Portineria MilanoLa nuova Lega di Salvini? Forconi, Putin e Borghezio

Il nuovo corso del segretario federale

Non ci saranno solo i forconi “padani” che bloccano il Nord in questi giorni, sostenuti dal nuovo segretario della Lega Nord Matteo Salvini, ci sarà pure un convitato di pietra al prossimo congresso della Lega Nord di domenica a Torino. È Vladimir Putin, il presidente russo che ha fatto dell’identità, del blocco euroasiatico, della lotta all’immigrazione e del “celodurismo” politico i suoi cavalli di battaglia per riportare la madre Russia a superpotenza mondiale. 

«Putin dice che l’immigrazione va regolamentata, parla di indipendenza e della difesa della famiglia tradizionale. Sono tutti temi della nuova Lega Nord: dopo due anni di nulla tra Belsito e The Family stiamo tornando a fare qualcosa» spiega un vecchio colonnello leghista, falco di Bellerio, fidatissimo dell’europarlamentare Mario Borghezio, abituato da sempre a muoversi nei sotterranei del Carroccio di via Bellerio sin dai tempi delle prime battaglie dell’ex leader Umberto Bossi. «Ora l’Unione Europea rappresenta la vecchia Unione Sovietica, il nemico da battere. Roma non conta più niente: spazzeremo via Beppe Grillo e la sinistra con il bambolotto Renzi in mano ai poteri forti di questo paese», conclude. 

Nasce con queste premesse il corso del Carroccio di Matteo Salvini in vista delle elezioni europee di maggio il nuovo segretario che sarà incoronato domenica al Lingotto ha in realtà due “padrini” europei che lo stanno affiancando in questi giorni nella battaglia per riportare la Lega ai fasti di una volta, con la speranza di superare la soglia del 4% alle elezioni, così da entrare a Strasburgo. Sono gli europarlamentari Lorenzo Fontana e appunto Borghezio. È il secondo – in queste settimane più che mai defilato ma che sarà candidato insieme con Salvini in europarlamento – a muoversi nell’ombra, ma è di fatto l’istrionico leghista il vero artefice della grande alleanza tra le destre europee, dal Front National francese di Marine Le Pen fino al Fpo austriaco di Franz Obermayr, discepolo di Jorg Haider, che secondo Bossi fu “ucciso perché sosteneva la Padania”.

Al Lingotto, dove sarà firmata questa piattaforma politica in vista delle elezioni, ci saranno Viktor Zubarev, parlamentare di Russia Unita (il partito del presidente Putin, ndr), e Alexey Komov, ambasciatore russo all’Onu. E poi gli indipendentisti fiamminghi, i polacchi e il partito conservatore bulgaro. Borghezio aveva chiesto la disponibilità persino a Vladimir Zhirinovsky, ma alla fine non se ne è fatto nulla. Di sicuro ci sarà spazio per le battaglie indipendentiste dei catalani: ill Presidente catalano Artur Màs ha, infatti, annunciato  che la data del referendum per l’autodeterminazione sarà il 9 novembre del 2014.

La nuova Lega di Salvini rischia quindi di diventare un mix di

  • xenofobia,
  • antieuropeismo,
  • lotta contro le potenze massoniche e bancarie del Bildenberg,
  • contro la Merkel e Draghi,
  • sostegno alle lotte indipendentiste e le piazze dei forconi.

«I forconi padani sono pronti a farsi sentire a Roma ma anche a Bruxelles, che è dove si decide tutto. Da domani i forconi li impugneranno i nostri sindaci e governatori perché questa legge di stabilità ammazza l’autonomia. I nostri sindaci – ha detto il segretario – marceranno a Bruxelles”. E Borghezio proprio in questi giorni ha rincarato la dose a Strasburgo contro il governatore della Bce Mario Draghi: «Il vento di rivolta che spira oggi in Italia  è conseguenza diretta dell’euro e delle scelte sbagliate dell’UE e della Bce». Borghezio ha rinfacciato a Draghi le responsabilità della crisi: «era così difficile prevedere che rifinanziare le banche senza imporre loro impieghi nell’interesse dei loro Paesi si sarebbe tradotto in impieghi speculativi senza un solo euro per le Pmi?».

Eppure in un tutto questo marasma di rivolta che punta a smontare il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo c’è sempre un “ma”. Nella Lega Nord alberga infatti un anima governista, filo euro che difficilmente riuscirà a sposarsi con queste teorie. «Non so dove andremo a finire» confessa un parlamentare di lunga data che vede sempre in Giancarlo Giorgetti, la mente economica, ex saggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’uomo che potrebbe portare la Lega fuori dallo stagno anti-europeista. Non è un caso che a Roma i leghisti, pur essendo all’opposizione, stiano lavorando su alcuni provvedimenti con la maggioranza, dal federalismo fino alla legge elettorale. E durante la fiducia di mercoledì il senatore Michelino Davico, storico fondatore del giro di Padania, ha votato a favore del governo Letta. Scissioni in vista? A quanto pare sul caso Davico ci sia di mezzo un litigio con Roberto Calderoli: come al solito nella Lega ci si batte nelle piazze ma non si scherza neppure tra le mura di casa. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter