Il caos-tasse è colpa dello Stato e non dei cittadini

L’ultimo capitolo la mini-Imu

Viene considerato evidentemente un dettaglio – e infatti oggi non trova spazio nelle cronache nazionali dei giornali – l’incredibile caos che è esploso negli uffici pubblici e nei Caf, con migliaia di cittadini in coda per districarsi nella jungla dei balzelli e delle tasse da pagare, tra acconti, saldi e altre complicazioni. In fondo, avrà pensato qualcuno, sono i soliti anziani che non hanno dimestichezza con i bonifici e con i moduli di autocertificazione.

Ovviamente non  è così: siamo invece, credo, l’unico paese al mondo in cui le modalità, le aliquote e gli importi da pagare cambiano per ben nove volte in meno di dodici mesi, rendendo impossibile orientarsi con certezza. L’unico in cui le imposte arrivano con un effetto-pioggia torrenziale perché lo Stato è con l’acqua alla gola, e quindi deve chiudere i conti facendo cassa come può. Quello smarrimento dei contribuenti in fila, dunque, non è un indice di arretratezza tecnologica, non è una colpa, ma piuttosto una nuova barriera censitaria, una nuova linea divisoria tra ricchi e poveri: chi può permettersi un commercialista che faccia i conti al suo posto è stato protetto, chi ha dovuto aiutarsi da solo, o con le strutture di supporto dei sindacati è andato in tilt.

Continuo a pensare che il modo in cui uno stato fa pagare le tasse ai suoi cittadini debba sempre di più essere considerato un indice di civiltà o di arretratezza, e che quindi, nel nostro caso, siamo al degrado. In questi nove giri di valzer che hanno rivoluzionato il fisco, infatti, sono stati equanimemente colpiti sia dipendenti che autonomi, sia pubblici che privati, sia i giovani che i vecchi: le tasse sono state istituite, poi cancellate, quindi sospese.

Ma anche richieste in anticipo con acconti da usura superiori al cento per cento, poi imposte in modo retroattivo, quindi integrate a carico dei cittadini, rinominate, duplicate, uccise e resuscitate, come abbiamo raccontato su questo sito con l’incredibile saga dell’Imu, la tassa Zombie che non muore mai. Adesso, la fila dei contribuenti smarriti è l’ultimo segnale di debolezza di uno stato poco credibile. Un ennesimo antipasto in vista della cronaca di una morte annunciata che si prepara per giugno. Almeno che qualcuno, nel governo, non si renda conto che la misura è colma.

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