Ci mancava solo lo scontro istituzionale. Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale, adesso Camera e Senato litigano per decidere chi archivierà il Porcellum. È l’ennesima pagina di una storia senza fine, la più paradossale. Dopo mesi di inerzia – per non dire anni – il Parlamento accelera sulla riforma. Complice l’elezione di Renzi alla segreteria del Partito democratico, adesso tutti hanno fretta di approvare una nuova legge elettorale.
Già, ma quale? Al momento non è questo il tema. Piuttosto ci si scontra per decidere quale delle due Camere avrà l’onere di licenziare il provvedimento. Il neosegretario del Pd spinge per portare la riforma a Montecitorio. «Siamo tutti d’accordo» assicura Renzi intervistato a Ballarò. A Palazzo Madama qualcuno fa resistenza. In ogni caso dovranno essere i presidenti Laura Boldrini e Pietro Grasso a trovare un’intesa. Ennesima stranezza del bicameralismo perfetto.
Dopo che entrambi i rami del Parlamento avevano stabilito di procedere con urgenza, la scorsa estate si è deciso di affidare l’iter legislativo a Palazzo Madama. Diversi mesi e 27 sedute dopo, la commissione Affari costituzionali non sembra essere riuscita a fare grandi passi in avanti. Bocciato l’ordine del giorno del Pd che proponeva il doppio turno, ci si è arenati sugli altri documenti depositati. A partire dall’odg di Roberto Calderoli che chiedeva di ripristinare il Mattarellum.
E così la settimana scorsa la capigruppo di Montecitorio ha provato ad attribuirsi l’esame della legge elettorale. Detto, fatto. Oggi la commissione Affari costituzionali della Camera ha inserito all’ordine del giorno l’esame dei 21 progetti di legge in materia di legge elettorale. Aprendo di fatto un inatteso confronto con l’altro ramo del Parlamento. Qualcuno parla di stimolo alla riforma, altri di vero e proprio scippo. In realtà, spiegano diversi deputati, la seduta di oggi rappresenta una mera formalità. Solo così infatti – lo prevedono i regolamenti parlamentari – i presidenti di Camera e Senato potranno decidere dove incardinare il provvedimento. E data la singolare situazione, è probabile che l’intesa sarà trovata prestissimo.
Intanto montano le polemiche. Il Movimento Cinque Stelle accusa la maggioranza di voler perdere tempo per affossare la riforma. In realtà quasi tutte le forze politiche puntano a trasferire la legge elettorale alla Camera. Tra i più attivi ci sono gli esponenti del Partito democratico vicini a Matteo Renzi, che da tempo chiedono di portare la riforma alla Camera. Il motivo è semplice: qui il Pd ha i numeri per approvare un provvedimento senza troppi compromessi.
Ma al Senato non tutti sono d’accordo. Giovedì è in programma una nuova riunione del comitato ristretto. «Ma chi l’ha detto che qui non si fa più?» si stupisce la presidente della I Commissione Anna Finocchiaro. «Noi insisteremo perché il percorso sia quello del Senato» dice Calderoli. Sono d’accordo con loro i parlamentari del Nuovo centrodestra. «Un eventuale scippo della Camera produrrebbe una reazione che andrebbe a incidere sui tempi della riforma» avverte in serata il capogruppo alfaniano a Montecitorio Enrico Costa. In attesa delle decisione di Grasso e Boldrini, non resta che registrare l’ennesima stranezza nell’accidentato percorso verso la cancellazione del Porcellum. Dopo averla ignorata per anni, è partita la gara per conquistare la riforma elettorale.