Il premier Enrico Letta è seduto di spalle, in maniche di camicia. Davanti a lui c’è il segretario del Pd Matteo Renzi, completo scuro e cravatta beige. I due sorridono, immortalati dal fotografo di Palazzo Chigi mentre chiacchierano nello studio del presidente del Consiglio dei ministri. La presunta svolta della legislatura è tutta in questa immagine, abilmente pubblicata sul profilo twitter del governo al termine del primo confronto ufficiale tra i due. Assieme all’istantanea viene diffusa una breve nota congiunta. «Abbiamo avuto un incontro lungo, positivo e fruttuoso che conferma il nostro comune impegno – scrivono Letta e Renzi -. Lavoreremo bene insieme».
Difficile immaginare che in un’ora di colloquio sia stata concordata un’agenda di governo così dettagliata da accompagnare l’esecutivo fino al 2015. Eppure il messaggio è chiaro: nessuna contrapposizione, almeno nelle intenzioni. Il premier e il segretario del Pd hanno deciso di giocare di sponda. È una scelta obbligata. Almeno nel breve periodo non possono prescindere l’uno dall’altro. Del resto se l’esecutivo sostenuto dal Pd non porterà a casa le riforme promesse, il primo a pagarne le conseguenze sarà proprio il sindaco di Firenze. Soprattutto quando si presenterà in campagna elettorale.
E allora per il momento è meglio fare squadra assieme. «La sfiducia al governo non è all’ordine del giorno» conferma Renzi nella breve conferenza stampa pomeridiana al Nazareno. Il primo obiettivo? Difendere l’esecutivo dagli attacchi delle opposizioni, rappresentate dall’inedito asse tra Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Si dice che una prima, forte, stoccata agli avversari di Palazzo Chigi arriverà già mercoledì. La riserverà a Forza Italia e Cinque Stelle lo stesso primo ministro, durante il suo intervento in Parlamento prima di chiedere la fiducia alle Camere. Sarà anche il passaggio politico che formalizzerà l’intesa tra Letta e Renzi. Un accordo programmatico che dovrà garantire l’esecutivo dalle pressioni della maggioranza.
Ovviamente l’intesa non potrà prescindere da alcuni impegni precisi. Matteo Renzi chiede una rapida riforma elettorale, magari da approvare almeno in un ramo del Parlamento entro primavera. Tra gli altri punti inseriti nell’agenda del segretario ci sono la cancellazione del bipolarismo e la riduzione del numero dei parlamentari. Per qualcuno un capitolo importante sarà rappresentato dalla possibilità di un rimpasto di governo (magari per far entrare nella squadra di Letta i renziani esclusi dalla segreteria). L’esecutivo è pronto a cambiare passo? Stando alle cronache parlamentari sembra proprio di sì. Pochi minuti dopo il vertice a Palazzo Chigi, nella capigruppo di Montecitorio è già polemica. La maggioranza chiede di accelerare l’iter del disegno di legge governativo che abolisce le province. Le opposizioni insorgono, chiedendo più tempo per esaminare la legge di Stabilità. La nuova fase della legislatura è appena cominciata.