Aggiornamento del 3.3.2014, ore 20.25. Antonio Gentile si è dimesso da sottosegretario ai Trasporti. “Torno a fare politica nelle istituzioni, come Segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale”. E’ quanto ha scritto Gentile, annunciando di rinunciare all’incarico di sottosegretario. Dopo un pesante pressing il Pd ha piegato la resistenza di Angelino Alfano e di Ncd, decisi a difendere il “loro” sottosegretario.
1.3.2014. Dopo la pessima scelta di nominare Tonino Gentile nientemeno che sottosegretario alle Infrastrutture del governo Renzi, abbiamo deciso di ri-alzare l’articolo scritto una decina di giorni fa per denunciare il bruttissimo episodio di censura accaduto al giornale L’Ora della Calabria. Il lettore troverà qui sotto descritto per filo e per segno quel che può succedere, ancora, nel 2014. Non tanto e non solo pressioni classiche su un organo di stampa per smussare una notizia, edulcorarla o nasconderla da qualche parte. No. La violenza integrale di non fare uscire direttamente in edicola un quotidiano. Per questo ci saremmo aspettati che il nome di Gentile, almeno finchè non si fosse fatta chiarezza totale sulla vicenda della censura, venisse depennato dalla corsa a qualsiasi poltrona, tanto più se di un governo presieduto da un giovane politico che dice di voler rottamare il vecchio sistema e far cambiare verso al paese. Invece niente. Il leader dell’Ncd Alfano ha fatto finta di nulla, l’incastro e gli equilibri di potere sono più importanti di qualsiasi elementare regola calpestata; ma soprattutto il neo premier Renzi sta facendo il pesce in barile. E questo non va bene. Da chi dice di voler cambiare il paese ci si aspettano gesti ben diversi dal puro e classico Cencelli che per realpolitik passa sopra ad ogni altra considerazione. Se invece Renzi ha peccato di ingenuità, o semplicemente si è fidato, adesso ha l’occasione di riscattarsi: faccia dimettere subito Gentile e chieda ad Alfano di inserire al governo un altro della scuderia. Di certo “il non sapevo”, specie al tempo del web e dei social che proprio lui usa meglio dei suoi avversari politici, non è più una scusa che si può accampare: si è già visto l’altro giorno nel caso della censura, nascosta in edicola dietro una banale scusa (si è rotta la rotativa) ma svelata a stretto giro sul web; e si sta vedendo ancor di più nel caso di ingresso al governo di Tonino Gentile… (marco alfieri)
La telefonata fra lo stampatore de L’ora della Calabria e l’editore del giornale
L’ora della Calabria, mercoledì 19 febbraio, non è uscito in edicola. Perché? Si legge sul sito del quotiano, dal suo direttore, Luciano Regolo:
Ieri notte si è consumato un fatto gravissimo per la libertà di stampa, la violazione delle più elementari regole della democrazia e del vivere civile. Ultimata la lavorazione del giornale, a tarda ora, l’Editore mi ha chiesto se non fosse possibile ritirare dalla pubblicazione l’articolo relativo all’indagine in corso sul figlio del senatore Tonino Gentile, Andrea, al quale sono contestati i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere nell’ambito del caso Asp. Di fronte alla mia insistenza, nella difesa del diritto di cronaca, ho minacciato all’Editore stesso le mie dimissioni qualora fossi stato costretto a modificare il giornale, vanificando il mio lavoro e quello dei miei colleghi. Mentre discutevamo di questo, in mia presenza e in viva voce, l’editore ha ricevuto la telefonata del nostro stampatore Umberto De Rose, il quale, ponendosi come “mediatore” della famiglia Gentile, faceva ulteriori pressioni per convincerlo a non pubblicare la notizia, ricordandogli che «il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti». Avendo io ribadito all’Editore che non intendevo in alcun modo censurare ciò che era stato scritto, ci siamo salutati. Così De Rose, dopo avere chiamato insistentemente la redazione, soltanto alle due di notte ha fatto sapere che il giornale non poteva andare in stampa per un guasto alle rotative. E’ evidente che si è trattata di un’azione intollerabile e ingiusta, e aspetto serenamente che la Procura di Cosenza mi convochi per produrre la documentazione in mio possesso riguardo alle pressioni che Gentile, per interposta persona, ha effettuato per evitare che fosse divulgata l’indagine sul conto di suo figlio.
Che un giornale non esca perché contiene una notizia scomoda su un politico locale è un fatto grave per il nostro Paese. È una storia su cui dovrebbe intervenire anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o il premier in pectore Matteo Renzi. Pochi, però, ne parlano. Con molta probabilità perchè la vicenda riguarda un senatore di Nuovo Centrodestra, fondamentale per la già risicata maggioranza di governo. Ma quando un giornale viene bloccato il rischio di mandare al macero il diritto all’informazione è troppo alto.
E non c’è governo da formare che tenga: anche la politica dovrebbe avere il coraggio di dare delle risposte. Per la libertà d’informazione, perché è l’ennesima conferma che alcune zone dello stivale fanno fatica a sentirsi rassicurate dallo Stato. Eppure il fattaccio è successo al quotidiano L’Ora della Calabria diretto da Luciano Regolo. È una storia che abbiamo subito rilanciato, sbigottiti di come nel 2014 ci siano ancora casi di censura così macroscopica e clamorosa, sfacciata, che finiscono poi, paradossalmente, per amplificare le notizie. Senza cadere nella solita retorica sull’informazione libera – basta guardare come i giornali francesi non stanno coprendo lo scandalo Dassault a parte Mediapart – vicende come queste dimostrano come il futuro sia sempre di più l’informazione web. Regolo infatti non solo ha diffuso la notizia online, ma la vicenda ha potuto avere una eco molto superiore.
Il punto è proprio questo, come ha raccontato Regolo in conferenza stampa, la notizia è stata data sul web pure dal Corriere della Calabria mentre il cartaceo deve ancora uscire. E in piccole realtà italiane questo è un dato significativo, perché le connessioni a internet sono di meno e le persone meno abituate a frequentare siti di informazione. Il risultato è che la storia è ormai sulla bocca di tutti. E dimostra come censurare nel 2014 non faccia altro che amplificare le notizie. Ma soprattutto dovrebbe essere uno sprone per gli italiani a credere sempre di più nell’informazione in Rete: sopratutto perché i cartacei sono figli di un equilibro che sembra mostrare sempre più crepe. Internet invece ha consentito a tutti non solo di conoscere questa notizia, ma di diffonderla. Che poi, è l’essenza dell’informazione.