C’è un motivo se Silvio Berlusconi non ha commentato ufficialmente il rinvio a giudizio per corruzione nel processo per la compravendita di deputati dove sono coinvolti l’ex senatore dell’Italia dei Valori Sergio De Gregorio e il faccendiere Valter Lavitola. È un fatto inusuale per il Cavaliere che negli ultimi tempi si è sempre distinto per duri attacchi alla magistratura italiana.
Il motivo è questo: l’inchiesta sulla compravendita dove è indagato per corruzione non spaventerebbe più di tanto lui e i suoi legali. Anche per questo motivo i “retroscena” pubblicati dai vari quotidiani sono stati molto differenti, da chi riferisce di un Berlusconi furente, a chi invece lo racconta di buon umore e tranquillo. L’inchiesta di Napoli in mano a Henry John Woodock e Enzo Piscitelli, infatti, presenta secondo la difesa diverse problematiche che saranno portate in aula alla prossima udienza di febbraio.
LE GIRAVOLTE DI DE GREGORIO E L’ARTICOLO 67 DELLA COSTITUZIONE
Secondo quanto riferito da alcuni inquirenti del capoluogo campano,oltre al rischio che alla fine sopraggiunga la prescrizione nel 2015 – a meno di una accelerata improvvisa – ci sono due ordini di problemi non da poco che pendono sul processo.
Il primo è l’attendibilità e credibilità di De Gregorio che ha raccontato i fatti a diversi anni distanza, con interrogatori spesso in contrasto tra loro, ma soprattutto in un determinato momento della sua vita. Cioè mentre si trovava sotto torchio dei magistrati per un’altra inchiesta dove è accusato di riciclaggio di denaro e favoreggiamento alla camorra: procedimento ormai scomparso nel porto delle nebbie. E proprio intorno al profilo di De Gregorio – sul quando e come in un anno avrebbe preso i famosi 3 milioni di euro – i legali di Lavitola e Berlusconi dovranno misurarsi dopo il patteggiamento a venti mesi dell’ex presidente della commissione difesa del governo Prodi nell’inchiesta sulla compravendita dei senatori.
Il secondo problema è appunto la configurabilità del reato contestato. Del resto, già il fatto che il giudice abbia accolto la contestazione del reato di corruzione posto dai pm ha destato più di un dubbio tra i difensori del Cavaliere. Woodcock nella sua requisitoria ha puntato sull’articolo 54 della Costituzione, secondo cui «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge».
Ma c’è chi fa notare che gli avvocati di Lavitola e Berlusconi potrebberocontestare l’articolo 67 che recita così: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Quindi dimostrare che De Gregorio abbia cambiato casacca solo per soldi e dopo essere stato corrotto, potrebbe alla fine risultare difficile. Renato Brunetta, capogruppo alla Camera del Pdl, è stato molto duro contro l’accusatore di Berlusconi nel consueto “mattinale“: «Quand’è che De Gregorio comincia a parlare con i pm? Quando questi gli stringono il cappio intorno al collo e minacciano di arrestarlo insieme alla moglie per la torbida vicenda di fondi neri provenienti dall’estero». E aggiunge Brunetta: «A quel punto, come per miracolo, l’ex senatore ritrova memoria e favella. Ricostruisce, o almeno prova a farlo, le settimane e i mesi che hanno caratterizzato la brevissima vita del governo Prodi 2006-2008».
GLI INTERROGATORI IN CONTRASTO TRA LORO E L’ARCHIVIAZIONE
Confusione sulle date, versioni discordanti e zoppicanti sono una costante dei quattro interrogatori che de Gregorio rende davanti ai pm di Napoli tra il 27 settembre del 2007 e il 7 gennaio del 2013. Nel corso dei due interrogatori del 2007 De Gregorio è convocato dagli inquirenti, mentre il 28 dicembre del 2012 l’ex presidente della Commissione Difesa chiede di rendere dichiarazioni spontanee ai pubblici ministeri di Napoli. Cinque anni dopo i primi interrogatori. E in quei tre giorni di interrogatori è uno continuo smentirsi a distanza di poco tempo. Perché se è vero che al termine dell’ultimo giorno di dichiarazioni, scrivono gli inquirenti «non solo il De Gregorio ammette di aver ricevuto da Berlusconi (tramite il Lavitola) due milioni di euro in nero e in contanti in diverse tranches, ma pone altresì in stretta ed inequivocabile relazione la ricezione di tale denaro con l’adozione da parte sua di ben determinati ed individuati atti espressione tipica e formale della pubblica funzione legislativa di Presidente della Commissione della Commissione difesa», allo stesso modo le giravolte sulle date lasciano comunque aperti molti interrogativi aperti sulle testimonianze dello stesso.
