Per ora sono solo in quattro, ma assicurano che presto altri si aggiungeranno. Sono gli ex grillini. I parlamentari fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle che da oggi si organizzano sotto una nuova bandiera politica. A presentare l’iniziativa a Palazzo Madama sono le senatrici dissidenti Adele Gambaro, Fabiola Antinori e Paola De Pin. Con loro il deputato Adriano Zaccagnini. Nessun nuovo partito all’orizzonte, per ora. Piuttosto una sigla sotto cui raccogliere le voci fuori dal coro del Movimento.
La componente nata all’interno del gruppo misto del Senato si chiamerà GAP, gruppo di azione popolare. Un omaggio all’omonimo libro di Salvatore Settis, spiega la De Pin. Ma anche una sigla che «con grande rispetto prende ispirazione dall’acronimo dei primi gruppi di resistenza contro il nazifascismo» la corregge più tardi Zaccagnini. Proprio il deputato sta lavorando per dare vita nei prossimi giorni alla stessa componente anche a Montecitorio. Magari in accordo con i due dissidenti Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, usciti in polemica dal M5S lo scorso giugno.
Nella sala Caduti di Nassirya del Senato, i quattro leggono un po’ imbarazzati il nuovo manifesto politico. Anche senza troppe citazioni, i riferimenti al Movimento Cinque Stelle sono numerosi ed evidenti. Tutt’altro che concilianti. I Gap se la prendono con il grillismo, «che fomenta pericolosamente la pancia e gli istinti». Il progetto pentastellato è miseramente fallito, a sentir loro, finendo per incarnare «una degenerazione culturale e una deriva post-berlusconiana». Tante le velate accuse alla mancanza di democrazia nel movimento. «La nostra componente assicurerà piena autonomia di vedute agli aderenti» specifica la senatrice Gambaro, epurata dal M5S dopo aver pubblicamente criticato il blogger genovese. «Adesso non dobbiamo rispondere nessuno, se non alla nostra coscienza» rincara la collega De Pin.
Poche adesioni tra i parlamentari grillini, per ora. Eppure i quattro GAP assicurano che buona parte della base è con loro. Le contraddizioni del movimento stanno venendo alla luce all’interno dei meet up, spiegano. «In molti ci hanno già contattato – spiega Gambaro – Non si sentono più rappresentati dai Cinque Stelle». Ad ascoltare i transfughi M5S sembra quasi che sul territorio sia in corso una rivoluzione silenziosa. «Ci cercano da tutta Italia» conferma De Pin.
Intanto il nuovo gruppo assicura che rimarrà all’opposizione. Nessuna stampella al governo (nonostante durante l’ultimo voto di fiducia le senatrici si fossero espresse a favore dell’esecutivo). Pochi ma chiari i punti di azione parlamentare che intendono portare avanti. Dalla nuova legge elettorale, alla riforma della giustizia civile. Ma anche detassazione sul lavoro, spending review, taglio degli stipendi d’oro. Non fa eccezione l’ultimo argomento al centro delle polemiche grilline: il reato di immigrazione clandestina. Sconfessando il posizionamento di Grillo, i quattro difendono l’operato degli ex colleghi. «Un punto di estrema e tragica attualità sono le politiche di integrazione per i migranti – spiega Zaccagnini – Rivedere il diritto d’asilo e abolire la legge Bossi-Fini». È abbastanza per convincere qualche altro parlamentare a lasciare il gruppo?