Mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano fa il punto al Viminale sull’emergenza “Forconi”, a palazzo Giustiniani, sala Zuccari, va in scena la celebrazione del Kazakistan del dittatore Nursultan Nazarbayev. L’occasione è una discussione sulla tolleranza religiosa nell’ex provincia dell’Unione Sovietica, in un convegno dal titolo L’unità nella diversità. Religioni, etnie e civiltà nel Kazakistan contemporaneo, promosso dall’Istituto di alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie. Presente pure Gonzalo Ruiz, portavoce dell’ex segretario di Stato Vaticano Angelo Sodano e anche Gianfranco Lizza, professore di Geografia Politica ed Economica all’Università di Roma, ma pure ex tessera numero 233 della Lista P2 di Licio Gelli. Quello che deve essere un confronto sulle religioni in Kazakistan diventa in realtà l’encomio per “sua eccellenza” (questo il modo in cui è stato presentato ndr) Andrian Yelemessov, ambasciatore kazako indagato dalla procura di Roma per il sequestro di persona di Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, moglie e figlia del dissidente Mukhtar Ablyazov: fu il caso che terremotò la polizia e il ministero dell’Interno dove era appena arrivato Alfano che rischiò la sfiducia.
L’ambasciatore kazako in Italia, Andrian Yelemessov, secondo da destra
Yelemessov, che snobbò a maggio dello scorso anno gli inviti del ministro degli Esteri Emma Bonino a parlare del caso Shalabayeva, parla dal podio in una delle sale più sfarzose di palazzo Madama della tolleranza nei confronti della religione da parte del governo di Astana. «La tolleranza è la norma della cultura politica e filosofia dello Stato» dice. Ci sono gli applausi e gli elogi per le capacità di questo Paese di essersi saputo risollevare dalla fine dell’Unione Sovietica. Ruiz ricorda persino un incontro tra Sodano e Nazarbayev tenutosi l’anno scorso per celebrare l’anniversario degli accordi bilaterali con l’Italia.
«Noi dobbiamo molto alla chiesa cattolica», avrebbe detto il dittatore kazako all’ex nunzio cattolico in Cile. Al fianco di Yelemessov un prete gesuita che auspica che il Kazakistan entri il prima possibile nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Non c’è una parola sul caso Shalabayeva, né un cenno alle difficoltà diplomatiche tra i nostri paesi. Non c’è neppure una minima citazione dei numerosi casi di dissidenti politici che sono stati perseguitati in questi anni nella repubblica centroasiatica. E nessuno tra i professori e gli uomini di chiesa nessuno ricorda il caso di Flavio Sidagni, ex dipendente di Agip Kco, azienda dell’Eni impegnata nelle estrazioni petrolifere, da tre anni in carcere per possesso e spaccio di droghe leggere: gliene restano ancora tre nella prigione di Atyrau.
Ci sono invece molti riferimenti alle ricchezze di Astana, al petrolio e al gas che hanno reso grande la repubblica kazaka. Risorse che toccano direttamente la nostra più importante azienda di Stato, l’Eni, impegnata da più di dieci anni nel giacimento di Kashagan sul Mar Caspio. Proprio Lizza sostiene che “Nazarbayev sia un capo di stato illuminato”, capace di rendere il Kazakistan un’eccellenza, rimasta intatta e più forte al contrario di molti paesi della ex Jugoslavia di Tito. Insomma nonostante il caso Shalabayeva i rapporti tra il nostro Paese e Astana appaiono più forti di prima. Venerdì all’Ambasciata del Kazakistan sarà festeggiata l’indipendenza dall’Unione Sovietica. I parlamentari di Pd, Pdl, Lega Nord sono stati invitati al banchetto, ennesima celebrazione del potere di Nazarbayev in Italia.
La Fondazione Open Dialog, che difende i dissidenti politici kazaki e che ha denunciato in questi anni le violenze, rispetto all’invito di Yelemessov a palazzo Madama «chiederà spiegazioni al riguardo alla senatrice Stefania Gannini e all’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, che organizzano la conferenza». E poi aggiunge: «ci sembra altrettanto inopportuna la presenza prevista del Cardinale Angelo Sodano e di altri alti rappresentanti della Chiesa Cattolica, viste le crescenti repressioni della libertà di religione e delle libertà civili in Kazakistan, che la Fondazione ha denunciato negli ultimi anni. I casi concreti di Father Sofroniy,Aleksandr Kharlamov, Bakhytzhan Kashkumbayev e tanti altri indicano chiaramente che le autorità kazake intraprendono azioni repressive contro ogni tipo di pensiero indipendente. La Fondazione Open Dialog, l’organizzazione Forum 18 e altre organizzazioni internazionali hanno in numerose occasioni e sedi denunciato violazioni dei diritti religiosi in Kazakistan».
E infine: «la Fondazione Open Dialog è, inoltre, venuta a sapere del ricevimento che l’Ambasciata del Kazakistan in Italia organizza il 12 dicembre 2013 per celebrare il giorno dell’indipendenza del Kazakistan. Chiediamo a tutti i parlamentari italiani invitati che intendono partecipare all’evento di sfruttare questa occasione per chiedere alle autorità kazake chiarimenti e spiegazioni sui numerosi casi dei prigionieri politici in Kazakistan, tra cui Vladimir Kozlov, degli operai del settore petrolifero arrestati e condannati dopo i tragici avvenimenti nella città di Zhanaozen nel dicembre 2011, che hanno denunciato torture e maltrattamenti subiti durante gli interrogatori, come Roza Tuletayeva, nonché di interessarsi alla sorte di Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, fino ad oggi, tenute de factoin ostaggio dale autorità del Kazakistan».