Profitti in calo del 46%, ovvero di 520 milioni di dollari (380 milioni di euro), solo nell’ultimo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima: è questa l’eredità per il retailer americano Target dell’imponente attacco hacker che ha violato i dati di 40 milioni di carte di credito e debito. In mezzo si è messo anche il flop in Canada, dove la catena di supermercati a basso costo, la seconda per grandezza negli Usa dopo Wal-Mart, si è insediata da un anno.
I costi dell’attacco hacker sono stati di 61 milioni di dollari (circa 44 milioni di euro) solo nel trimestre appena concluso. Ci sono 80 cause fatte dai clienti, alcune anche da emittenti di carte di credito, poi le indagini statali su come la società ha risposto agli attacchi.
Le rivelazioni sulla violazione di dati sono uscite il 19 dicembre, in piena stagione natalizia. Per questo una discesa delle vendite di solo il 3,8% non ha sconvolto gli investitori. Il titolo aveva già perso molto e la pubblicazione dei dati ha prodotto un aumento delle azioni di 7 punti percentuali. Ora il titolo è sotto ai livelli pre-disclosure solo di 4,8 punti. Target ha abbassato i prezzi e offerto sconti elevatissimi, per far tornare i cienti. In buona parte ha funzionato, perché le vendite stanno tornando ai livelli dello scorso anno.
Ma che cosa era successo? Gli hacker hanno usato le credenziali rubate a un’azienda che si occupa di refrigerazione, per far entrare nel network di computer di Target un software che ha raccolto i dati delle carte per tre settimane a partire dal weekend del Black Friday (il giorno dopo il Thanksgiving Day, quando iniziano i saldi). L’attacco ha compromesso 40 milioni di account di carte di credito e di debito, nonché i dati personali di circa 70 milioni di persone.
La società, scrive il Wall Street Journal, ha detto che i profitti quest’anno saranno da 3,85 dollari a 4,15 dollari ad azione. Gli analisti avevano previsto 4,15 dollari. Target ha detto che può assorbire i costi legati al data breach, che gli analisti stimano raggiungeranno centinaia di milioni di dollari. In effetti le assicurazioni hanno coperto 44 dei 61 milioni di dollari di costi fin qui affrontati.
A parte i problemi con il “data breach” e quelli in Canada, l’altro grande problema di Target si chiama web. I concorrenti online continuano a togliere vendite alla catena, che ha internalizzato le vendite online che una volta aveva dato in gestione ad Amazon.com. Target ha detto che le vendite online sono aumentate di oltre il 20%, ma rappresentano solo circa il 2% del totale.
Un’altra scintilla tra i due retailer è stata la decisione di Procter & Gamble di permettere ad Amazon di vendere pannolini Pampers e i rotoli di carta assorbente Bounty. A ottobre il Wall Street Journal aveva anticipato l’accordo, grazie al quale – diversamente da quanto accade per altri prodotti – i pannolini, la carta igienica e gli shampo acquistati su Amazon sarebbero stati inviati ai clienti direttamente dai magazzini di P&G, riducendo i costi di magazzino e logistica per entrambe le società. Appena uscirono le indiscrezioni, Target comincò a togliere i prodotti P&G dagli scaffali più visibili, secondo persone vicine alla vicenda. Avrebbe anche cominciato a collaborare con i concorrenti di P&G per un piano concordato di promozioni. Mesi fa era stata la volta con Apple, dopo che Beyoncé aveva deciso di vendere l’ultimo album in esclusiva su iTunes per la settimana. Una guerra contro due colossi da cui difficilmente Target riuscirà a uscire vincitrice.