Portineria MilanoBerlusconi pensa a Confalonieri come sindaco di Milano

Dopo Expo 2015

C’è chi sostiene che della riforma del ministro Graziano Delrio sull’abolizione delle province e la nascita della Città Metropolitana alla fine non se ne farà niente, si arenerà al Senato tra pressioni bipartisan per mantenere l’assetto istituzionale immutato. Ma in ogni caso, nel 2016, si voterà per le elezioni comunali di Milano. Mancano due anni, ma la partita è già entrata nel vivo, sarà molto importante sia per il centrodestra sia per il centrosinistra, prima vera e propria sfida politica nazionale, a meno di elezioni politiche anticipate, appese alle riforme in questi giorni in discussione alla camera. La sfida meneghina sarà uno dei temi caldi del 2014, anche perché sulla metropoli lombarda si accenderanno i fari di tutto il mondo per l’Expo 2015: nessuno vuole perdere tempo ben sapendo che il laboratorio milanese ha sempre anticipato poi la politica nazionale.  

Per questo motivo nel capoluogo lombardo, già dicembre, ci sono stati alcuni movimenti inconsulti in vista delle prossime comunali. Giuliano Pisapia, sindaco in carica, dopo non aver smentito nei mesi scorsi le voci che lo davano ormai sicuro di non ricandidarsi per un secondo mandato, è tornato a farsi sentire dalle colonne di Repubblica con un’intervista dove ancora una volta non ha sciolto del tutto la riserva, ma dove ha avanzato l’ipotesi che potrebbe prestarsi comunque al sacrificio: eppure i dati sul consenso non sono così confortanti a guardare le classifiche di Ipr MaketingAllo stesso tempo lunedì 23 dicembre il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi è planato nella sua città natale per lanciare le primarie di centrodestra per il candidato primo cittadino. La questione è complessa in entrambi gli schieramenti, passa attraverso Expo, da quello che sarà il “dopo” dell’evento internazionale, dalla gestione dei terreni e alle opere pubbliche che devono ancora essere realizzate. È una torta da diversi miliardi di euro per una città che non ha ancora fatto il vero salto verso l’Europa e che dovrà imparare a respirare un po’ più in grande da qui al 2020.

ZONA CENTROSINISTRA

La maggior parte dei movimenti per la scelta del candidato di centrosinistra ruota attorno all’attuale primo cittadino. Pisapia che è stato protagonista della Rivoluzione Arancione del 2011, continua a scendere nel gradimento dei sindaci più amati d’Italia. Lui stesso ha ammesso che la città è amata più all’estero che dai milanesi. Non solo. A palazzo Marino si mormora che l’avvocato penalista voglia tornare a occuparsi del suo vecchio amore: la giustizia. C’è persino chi lo ha inserito tra i possibili nuovo ministri al posto di Annamaria Cancellieri in questo governo Letta pronto al rimpasta In realtà, a quanto si vocifera, Pisapia avrebbe già un accordo con il segretario del Pd Mattero Renzi per diventare il nuovo responsabile giustizia (e quindi magari anche ministro ndr) dopo la parentesi da primo cittadino: la vocazione garantista e la voglia di portare una riforma organica della magistratura a palazzo Chigi sono da sempre nelle corde del sindaco meneghino.

Non a caso in un convegno promosso ultimamente dai Radicali c’è chi gli ha fatto notare di non aver firmato i referendum sponsorizzati da Marco Pannella. La risposta («Serve una riforma complessiva”) è stata interpretata dai presenti proprio come il primo passo nella direzione dei palazzi romani. Nel centrosinistra si muovono comunque in tanti. Tra i papabili c’è poi il vicesindaco Lucia De Cesaris, sempre più importante nei gangli del funzionamento della macchina comunale, ma in rotta di collisione con la classe dirigente del Pd dopo le ultime schermaglie con l’ex segretario Pier Luigi Bersani. Ci sarebbero poi Pierfrancesco Majorino e Stefano Boeri, altri due nomi caldi nella partita, indecisi se fare il grande salto verso Roma, verso l’europarlamento oppure provare a giocarsela all’ombra della Madonnina. Battitori liberi potrebbero essere invece Franco D’Alfonso, l’assessore comunale al Commercio, e Roberto Caputo, consigliere dei democratici in provincia e renziano della prima ora: entrambi però potrebbero candidarsi con una lista civica. 

