Grosse Koalition, Berlino sacrifica lo spirito europeo

Patto tra Cdu-Spd-Csu

BERLINO. – All’alba di mercoledì dopo 17 estenuanti ore di trattative, i tre partiti tedeschi coinvolti hanno firmato un «patto di Governo» per la formazione di una Grosse Koalition  Nonostante l’accordo includa numerose istanze socialdemocratiche, è stato interpretato da più parti come una chiara vittoria di Angela Merkel. La linea difesa in Europa riproduce fedelmente la ricetta dell’austerity merkeliana, con una punta di nazionalismo: l’Europa dovrà parlare (anche) tedesco. Nonostante l’enfasi con cui è stato presentato, l’accordo di Governo è appeso a un filo: il partito socialdemocratico lo sottoporrà a un referendum vincolante a tutti gli iscritti. L’approvazione non è data per scontata.

I tre partiti che hanno firmato il patto sono l’Unione Cristiano Democratica (Cdu), di Angela Merke, l’Unione Cristiano Sociale (Csu) di Horst Seehofer e il Partito Socialdemocratico (Spd) di Sigmar Gabriel. L’annuncio è arrivato su Twitter alle 4.52 di mattina con un messaggio di Michael Grosse Brömer, líder della Cdu in parlamento, «Accordo Raggiunto!». Pochi minuti più tardi Thomas Oppermann, annunciava, esausto ma soddisfatto di fronte alle telecamere, che era passata la proposta socialdemocratica della possibilità della doppia cittadinanza per tutti i bambini stranieri nati in Germania dal 1990 — fino ad ora, a 18 anni, dovevano scegliere se essere tedeschi o no.

I rappresentanti hanno presentato il risultato in una conferenza stampa alle 12, con il titolo «Dare forma al futuro». Merkel, giacca verde pisello, ha parlato per prima: «Solide finanze, benessere assicurato, sicurezza sociale, sono i punti fondamentali di questo accordo». In particolare in questo ultimo aspetto, Merkel ha ammesso, persistevano differenze significative, tra chi difendeva la flessibilità e chi la sicurezza, «abbiamo trovato un compromesso giusto». Nella presentazione Merkel ha insistito sugli accordi raggiunti sui temi di pensioni e famiglia. La cancelliera ha descritto le consultazione come «positive e marcate da fiducia». Al suo fianco Sigmar Gabriel ha sottolineato che ci sono state discussioni «rumorose». Gabriel ha ricordato che l’Europa rimane il riferimento centrale: «Dobbiamo trasmettere il messaggio che la idea dell’Europa non è in pericolo».

Sono 11 i punti considerati fondamentali: il salario minimo “universale” a 8,50 euro l’ora, riconoscimento della pensione piena a 63 anni, la divisione dei ministri — Cdu avrà cinque ministeri, l’Spd sei, la Csu tre —, l’introduzione della Pkw-Maut il pedaggio autostradale per tutti gli automobilisti, doppia cittadinanza, un contenimento dell’aumento degli affitti, 23 miliardi di nuove spese che non prevedono aumento di tasse ne ulteriori debiti, la limitazione dei contratti di lavoro temporali a un totale di 18 mesi, una riforma delle pensioni per aumentare quelle minime, l’estensione delle energie rinnovabili al 60 per cento della rete entro il 2030 e l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.

Per ora non ci sono state indicazioni precise sui ministri. Questo esprime la volontà dell’Spd che non voleva influenzare con la nomina dei ministeri il referendum interno sul contratto, previsto per il 14 di dicembre. Media tedeschi ipotizzano che Gabriel possa diventare ministro dell’Economia, mentre Wolfgang Schäuble (Cdu), rimarrà alle Finanze, e alla Csu andrà il ministero dei Trasporti. L’elezione di Merkel come cancelliera è prevista per il 17 dicembre, e il Governo potrebbe iniziare a funzionare prima di Natale.

Nonostante le parole di Sigmar Gabriel, l’Europa non è protagonista delle proposte più innovative all’interno del patto di Governo. In Europa, «si è imposta la convinzione di Frau Merkel: se si riesce a proteggere i risparmiatori da ulteriori rischi in ambito europeo, allora la base elettorale della Cdu è assicurata», spiega Gero Neugebauer, politologo della Freie Universität.

La ricetta è quella di sempre, secondo cui l’Europa deve, «combinare riforme strutturali per aumentare la competitività con un rigoroso e sostenuto consolidamento del budget». L’Spd, che aveva difeso gli Eurobond in campagna elettorale, ha ceduto alla linea della Cdu nel primo giorno di consultazioni su temi europei. Nel contratto, il “no” non potrebbe essere formulato più chiaramente: «Il principio secondo cui ogni paese membro è responsabile dei propri impegni deve essere mantenuto. Ogni forma di mutualizazzione del debito pubblico metterebbe a rischio le riforme necessarie nei paesi membri. Responsabilità sul budget nazionale e un debito supernazionale e comune non sono compatibili».

Il documento non contiene dettagli precisi riguardo ai passi futuri verso l’Unione Bancaria a livello europeo e in particolare riguardo al nodo fondamentale del fondo per la liquidazione degli istituti di credito con problemi. Dato che si sapeva che l’argomento era sul tavolo delle trattative, la mancanza di riferimenti espliciti suggerisce che non sia stato trovato un accordo. Le tre forze politiche si sono però ritrovate nel loro progetto di imporre il tedesco come lingua ufficiale, insieme a Inglese e Francese. Era tra le promesse elettorali di Cdu e Csu e dato il risultato elettorale schiacciante non sorprende più di tanto.

Una delle grandi vittorie di Merkel è stata quella di riuscire a scartare l’aumento delle tasse, previsto dall’Spd per investire in educazione e ricerca. «L’Educazione non gioca praticamente nessun ruolo nel nuovo patto di Governo», denuncia Neugebauer, e aggiunge, «uno dei maggiori problemi della Germania in questo momento è il crescente divario sociale tra ricchi e poveri e non vedo in questo programma nessun tentativo di affrontare il tema».

Un fallimento del referendum tra le fila dell’Spd potrebbe rimettere tutto in discussione. Lo scenario più probabile, secondo diversi analisti, è che in questo caso Merkel si assuma la responsabilità di governare in minoranza, con il 43 per cento dei voti — tra Cdu e Csu — non dovrebbe avere difficoltà a far passare riforme decisive con l’appoggio esterno. Tutto indica però che anche tra gli elettori dell’Spd prevarrà il pragmatismo e il desiderio di stabilità politica.

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