Alitalia si appresta a tornare una compagnia statale. Controllata non da uno, ma addirittura da tre Paesi: Abu Dhabi, Francia e Italia. Un po’ come la Sas Scandinavian, partecipata da Danimarca, Norvegia e Svezia. Non potendo salire oltre il 49% del capitale, pena la perdita dello status di compagnia comunitaria, la configurazione azionaria che sta prendendo forma con l’intervento degli emiratini sarà probabilmente composta da Etihad, Air France e Poste Italiane, controllate dal ministero del Tesoro. Domani Gabriele Del Torchio, amministratore delegato dell’ex compagnia di bandiera, incontrerà James Hogan, numero uno del vettore del Golfo, mentre secondo quanto risulta a Linkiesta è in programma un consiglio d’amministrazione per il prossimo 18 febbraio in cui è previsto un aggiornamento sulla trattativa da parte dell’advisor Citigroup. Secondo i rumor riportati dalla stampa, le discussioni si dovrebbero concludere entro il 4 marzo.
Il pallino l’ha sempre avuto in mano Air France. Tant’è che la richiesta di Etihad, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sul fronte del debito pregresso della compagnia di bandiera verterebbe sulla sua trasformazione in equity o ancora meglio sul suo abbattimento. Guarda caso, si tratta della medesima posizione che è trapelata da fonti vicine al vettore d’Oltralpe lo scorso ottobre, quando Eni minacciava di tagliare le forniture di carburante e i capitani coraggiosi sostanzialmente ammettevano di non avere le risorse finanziarie per sostenere l’aumento di capitale da 150 milioni necessario a far passare il Natale al vettore.
Massimo Sarmi, alla guida di Poste dal 2002, per giustificare l’investimento da 75 milioni ha parlato di sinergie nei sistemi informativi di Alitalia, che l’azienda postale vorrebbe portare in cloud, come ha spiegato nel corso di un’audizione in Commissione trasporti alla Camera. Per farlo, dovrà tuttavia mettersi d’accordo con Air France, che gestisce i servizi IT, la logistica e la manutenzione degli aerei. Fonti interne ad Alitalia spiegano che la logica dei transalpini è chiara: spartirsi con Abu Dhabi il traffico diretto ad Est attraverso l’hub del Golfo, mentre per i voli diretti negli Usa c’è la joint venture siglata lo scorso giugno con Delta Airlines. Non a caso la programmazione dei voli Alitalia verso il Nordamerica è affidata ad Air France.
Se la situazione è questa la società degli scali milanesi, Malpensa potrebbe perdere d’importanza così come Fiumicino. Sulle rotte c’è grande confusione. Il piano industriale di Alitalia presentato a luglio 2013 prevede l’apertura di 9 nuove tratte (Copenaghen, Budapest, Vienna, Stoccolma, Helsinki, Malta, Tallinn, Praga e Varsavia) per non perdere gli slot, come prevede il Regolamento CEE 95/93. Il tutto a discapito di Malpensa, sebbene il decreto Bersani Bis prevede l’impossibilità di volare verso destinazioni extraeuropee da Linate (clicca qui e vai a pagina 95).
Come ha rilevato Linkiesta, a focalizzare il perenne controsenso del sistema aeroportuale milanese ci ha pensato Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, in un recente convegno: «Quindi scegliamo, io vi dico che c’era l’Idroscalo, che è stato fatto per per gli idroscali, per gli idrovolanti, è una seconda pista. Se andate in qualsiasi Paese al mondo, si fa un allungamento verso lo scalo di smistamento e si fa la stazione nuova sotto di Alta Velocità, che arriverà a Venezia. Oppure si sceglie di fare Malpensa, si abbandona la parte Linate, ci sono già i treni, ci sono tutti i collegamenti, si fa la stazione dentro Malpensa e si va lì. Ma decidiamo, per cortesia decidiamo».
Per trasformare Linate in hub, al momento ipotesi fantascientifica, sarebbe necessaria la costruzione di una pista atta a consentire l’atterraggio ai voli intercontinentali e la modifica delle norme cittadine che prevedono un tetto al numero di atterraggi e decolli e all’inquinamento atmosferico nell’area. Se arrivassero gli emiratini si assisterebbe inoltre ad una moltiplicazione dei voli grazie alla gabola che in questi anni ha consentito ai vettori comunitari di utilizzare diversi “Certificati di autorizzazione” (Coa) per operare la stessa rotta. Una situazione divenuta spudorata dopo il de–hubbing di Malpensa da parte di Alitalia nel 2008. Bypassando il decreto Bersani che prevede tre collegamenti giornalieri verso Londra e uno o due in direzione Berlino, Parigi e altre capitali europee. Acquisendo Mistral, la compagnia utilizzata da Poste Italiane per smistare i pacchi in tutto lo Stivale, alcuni operatori di Sea calcolano che l’ex compagnia di bandiera arriverebbe a detenere fino a 6 certificati di autorizzazione per ogni destinazione. Il cielo sopra Milano città sarà sempre più trafficato, mentre Varese si svuota.