Portineria MilanoStaffetta Renzi-Letta, la cronaca della direzione Pd

Il segretario e il premier

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18.21 Il comunicato del premier dimissionario Enrico Letta appena pubblicato sul sito del governo: 

«A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri».

18.08 La Direzione Nazionale è terminata con il voto che ha approvato il documento presentato da Matteo Renzi, con 136 voti favorevoli, 2 astenuti e sedici voti 16 contrari. Questa la versione originaria, lievemente modificata durante la Direzione

La Direzione del Partito Democratico

• esaminata la situazione politica e i recenti sviluppi, ringrazia il Presidente del Consiglio Enrico Letta per il notevole lavoro svolto alla guida del governo – esecutivo di servizio, nato in un momento delicato dal punto di vista politico, economico e sociale – e per il significativo apporto dato, in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei;

• assume il documento Impegno Italia come contributo per affrontare i problemi del Paese;

• rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo che si ponga l’orizzonte naturale della legislatura, da condividere con l’attuale coalizione di governo e con un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche italiane;

• invita i nuovi organismi dirigenti, legittimati dal Congresso appena svolto, ad assumere tutte le responsabilità di fronte alla situazione che si è determinata per consentire all’Italia di affrontare la crisi istituzionale, sociale ed economica, portando a compimento il cammino delle riforme avviato con la nuova legge elettorale e le proposte di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V e la trasformazione del Senato della Repubblica.

17.55 I lettiani Vito de Filippo, Paola De Micheli, Anna Ascani e Lorenzo Basso hanno lasciato la sede del Partito democratico. Gianni Cuperlo ha dichiarato a SKY che voterà a favore del documento di Renzi, malgrado avesse chiesto di non votare il documento del segretario.

17.50 Prosegue il dibattito, ancora da capire se si chiuderà con un voto o meno. Del documento proposto da Renzi, Cuperlo ha chiesto di non votarlo, mentre invece dalla minoranza del Pd Fassina ha chiesto a Letta di non far arrivare al voto l’assemblea. Civati ha annunciato il suo voto contrario, come altri. 

17.31 Parla Stefano Fassina: «Finalmente chiarezza». «Il Pd non ha mai fatto mancare il voto di fiducia al governo Letta, però il nostro segretario ha giudicato come fallimentari i 10 mesi dell’attuale governo». «La legge di stabilità? È stata giudicata dai più un marchettificio». Fassina sottolinea «la discontinuità necessaria nella politica macroeconomica». «Attenzione con il discorso demagogico sulla spesa pubblica: discutiamo del programma. È un punto fondamentale per comunicare con quelli che non stanno capendo cosa succede nel nostro partito. Il Paese non può permettersi le elezioni, dobbiamo costruire un governo con prospettive di legislatura. Diamo tutti un contributo costruttivo, perché qui non fallisce uno ma falliscono tutti. È un punto che voglio chiedere a Letta: “non farci arrivare al voto sull’ordine del giorno”».

17.29 Sintesi dell’intervento di Matteo Renzi e il documento portato in Direzione nazionale

Ci sono momenti in cui ha la responsabilità della guida è chiamato a un duplice impegno: quello della franchezza totale e insieme dell’indicazione di una proposta. Ora dobbiamo porci l’obiettivo di chiarire che tipo di proposta facciamo al Paese, parlando soprattutto alle persone e a chi è in difficoltà. Il nostro non sarà un processo al Governo, si tratta invece di capire se siamo in condizioni di aprire una fase nuova.

Non è una staffetta, quella c’è quando si corre alla stessa velocità. Siamo invece di fronte a un bivio: o c’è l’idea di un passaggio elettorale, o quella di una trasformazione, perché è chiaro a tutti che l’attività del Governo ha attraversato una fase difficile.

