Dopo la citazione in giudizio del Senato contro Silvio Berlusconi nel processo De Gregorio, decisa a sorpresa in serata dal presidente Piero Grasso, monta una certa preoccupazione in vista delle riforme decise dal segretario del Pd Matteo Renzi insieme con il Cavaliere. Forza Italia parla di «teppismo istituzionale» e richiama all’ordine il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma soprattutto circola una certa tensione intorno alla direzione del Partito democratico di giovedì 6 febbraio al Nazareno, dove è prevista la partecipazione di Enrico Letta. Il presidente del Consiglio parlerà proprio di fronte a Renzi. E non è detto che non si tolga qualche sassolino dalla scarpa. Del resto «così non si va avanti» dice a caldo un senatore del Pd che ha appena accolto con un applauso la notizia della decisione di Grasso.
C’è un clima da resa dei conti, montato in questi giorni anche per le dichiarazioni di Romano Prodi che, salvo poi smentire, avrebbe detto che l’Italicum aiuta «a vincere Berlusconi». Nel Pd è guerra aperta, anche se sono in tanti a buttare acqua sul fuoco, evitando di riportare l’attenzione «sullo scontro tra Enrico e Matteo». Eppure i sostenitori di Letta attendono con ansia le sue parole dopo il viaggio nella penisola arabica. Si aspettano una forte presa di posizione nei confronti del primo cittadino di Firenze, da tempo abituato a bombardare l’esecutivo, con la richiesta di un «cambio di passo» e con critiche a tutto campo. Si dice che Letta sia «infuriato», pure per le continue voci che darebbero Renzi come possibile suo sostituto a palazzo Chigi. E che nel suo discorso dovrebbe chiedere al segretario del Pd di partecipare al rimpasto di governo, di firmare un accordo sulla durata dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio ne avrebbe parlato anche con Napolitano durante una telefonata di mercoledì 4 febbraio.
Non è un caso che al termine della chiamata il Quirinale abbia pubblicato una nota dove si legge che «il capo dello Stato ha anche ribadito il suo apprezzamento per la continuità e i nuovi sviluppi dell’azione di governo sul piano nazionale e nelle relazioni internazionali». Si continua quindi, ma la tensione è alle stelle. Come si mormora in via del Nazareno «Renzi non può più continuare a bluffare, è giunto il momento che entri nell’esecutivo, o come premier o indicando i ministri». Giovedì saranno trattati quattro punti: legge elettorale, riforma del Senato, titolo V della Costituzione, Jobs act. Nella sua relazione Renzi parlerà del governo, ovviamente, ma non è detto che Letta intervenga prima del rottamatore.
D’altra parte per il presidente del Consiglio questa direzione Pd deve costituire «una tappa decisiva del nuovo inizio». E nuovo inizio significa proprio un altro tipo di approccio da parte dei democratici e del segretario al governo. Ma dopo la bordata di Grasso contro Berlusconi cosa potrebbe succedere? Il Cavaliere non ha ancora parlato in pubblico. Al momento a parlare sono stati i falchi. Eppure c’è chi sostiene che per l’Italicum, dopo la decisione di costituirsi parte civile nel processo De Gregorio, potrebbero esserci nuove battute d’arresto. Anzi, c’è chi legge la mossa di Grasso come una zampata del gruppo dei bersaniani contro Renzi: del resto l’ex magistrato fu scelto e eletto proprio dall’ex segretario del Pd. A questo punto, però, sarà Renzi a decidere come muoversi.
«Ho letto molti ragionamenti sulla distinzione tra la politica interna e quella estera – diceva martedì 3 febbraio Letta dagli Emirati Arabi -. Quella che sto facendo è politica interna, la politica industriale è politica interna». Una frecciata nemmeno troppo velata proprio contro Renzi che lo aveva pizzicato sulla politica estera durante un’intervista alle Invasioni Barbariche. «Quando Enrico si occupa di politica estera è il più grande in assoluto – disse il leader Pd – Io lo stimo moltissimo». Ma il Letta di questi giorni appare molto più forte rispetto a qualche settimana fa. Dopo la cacciata di Antonio Mastrapasqua dall’Inps, dopo l’arrivo di Etihad e i 500 milioni di euro dal Kuwait, il presidente del Consiglio vuole finalmente rafforzare la leadership di governo. E lo dirà di fronte alla direzione del Pd, magari mettendo in difficoltà proprio Renzi. Giuseppe “Pippo” Civati sul suo blog la vede così: «Letta e Renzi saranno nella stessa stanza: il primo chiederà al secondo un sostegno condizionato solo a una nuova composizione dell’esecutivo. Il secondo non si sa cosa risponderà: per ora ha detto no al rimpasto e al suo ingresso a Palazzo Chigi. Ma le porte che si dovevano aprire iniziano a chiudersi».