Portineria MilanoIl patto Renzi-Cav: elezioni una volta scontata la pena

Dopo l’incarico al segretario Pd

C’è un motivo se Angelino Alfano, leader di Nuovo Centrodestra, ha alzato la voce contro Forza Italia e gli «inutili idioti» che circondano Silvio Berlusconi, rispondendo al leader di Forza Italia che si era riferito a lui come «utile idiota» del centrosinistra. La causa sta tutta nelle voci incontrollate a Montecitorio,  che raccontano di come il premier in pectore Matteo Renzi sia sempre più in sintonia con il Cavaliere, anche se Forza Italia non entrerà nell’esecutivo. A quanto pare “Matteo e Silvio”, secondo fonti ben informate, si sentirebbero spesso al telefono. E, nonostante il segretario del Partito democratico abbia tracciato un orizzonte di legislatura fino al 2018 dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente Giorgio Napolitano, i due avrebbero tracciato un accordo, un patto d’acciaio per durare almeno fino alla fine 2015. 

Per la precisione fino a quando Berlusconi non avrà scontato la pena detentiva – un anno in affidamento in prova ai servizi sociali o ai domiciliari –  dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset. E avrà anche quasi terminato l’interdizione di due anni ai pubblici uffici. Rimane appeso alla legge Severino che prevede sei anni di incandidabilità, ma al momento il Cavaliere crede ancora nella finestra elettorale tra il 2015 e il 2016. Questo sarebbe il piatto forte: tenere in pista il governo fino a quando l’ex presidente del Consiglio non potrà tornare a fare campagna elettorale o sarà in qualche modo eleggibile grazie a qualche cavillo giuridico su cui stanno lavorando i suoi avvocati: pende il ricorso alla Corte Europea di Strasburgo contro proprio la legge Severino. In cambio ha assicurato al nuovo esecutivo un appoggio – soprattutto parlamentare – sulle riforme, dalla legge elettorale – il famoso Italicum – fino all’abolizione del Senato. E c’è chi fa notare «che le 4 riforme in 4 mesi» annunciate da Renzi, magari diluite nel tempo, potrebbero concludersi proprio nel 2015.  

Del resto, le scadenze giudiziarie di Berlusconi torneranno presto di attualità. Il 16 marzo la Cassazione dovrebbe confermare i due anni di interdizione dai pubblici uffici. Mentre il prossimo 10 aprile, davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza, verrà appunto discussa la sua richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali. La richiesta è stata presentata dopo che la Cassazione lo ha condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione, tre dei quali coperti da indulto, per il caso Mediaset. Nel caso in cui la proposta fosse accettata dai 12 mesi da scontare potrebbero essere tolti 45 giorni, come prevede la legge. Tutto dipende dal percorso di messa in prova, i giudici dovranno valutare «la riabilitazione» del leader di Forza Italia. A questo proposito, meno di una settimana fa, l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti aveva dichiarato a Radio 24: «Berlusconi a San Patrignano? Se decidesse di obbedire ai ragazzi che comandano la comunità di San Patrignano e se i ragazzi decidessero di prenderlo».

In sostanza, la legislatura del governo Renzi potrebbe entrare in fibrillazione sin dal prossimo anno, con Berlusconi a fine pena, pronto nel caso allo showdown e al Vietnam parlamentare. Di certo, al momento, c’è che il Cav nel 2016, quando terminerà l’interdizione, avrà ormai 80 anni. Anche tra i suoi sono in pochi a scommettere su un suo nuovo impegno in politica, ma l’uomo, come è noto, ha abituato gli italiani a continui colpi di scena. Dopo l’incontro con il Capo dello Stato, dopo aver capito di non avere più possibilità di ottenere la grazia, il Cavaliere, quindi, attende l’evolversi della situazione.

Secondo quanto filtra da Arcore, Berlusconi avrebbe convenuto con Renzi sul fatto che al ministero dell’Economia arrivi un politico e, come già raccontato da il Fatto Quotidiano, avrebbe chiesto rassicurazioni sul ministero della Giustizia e su quello per le Comunicazioni. Non solo. Un gruppo di undici parlamentari, il Gal, sotto la guida di Denis Verdini, sarebbe pronto a sostenere le riforme del nuovo governo Renzi. Il gioco a incastri è spinoso. Lorenzo Guerini, il portavoce del futuro presidente del Consiglio, ha smentito domenica l’accordo con Forza Italia, ma solo sulla composizione del governo.  «Una cosa è  il piano delle riforme istituzionali su cui abbiamo avviato un cammino comune, altro è il piano del nuovo governo su cui il Pd non ha coinvolto vertici o esponenti di Fi».

Il gioco è comunque pericoloso, pieno di incognite. Renzi inizierà domani le consultazioni con i partiti e le parti sociali. La squadra di governo è ancora in alto mare, ma venerdì al massimo potrebbe già chiedere la fiducia alle camere. Il totoministri impazza. E l’uomo che vorrebbe veramente il rottamatore nell’esecutivo è Enrico Letta, l’ex presidente del Consiglio, più che mai in silenzio negli ultimi giorni. C’è chi lo vorrebbe all’Economia, chi lo dà per certo agli Esteri. Nel frattempo Giuseppe «Pippo» Civati continua a ribadire la propria contrarietà ad un secondo governo di “larghe intese” con il centrodestra.

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