Il passaggio elettorale ha certo un valore affascinante, ma va considerato che ancora oggi non c’è ancora una legge elettorale in grado di garantire la vittoria di una parte. E anche la nostra proposta deve essere collegata alla riforma del Senato. Dunque non è possibile un percorso immediato in questo senso. L’altra scelta che abbiamo di fronte è quella di provare a impostare un percorso di legislatura. E’ una scelta difficile, perché questo Parlamento ha mostrato dei limiti, ma questa trasformazione ha un senso se è chiaro che l’obiettivo è il 2018 e che in mezzo ci sono le riforme costituzionali e il tentativo di cambiare e regole del fisco, del lavoro, di una burocrazia opprimente, e un’Italia che deve recuperare semplicità e coraggio.

Questo è il bivio di fronte al quale si trova il Pd. Non si tratta di mancanza di correttezza verso il Governo, mai il Pd ha fatto mancare il suo appoggio, ma se la situazione nella quale ci troviamo richiede l’energia e la forza di un cambiamento radicale, non è a causa di un derby caratteriale ma perché è la buona regola della politica.

E’ più difficile questa strada piuttosto che aspettare un lento logoramento, perché mettersi in gioco adesso ha un elemento di rischio personale. Ma chi fa politica in alcuni momenti ha il dovere di rischiare. E non è un rischio personale, ma un rischio del Pd.

Se non ci prendiamo le nostre responsabilità, il lento logoramento delle istituzioni corre il rischio di far perdere competitività e credibilità al Paese. Il tentativo è quello di restituire un’occasione alla politica.

Potremmo aspettare che qualcuno lo faccia per noi, ma senza il protagonismo del Pd il cambiamento sarà solo a parole. Vogliamo le riforme? Proviamoci, facciamole noi. Ma sia chiaro che la responsabilità a prendersi un rischio si prende con il vento in faccia.

E’ un cambiamento che offriamo al dibattito istituzionale, che vive l’ennesima pagina triste quando il Presidente Napolitano viene accusato in modo strumentale. Al Capo dello Stato e al lavoro che svolge va il nostro pensiero.

Dobbiamo offrire la disponibilità a uscire dalla palude con un progetto di rilancio radicale.

Di fronte all’alternativa elezioni o patto di legislatura, vi propongo la strada meno battuta e più difficile. E’ l’unica che il Pd si può permettere.

Qualcuno ha parlato dell’ambizione smisurata di Renzi e del Pd. Non lo smentirò, perché deve essere chiaro che c’è un’ambizione smisurata che il Pd deve avere, dal segretario fino all’ultimo iscritto. 

L’augurio che faccio è quello di avere la consapevolezza della nostra responsabilità, ringraziando chi ha lavorato a questo anno.

Vi chiedo di uscire tutti insieme dalla palude.

La Direzione del Partito Democratico

• esaminata la situazione politica e i recenti sviluppi, ringrazia il Presidente del Consiglio Enrico Letta per il notevole lavoro svolto alla guida del governo – esecutivo di servizio, nato in un momento delicato dal punto di vista politico, economico e sociale – e per il significativo apporto dato, in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei;

• assume il documento Impegno Italia come contributo per affrontare i problemi del Paese;

• rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo che si ponga l’orizzonte naturale della legislatura, da condividere con l’attuale coalizione di governo e con un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche italiane;

• invita i nuovi organismi dirigenti, legittimati dal Congresso appena svolto, ad assumere tutte le responsabilità di fronte alla situazione che si è determinata per consentire all’Italia di affrontare la crisi istituzionale, sociale ed economica, portando a compimento il cammino delle riforme avviato con la nuova legge elettorale e le proposte di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V e la trasformazione del Senato della Repubblica.

La diretta di YouDem

17.17 Realacci «Se si cresce facendo le cose che uno non ama fare, stiamo crescendo tantissimo». Letta ha fatto tanto, ma «il governo è stanco, non si chiudono le cose, non si fanno i decreti attuativi». Alla nuova legge elettorale, modifica del titolo V, modifica del Senato serve un contraltrare programmatico. «Il documento ImpegnoItalia non dà delle priorità, anche se è pieno tante cose giuste».

