Se non sai una cosa, non dire mai “Non lo so”

Evitare le brutte figure

Lo sappiamo tutti: se ti chiedono qualcosa che non sai la cosa migliore (in teoria) sarebbe dire “non lo so”. Dimostra che si parla chiaro e che non si ha paura delle proprie insicurezze. Eppure, non sempre va così. Spesso dirlo provoca nell’interlocutore una cattiva impressione. Come fare?

Vi veniamo in soccorso, con queste tre frasi alternative che abbiamo trovato in rete: non sono bugie, e sono molto più efficaci. E vanno usati in casi particolari. Quali? Questi.
 

Se non si tratta del proprio campo
Non dire: “Non lo so”
Meglio dire: Non credo di essere la persona migliore per rispondere a questa domanda”

Si tratta di una cosa giusta: certe volte capita che non sai la risposta e che, però, non c’è nessun motivo per cui dovresti saperla. In ogni caso dire “non lo so” non fa un buon effetto, e non giova. Cosa fare? “Non credo di essere la persona migliore per rispondere a questa domanda” funzionerà benissimo. A seguire, migliori indicazioni su chi, al posto tuo, dovrebbe saperla. Nota: è ottima per cavarti di impaccio anche quando sai la risposta ma in realtà non dovresti (l’hai sentita per caso, è un segreto, è un pettegolezzo).

Se qualcuno chiede qualcosa che non c’entra con ciò di cui si parla
Non dire: “Non lo so”
Meglio dire: Questo è quello che posso dirti”

È moto frustrante quando si è molto preparati su un argomento o un progetto e ci si trova costretti a dire “Non lo so” perché ci vengono fatte domande che hanno poca attinenza con l’argomento in questione. Ecco un esempio: qualcuno vi chiede se il programma che proponete per un gruppo target ha impatti anche su un altro. La risposta non sarà: “Non lo so”, ma: “Non abbiamo studiato i genitori lavoratori (esempio), ma ecco quello che posso dire: gli anziani che abbiamo scelto come target, hanno risposto così”, e via. Un buon modo per ritornare sull’argomento ed evitare figure non necessarie.

Se qualcuno chiede qualcosa che dovresti sapere (ma che non sai)
Non dire: “Non lo so”
Meglio dire: “È proprio quello cui sto cercando di rispondere”

Succede: sei indietro nel tuo lavoro, hai un momento di vuoto. Insomma: non sai quello che dovresti sapere. E allora che si fa? Si temporeggia. “È proprio quello cui sto cercando di rispondere” dà l’impressione che tu sia in armonia con il tuo capo, o il tuo cliente, che stai lavorando per ottenere quella risposta e che, comunque, quella risposta è in arrivo.
Sembra debole? Incompleta? Si può integrare. Ad esempio con altri dati e con promesse di ulteriori dettagli in una email successiva. “I numeri iniziali promettono bene, ma ancora bisogna esaminare alcuni dati. Li posso procurare nella settimana”. E il gioco è fatto.

Certo, nella vita e sul lavoro l’onestà è sempre l’attitudine migliore, ma questo (ed è la morale del tutto) non impedisce di scegliere le parole con un pizzico di saggezza. 

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