Undici tocchi, da Villa Fiorito a Dio

Calcio a fumetti

Maradona ridava dignità inventiva e gestuale anche alle mani posteriori, divenute volgarissimi piedi da qualche milione di anni.

Gianni Brera

11 tocchi. Tanti ne bastarono a Diego Armando Maradona quel giorno di giugno del 1986, allo stadio Azteca, per partire da prima di metà campo, driblare tutti gli inglesi che gli si pararono davanti, portiere compreso, e segnare il gol più incredibile della storia del calcio. 11 tocchi memorabili, che ogni amante del gioco del calcio ha visto mille volte, ogni volta senza capire come diavolo sia riuscito un uomo a compiere un’impresa del genere.

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11 sono anche i capitoli che formano il fumetto di Paolo Castaldi, edito da Becco Giallo nel settembre del 2012. 11 tocchi a matita e tinte d’azzurro che sono la figura di quel gol. 10 tocchi per arrivare alla porta, e uno, l’ultimo, per insaccare. Castaldi costruisce la storia dell’incredibile parabola calcistica del giocatore più forte di sempre senza seguire nessuna strada già battuta, senza fare né una biografia, né un’inchiesta e neppure una cronaca, bensì raccontandone la storia sentimentale, facendone, insomma, un’apologia.

E se qualcuno certamente avrà storto il naso, appellandosi alla scarsa veridicità giornalistica del racconto – in realtà soltanto presunta – dal canto suo Castaldi ha risposto con una storia che ha la potenza e la genuina gratuità di un grande amore e, insieme, l’inattacabilità di un’arringa difensiva. L’operazione di Castaldi, infatti, prende visibilmente le mosse da un amore pazzesco per il personaggio e dal desiderio incontenibile di riscattarne l’immagine.

Diego Armando Maradona è stato tante cose, soprattutto per la stampa italiana e internazionale. Certo, è stato un campione, con tutta probabilità il campione, ma è stato anche – e negli ultimi anni soprattutto – un furbo, un drogato, un marito infedele, un amico dei camorristi, un evasore. Tutti tasselli che hanno contribuito a impallidirne il valore, se non come calciatore – quello è sempre stato inattaccabile – almeno come uomo. Questo tributo di Paolo Castaldi va a pareggiare il conto di quelle macchie, a riscattare l’uomo Diego Armando Maradona dalla condanna mediatica, una condanna che aveva messo irrimediabilmente nell’angolo il significato che El pibe de oro ebbe fuori dal campo, soprattutto a Napoli. 

Al centro del fumetto di Castaldi c’è proprio quel Maradona, pronto a pagare di tasca sua il premio all’assicurazione pur di giocare una partita di beneficenza con i ragazzi dei rioni di Napoli, pronto a mettere la mano dove la sua testa non poteva arrivare pur di battere sul campo l’Inghilterra e vendicare un popolo intero ferito dalla guerra. O ancora, quel Maradona in grado di riscattare a suon di gol una città come Napoli, soffocata dalla malafama della camorra, e portarla a vincere il suo primo scudetto, quel Maradona capace di insaccare gol contro ogni legge della fisica, capace di espugnare lo stadio Comunale di Torino davanti a un pubblico composto in gran parte di lavoratori del sud immigrati al nord.

Insomma, quel dio del calcio capace di arrivare più in alto di tutti, di cadere rovinosamente subito dopo e di rialzarsi. Così, come solo sanno fare gli uomini.

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