Internet, la battaglia europea contro il predominio Usa

Ue e Brasile alleati contro Washington

La Commissione europea parte lancia in resta contro il predominio Usa nella governance dell’Internet. Sulla scia dello scandalo dello spionaggio americano, e la rivelazione che numerosi giganti made in Usa – da Google a Apple – hanno dovuto trasferire dati di utenti agli 007 di Washington, Bruxelles cerca di dare una spinta verso una vera internazionalizzazione della Rete e un allentamento del controllo da parte del governo Usa. E questo proprio in un momento in cui aumentano le tensioni tra gli Stati Uniti da un lato e Cina e Russia dall’altro.

L’Ue si propone come grande mediatore. Questo mercoledì il commissario responsabile per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, ha presentato una serie di proposte per una nuova governance della Rete. «Con questa proposta – ha detto – l’Unione europea si presenta unita nei cruciali negoziati sulla governance dell’Internet nei prossimi due anni». Bruxelles propone anzitutto che si stabilisca una tabella di marcia per internazionalizzare realmente il cruciale Icann (Internet corporation for assigned names and numbers), una società non-profit con sede in Playa Vista, California, che governa l’assegnazione dei numeri IP indispensabili per indirizzare correttamente i milioni di siti Web sparsi per il mondo, i relativi nomi in chiaro da digitare nella barra del browser e i dominiIcann – sebbene negli ultimi anni abbia fatto reali sforzi per aprirsi a livello internazionale – resta in realtà legata a doppio filo con il governo Usa, con il quale Icann ha un contratto – rinnovato ogni anno – per la gestione dei numeri di identificazione e dell’assegnazione dei domini di primo livello (tipo .com, .org etc.). Un retaggio del fatto che l’Internet nacque sulla base dell’Arpanet, una rete informatica creata dal Pentagono tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, tant’è che fino alla creazione, nel 1998, di Icann, l’assegnazione dei domini era controllato direttamente dal governo di Washington. Lo stesso Icann fu creato, oltretutto, su iniziativa diretta dell’esecutivo statunitense.

«La sorveglianza su larga scala – si legge in un documento preparato dalla Commissione – e le attività di intelligence hanno portato a una perdita di fiducia nell’Internet e nel suo attuale assetto di governance». Come sottolinea il Wall Street Journal, Bruxelles, «premendo per un minor controllo degli Usa sull’Internet, si allinea in parte con il Brasile, che ha assunto toni molto aspri sulla governance della Rete sulla scia delle informazioni secondo cui il governo Usa avrebbe spiato brasiliani, tra cui il presidente Dilma Rousseff». Proprio il Brasile ospiterà, il prossimo aprile, una conferenza sul futuro dell’Internet alla quale parteciperanno anche rappresentanti americani, che darà l’avvio al grande negoziato per la riforma della governance della Rete.

Bruxelles, tuttavia, è invece in linea con Washington con un no netto alla creazione di strumenti giuridici ad hoc per la Rete, un’idea sostenuta dai più accesi attivisti della libertà Internet, secondo i quali il ciberspazio sarebbe una realtà separata che necessita di norme e leggi distinte. «L’internet – si legge nel documento della Commissione – deve restare una rete delle reti singola, aperta, libera, non frammentata, sottoposta alle stesse leggi e norme che si applicano in altre aree della nostra vita quotidiana». «Non abbiamo bisogno di un approccio rivoluzionario – ha detto la stessa Kroes – ma di un approccio globale con vari attori, ancorato nelle libertà fondamentali e nei diritti umani che non sono negoziabili».

Allo stesso modo Bruxelles condivide con Washington l’idea che si debba evitare di trasferire all’Itu (International telecommunication union), l’agenzia specializzata dell’Onu per le telecomunicazioni il controllo della Rete – visto anche che nelle Nazioni unite (incluso tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, leggi Russia e Cina) ci sono molti paesi che praticano la censura e non aspettano altro che poter limitare la libertà della Rete. Tanto meno Bruxelles e Washington vogliono permettere che i singoli governi possano avere controllo dell’Internet visto che ciò, oltre a favorire ulteriormente censure e limitazioni, porterebbero alla balcanizzazione dell’Internet. «Non dobbiamo assolutamente consentire – ha avvertito ancora il commissario – che l’Internet si frammenti in tante reti regionali. Per questo respingiamo il controllo da parte dell’Onu o di singoli governi. Quello che ci vuole è semmai un equilibrio geografico (all’interno dell’Icann n.d.r.)» nell’ambito di una governance globale. «La governance (della Rete, ndr) – si legge anche nel documento – dovrebbe esser basata su un modello a più attori che sia inclusivo, trasparente e responsabile».

Gli Stati uniti si sono mantenuti cauti. «Siamo pronti – ha detto recentemente il vicesegretario al Commercio (il cui ministero è quello che sigla i contratti con Icann) Lawrence E. Strickling – a lavorare collettivamente per rendere la governance a più attori dell’Internet più inclusiva, mantenendo la stabilità di un Internet aperto e innovativo». Un atteggiamento di apertura, anche se sono in molti a dubitare che il governo Usa possa essere disposto a cedere almeno in parte il controllo di uno strumento strategicamente cruciale come Internet

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