.
MARGARET ATWOOD, poetessa e scrittrice canadese, da un articolo sul Guardian del 2008.
La produzione di Munro è popolata da personaggi secondari che disprezzano arte e artificio, o qualsiasi tipo di presunzione o vanagloria. È opponendosi a queste attitudini e alla scarsa autostima che ispirano i protagonisti nei loro sforzi di emancipazione. […] Allo stesso tempo i suoi protagonisti-scrittori condividono il disprezzo per il lato artificiale dell’arte e la sfiducia in esso. Di cosa si dovrebbe scrivere? Come si dovrebbe scrivere? Quanto dell’arte è genuino e quanto soltanto un trucco da niente – imitare le persone, manipolarne le emozioni, trasfigurare? Come si può affermare qualsiasi cosa di chiunque — sia pure un personaggio di fantasia — senza presunzione? E soprattutto, come dovrebbe finire una storia?
JONATHAN FRANZEN, scrittore statunitense, da un saggio contenuto nella raccolta Più lontano ancora (Einaudi, 2012).
Mi piacciono i racconti perché occorre un genuino talento per inventare personaggi e situazioni originali mentre si ripete sempre la stessa storia. Tutti gli scrittori di narrativa patiscono la mancanza di cose nuove da dire, ma gli scrittori di racconti soffrono piú disperatamente degli altri. Ancora una volta, non c’è modo di nascondersi. Le vecchie volpi come Munro e William Trevor non ci provano nemmeno.
ALESSANDRO PIPERNO, scrittore italiano, vincitore del Premio Strega 2012, da IL (inserto del Sole 24 Ore) di Ottobre 2013.
Ecco, diciamo così: un racconto non può concedersi il lusso dell’imperfezione. Provate a trovare un difetto a Il cappotto di Gogol’, a La metamorfosi di Kafka, a Il nuotatore di Cheever. Nel caso specifico, i racconti della Munro rivelano un’essenzialitò talmente raffinata da non sembrare rifinita. Forse, almeno in ambito anglofono, solo Salinger ha raggiunto esiti altrettanto persuasivi nell’arte del racconto.
Se dovessimo tracciare qualche consiglio di lettura, ora sarebbe il trionfo del racconto. L’autrice che in assoluto rappresenta meglio la forma breve, dopo Carver, è stata appena consacrata all’olimpo degli scrittori. Allora è bene ricordare chi come lei ha scelto di non dedicare la propria scrittura alla tradizione nordamericana del romanzo, ma che, almeno secondo noi, non riceve tutta l’attenzione che merita:
DEBORAH WILLIS: ha esordito con la raccolta Svanire (Del Vecchio, 2013), è canadese ed è nata nel 1982 e da subito è stata accostata a Alice Munro, non soltanto per affinità geografica. Qui trovate un’intervista realizzata da Giulio D’Antona per Il Mucchio Selvaggio.
Deborah Willis, scrittrice canadese
CHARLES D’AMBROSIO: statunitense, di Seattle, classe 1960. Ha pubblicato due raccolte, entrambe per minimum fax, Il museo dei pesci morti (2006) e Il suo vero nome (2008). Vive una vita estremamente riservata.
ZZ PACKER: afroamericana, ha pubblicato nel 2006 la raccolta Bere caffè da un’altra parte (ISBN).
L’autore italiano Paolo Cognetti, virtuoso della forma breve
Tra gli italiani, il giovane scrittore che megli si accosta a questo tipo di ricerca sulla forma breve è senz’altro Paolo Cognetti, che per minimum fax ha pubblicato: Manuale per ragazze di successo (2004), Una cosa piccola che sta per esplodere (2007) e Sofia si veste sempre di nero (2012).
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