Torniamo però al 27 settembre 2007, data del primo interrogatorio all’allora senatore. Davanti ai pm De Gregorio afferma, in estrema sintesi, che l’intesa con Silvio Berlusconi «in chiave politica», sarebbe avvenuta il 30 marzo del 2007 a margine di una manifestazione politica a Reggio Calabria. Nell’occasione Berlusconi chiede ufficialmente a De Gregorio di accomodarsi sotto il tetto della Casa delle Libertà tramite il movimento “Italiani nel mondo”, con un accordo federativo che prevedeva contributi per un milione di euro, documentati poi in 700mila euro. «Forza Italia ha finanziato “Italiani nel mondo”, perché producesse l’importante risultato di consensi conseguito alle ultime elezioni amministrative e perché si impegnasse, quale alleato della CdL, nelle elezioni politiche all’estero e in Italia. Tutti questi tabulati sono pubblici e depositati presso la Presidenza della Camera dei deputati», dichiarò De Gregorio, su cui la Guardia di Finanza approfondì alcune votazioni al Senato, senza però riuscire a dimostrare il nesso tra i voti contrari alla maggioranza e le somme di denaro percepite, e nel 2010 l’indagine viene archiviata.
ENTRA IN GIOCO VALTER LAVITOLA
Quando a fine 2011 scoppia il bubbone delle indagini riguardanti il faccendiere Valter Lavitola il nome di De Gregorio torna sulle cronache dei quotidiani, e il 27 dicembre del 2012 l’ormai ex senatore chiede di rendere dichiarazioni spontanee ai pm di Napoli. Dichiarazioni che introducono sostanziali aspetti di novità sulla questione della compravendita dei Senatori messa in atto da Berlusconi per provocare la caduta del governo Prodi nel 2008.
L’ex senatore passato dall’Italia dei Valori al Pdl, scrivono i pm, «ha espressamente dichiarato di avere, in numerose occasioni, dato il suo voto negativo rispetto alle richieste di parere inoltrate alla Commissione Difesa dal Governo Prodi (facendo in modo che il Governo Prodi “andasse sotto”) a titolo di controprestazione per le somme ricevute». Per gli inquirenti è evidente la «sussistenza di un patto corruttivo», che con capriole varie De Gregorio ricostruisce nei tre interrogatori.
Al milione dichiarato e versato nel 2007 si sono aggiunti due milioni di euro che De Gregorio avrebbe incassato in nero da Valter Lavitola, che avrebbe rappresentato il tramite designato da Silvio Berlusconi. L’ultimo bonifico dell’accordo dichiarato per “Italiani nel mondo” sarebbe arrivato nel 2008 e tutte le tranches in nero invece regolate nel 2007, secondo la versione di De Gregorio di fine dicembre.
DE GREGORIO CAMBIA DI NUOVO VERSIONE
Dieci giorni dopo però De Gregorio cambia versione per la terza volta. «Ho avuto modo di fare mente locale» dice davanti ai pm l’ex senatore «e posso confermarvi per “tabulas” che io chiamai per la prima volta la signora Gazzulli (segretaria storica di De Gregorio, la quale nella sua testimonianza agli atti conferma che costantemente lo stesso consegnava somme da versare in contanti in banconote da 500 euro, ndr) nel luglio 2006 a Roma presso l’albergo dove ero ospite, le dissi che avevo ricevuto soldi da Berlusconi e le consegnai una prima tranche da versare sui conti dove c’erano quotidiane sofferenze, questo avvenne nel luglio del 2006». Sulla stessa lunghezza d’onda anche le dichiarazioni dell’ex commercialista di De Gregorio Andrea Vetromile e addirittura della sorella di Valter Lavitola, Maria, che ha raccontato agli inquirenti che tramite quell’operazione lo stesso Lavitola e De Gregorio hanno portato a casa «circa un milione quale compenso per aver traghettato dalla maggioranza all’opposizione alcuni deputati».
Insomma in tutta questa vicenda se Berlusconi ha qualcuno o qualcosa da temere quel qualcuno non sarà probabilmente la traballante testimonianza di De Gregorio. Anche se le attenzione dell’ex premier sono probabilmente rivolte a un probabile procedimento Ruby-ter in arrivo, in cui potrebbe ritrovarsi invischiato insieme ai suoi legali e testimoni.
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