ZONA LARGHE INTESE

L’idea larghe intese, sdoganata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, affascina anche la politica milanese. Lo sgretolamento del sistema ventennale berlusconiano, l’indebolimento di Mediobanca e della vecchia classe dirigente di Intesa San Paolo, sono tutti fattori concomitanti che potrebbero portare la politica milanese a pescare nel cilindro un nome che vada bene sia a centrodestra sia al centrosinistra. Un sindaco delle larghe intese insomma. Il nome più forte in quest’area è quello di Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015, ritenuto a destra «uno di sinistra» e a sinistra «uno di destra». C’è chi paragona Sala a Cesare Prandelli, allenatore della Nazionale Italiana di calcio: dopo il mondiale del 2015 potrebbe essere premiato con una candidatura a primo cittadino. Ma in quest’area così vasta rientra dalla finestra anche Ferruccio De Bortoli, attuale direttore del Corriere della Sera, il cui nome fu già sdoganato durante la campagna elettorale del 2011. E c’è persino chi parla di Mario Calabresi, direttore della Stampa, che però a Torino, zona Fiat, vedono già sul nuovo quotidiano che potrebbe nascere dalla fusione proprio con il Corriere. 

ZONA CENTRODESTRA

I cantieri più in fermento sono quelli di Forza Italia, Lega Nord e Nuovo Centrodestra. La sconfitta del 2011 ha lasciato il segno e ha significato per molti l’inizio del crollo del berlusconismo, da qui si vuole ripartire. Nelle discussioni delle ultime settimane c’è chi ha iniziato a buttare là diversi nomi nel mucchio, da Maurizio Lupi a Giulio Gallera fino a Mariolina Moioli e Carlo Fidanza. Il ministro per le Infrastrutture, ciellino di ferro, non ha ancora lanciato la sua candidatura ufficiale. Ma non è un segreto che questo ragazzo di Baggio dovrebbe essere il primo potenziale candidato alle prossime elezioni comunali. C’è poi Matteo Salvini, neo segretario del Carroccio, che sogna da anni di sedere sulla sedia più importante di palazzo Marino, ma della Lega non si sa cosa sarà nei prossimi anni e le percentuali sono sempre più in calo: a Milano è sempre stato un bagno di sangue.

Meglio virare semmai su Forza Italia dove, chissà, un Silvio Berlusconi ai servizi sociali potrebbe decidere di schierare non tanto una delle figlie, Barbara o Marina, per testare le loro capacità di fare politica prima del grande salto verso palazzo Chigi, quanto uno dei fedelissimi: Fedele Confalonieri o Adriano Galliani. Il presidente di Mediaset è un milanese doc, cresciuto in zona Isola, non è detto che dopo una vita in azienda voglia occuparsi della sua città. Il suo nome circolò già nel dopo Gabriele Albertini, ma poi il Cavaliere scelse Letizia Moratti: a remare contro Fidel, stimato anche nel centrosinistra, sarebbe solo l’età, quasi 80 anni nel 2016. Discorso simile vale per Galliani, rottamato al Milan dalla figlia Barbara, che potrebbe buttarsi in politica con una candidatura a sindaco quando dovrà lasciare i rossoneri. Infine c’è Fratelli D’Italia, l’ex Alleanza Nazionale che a Milano e provincia ha mantenuto un suo baluardo elettorale con Riccardo De Corato e Ignazio La Russa. Il nome spendibile potrebbe essere il primo, ma nel nome del ricambio generazionale a saltare fuori potrebbe essere Carlo Fidanza, giovane europarlamentare che magari potrebbe sfidare alle primarie Lupi di Ncd o Giulio Gallera, tra i consiglieri comunali più forti dal punto di vista elettorale in città.

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