Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università la Sapienza di Roma, boccia il progetto di riforma elettorale in discussione in queste ore. La sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il Porcellum rischia di rimanere inascoltata in più passaggi. «Per carità – precisa Azzariti – stiamo parlando di una riforma che al momento non esiste». Insomma, nessuno ha ancora letto il testo definitivo. Eppure sembra già chiaro che la presenza di liste bloccate, seppure corte, non sia in grado di garantire la riconoscibilità del candidato evidenziata dalla Consulta. Per non parlare delle diverse soglie di sbarramento per i partiti più piccoli. «Se i partiti sono liberi di coalizzarsi, perché deve essere penalizzato chi legittimamente decide di non farlo?». Mentre l’incontro tra Renzi e Berlusconi rappresenta «l’espressione di una politica che da molto tempo tende al leaderismo».
Tornano le liste bloccate, non si rischia di replicare uno degli aspetti più discussi del Porcellum?
Non solo. Rispetto al modello spagnolo c’è una grande differenza. Nella legge che stiamo discutendo, la ripartizione dei seggi avviene su base nazionale. Quindi chi esprime un voto per il proprio collegio, indirettamente finisce per indicare un voto anche per tutti gli altri candidati. Ebbene, la Corte Costituzionale aveva evidenziato proprio questo problema. Accettando l’ipotesi di liste bloccate corte, purché fosse rispettata la riconoscibilità del candidato. Aspetto che questo sistema non garantisce affatto.
Ha sollevato diversi dubbi anche l’impianto del premio di maggioranza.
La Corte Costituzionale – sottolineando la funzione rappresentativa dell’Assemblea – ha bocciato il Porcellum anche perché il premio di maggioranza veniva assegnato senza alcuna soglia. Insomma, è evidente che un premio eccessivo comprime troppo la rappresentanza. Qui la soglia viene fissata, ma è ancora troppo bassa. Personalmente credo che se un partito con il 35 per cento conquista il 50 per cento dei seggi, la rappresentatività non sia pienamente garantita.
I partiti coalizzati che non raggiungeranno almeno il 5 per cento dei voti non entreranno in Parlamento. È una soglia di sbarramento legittima?
Costituzionalmente avrei un’altra obiezione. L’ipotetica legge di cui stiamo parlando prevede due diverse soglie di accesso. Il 5 per cento per i partiti coalizzati e l’8 per cento per chi non si coalizza. Questa differenziazione è legittima? Se i partiti sono liberi di coalizzarsi, perché deve essere penalizzato chi legittimamente decide di non farlo? Lo stesso problema era presente anche nel Porcellum, ma la Corte costituzionale non si è potuta pronunciare perché la Cassazione non ha sollevato questo specifico aspetto. Inserire un’unica soglia sarebbe sicuramente più garantista.
Intanto la politica si divide sul vertice tra Renzi e Berlusconi. Un faccia a faccia obbligato o inopportuno?
È un problema di immagine, più che costituzionale. La legge elettorale si fa in Parlamento, possibilmente con una discussione che coinvolga tutti, sia i gruppi di maggioranza che l’opposizione. Stavolta invece il dibattito si svolge tra i leader politici: invece dei gruppi parlamentari Renzi preferisce incontrare i segretari degli altri movimenti. È l’espressione di una politica che ormai da tempo tende al leaderismo. Silvio Berlusconi è il leader di Forza Italia? Vero, ma questo non comporta necessariamente un summit con lui. Credo che si sarebbero potute evitare molte polemiche.