A forza di sentir parlare di “sistema” in chiave salvifica – nei convegni lacustri come nei bar di periferia – per le sorti del Paese, viene quasi la nausea e si spera prevalgano le singole realtà. Fatti non parole, diceva una cara vecchia pubblicità. E quindi non si può che plaudire a Larte, il “contenitore” che dai primi di ottobre occupa a Milano uno spazio nell’edificio che fu la casa dello scrittore e poeta Carlo Emilio Gadda; ingresso in via Manzoni 5, cinque minuti a piedi (cronometrati) dalla Scala e dieci dal Duomo. Zona di banche, di studi, di notai ma anche di turismo. Perché il plauso? Semplice, si tratta di un’iniziativa – concretissima e ispirata da Altagamma – di un gruppo di soci e partner d’eccellenza in svariati settori: Alessi, Artemide, Baratti & Milano, Bellavista, Ca’ Del Bosco, Caffarel, Cantine Ferrari, Capri Palace Hotel, illycaffè, MK Consulting, Federico Regalia, Sanpellegrino, Santo Versace.
Senza retorica, è un caso inedito di aziende italiane che si alleano e fanno sistema (vero) per competere a livello internazionale. Il progetto infatti parte da Milano, ma si propone di svilupparsi anche fuori dall’Italia con partner internazionali, portando nel mondo un modello di ristorazione italiana autentica e di ospitalità in cui dovremmo essere (e non lo siamo, ahimè) maestri indiscussi. Tra l’altro, parlare di semplice ristorazione è riduttivo. Larte è al medesimo tempo caffè, cioccolateria, hosteria – nel senso nobile del termine derivante da hospes, l’ospite latino – ristorante e galleria.
Larte, Altagamma
Spiega Davide Rampello, presidente e direttore creativo della società: «Abbiamo creato un ambiente originale in cui tutto ciò che viene presentato e acquistato diviene esso stesso “opera d’arte” da guardare, vivere, condividere e ricordare: dal caffè al cioccolato, dal quadro al piatto dello chef, dalle bottiglie al modello di scarpe e all’arredo stesso».
I complementi d’arredo di Larte, pezzi unici a firma di grandi nomi del mondo della moda e del design, sono esposti e messi in vendita attraverso un catalogo ad hoc diventando parte integrante dell’esperienza innovativa offerta agli ospiti. A rendere ancora più raffinato l’ambiente ci sono altri pezzi dei più illustri designer italiani come Achille Castiglioni, Fortunato Depero, Carlo Molino, o di famosi artisti icontemporanei come Francesco Messina, Arnaldo Pomodoro, Emilio Vedova o Alberto Burri. Tutto si ammira, tutto si può acquistare: al contempo ristorante e shop d’eccezione, Larte è una sorta di raffinata “casa-bottega” in cui entrare in contatto con la tradizione artigiana e artistica italiana. Menti dell’operazione oltre a Rampello sono stati il vicepresidente esecutivo Roberto Morelli (direttore delle strategie di business di Illycaffè, il cui presidente – Andrea Illy – guida Fondazione Altagamma). il direttore Ermanno Zanini (general manager del Capri Palace) e Arturo Dell’Acqua Bellavitis, vicepresidente della Fondazione Triennale che si è occupato del progetto architettonico e dell’interior design.
Di fronte a un’iniziativa del genere, c’è sempre un minimo (o tanta) prevenzione: buttano via i soldi, “che ne hanno tanti”, è solo per far scena e invitare gli amici “del giro loro” ma soprattutto si mangerà malissimo e a caro prezzo. A noi ovviamente interessava sostanzialmente l’ultima critica. Bene: non ha senso, fermo restando che il conto è in linea con la diretta concorrenza sulla piazza di Milano, la città più costosa d’Italia. Il menu d’ispirazione mediterranea, curato da Gennaro Immobile, non ha un piatto fuori registro e qualcuno davvero buono. Come il servizio diretto da Luca De Coro non sbaglia un colpo, cosa che capita invece in tanti locali stellati e quotati. L’idea di “prelevare” una ventina di specialisti del Capri Palace e portarli a Milano si è rivelata vincente e la messa a punto dell’insieme dopo poche settimane di apertura al pubblico – per la cronaca dalle 8 alle 23 – è superiore alle attese. Non bastasse, Larte si proporrà come crocevia, luogo d’incontro delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese.
Tutti i mesi – per una settimana – ospiterà un interprete (ristoratore, trattore, artigiano del gusto…) che racconterà attraverso la propria arte e la propria esperienza, il “territorio” da cui proviene. «Noi vogliamo che Larte diventi il punto di ritrovo e il marchio dell’eccellenza italiana, contribuendo nel suo sviluppo a presentare il meglio dell’alta gamma del nostro Paese». Sentiamo già il commentino: è la scoperta dell’acqua calda. Sicuramente, peccato che nove volte su dieci l’acqua resti fredda per pigrizia, malafede o demenza: recentemente si è svolta una degustazione importante di prodotti italiani – con tutte le esaltazioni consuete e stucchevoli, volendo – con un ideale abbinamento a… vini australiani. Very good. E poi Larte porta una vera notizia e una speranza: se vogliono, le aziende italiane sanno mettere da parte la rivalità (in questo caso, pensate solo al fatto che Cantine Ferrari, Bellavista e Cà del Bosco sono diretti concorrenti) per un progetto lucido, ben fatto e che pare funzionare. Se non ci si fermasse a Larte?