17.14 Letta è a colloquio con Alfano

17.09 Paola Concia cita Emily Dickinson: “Non sappiamo mai quanto siamo alti fino a che non siamo chiamati ad alzarci”. E annuncia voto favorevole a Renzi. «Serve un governo che faccia meno ma faccia meglio».

17.03 Bettini «Non è una staffetta». «Un governo più autorevole e politico; basta con l’idea che solo l’austerità possa curare le difficoltà; saper innovare». «Abbiamo bisogno di creare grande partecipazione». «Dobbiamo agire dall’alto e dal basso».

16.54 Serracchiani: «Sono tante le imprese che dicono in Italia non è conveniente fare impresa, tanti i lavoratori cui viene chiesto di rinunciare una parte del proprio stipendio». Bisogna non solo «prendere atto di un documento, ma di votarlo». «Il cambiamento che stiamo affrontando oggi è dettato da quello che il Paese ci sta chiedendo». Noi dovremo «spiegare, spiegare a fondo» e il governo «a guida Pd dovrà fare». 

16.45 Fassino, che sta parlando dopo Orfini, risponde a Civati: «Il Paese non ci chiede di andare a votare».

16.39 Orfini chiede «discontinuità nelle ricette di agggressione alla crisi». «Non si tratta di cambiare un premier con un altro. Ha senso se c’è cambiamento nelle politiche sulla crisi e nel coinvolgimento politico del Pd nel governo. Se facciamo un nuovo governo con le stesse ricette di prima, ci ritroveremmo al punto di partenza».

16.38 Civati annuncia il proprio voto contrario e risponde a Renzi dicendo: «Ho una smisurata ambizione nel mio piccolo: ridare la parola ai cittadini»

16.27 Enrico Letta potrebbe dimettersi appena finita la direzione del Pd, sostengono alcuni deputati e senatori democratici

16.22 “Se Letta non va in direzione è segno che i giochi sono fatti. E, se è così, è segno che Renzi ha un coniglio nel cappello, che non credo sia fatto solo di effetti speciali ma sarà fatto di una squadra forte e di un programma tosto a breve termine”. Lo ha detto a ‘Un Giorno da Pecora’, su Radio2, Sergio Chiamparino, ex Sindaco di Torino e renziano della prima ora. Se Renzi diventa premier, lascerà la segreteria del PD? “No, non credo”, ha risposto Chiamparino.
 

16:09 Necessario portare le decisioni prese oggi nella «sede propria» dice Cuperlo. «Entrare nel merito di una svolta come questa. Dobbiamo essere in grado di spiegare a fondo quali sono le ragioni politiche di un passaggio che ha sì ambizione ma anche un elemento traumatico». Per Cuperlo «serve unità, senza cui un partito cessa di essere tale». Cuperlo chiede che la direzione non venga chiamata ad esprimersi con un voto.

16:05 Il capogruppo dei senatori Luigi Zanda ringrazia Enrico Letta «L’ho visto tirare la carretta da solo».

15:57 «Vi propongo la strada più difficile, quella in cui faremo più fatica». Ma con i numeri in Parlamento che ha il Pd «e il 60% degli amministratori locali: io mi sento di chiedervi che se questo è l’orizzonte in cui dobbiamo muoverci, ci muoviamo». Qualcuno ha scritto in queste ore “l’ambizione smisurata di Renzi, l’ambizione smisurata del PD”: non lo smentisco. 
C’è un’ambizione smisurata che dobbiamo avere oggi.
Io credo che siamo ad un bivio: chiedo alle donne e agli uomini di mettere al bando ipocrisie, orgoglio personale, ringraziando chi ha lavorato finora, ma anche dicendo che se l’Italia chiede un cambiamento radicale, o lo esprime il Pd o non lo esprime nessuno». Conclude così il suo intervento Renzi.

15:45 Renzi dice che «il voto anticipato non darebbe certezze di vittoria» e spiega che il Pd mai ha fatto mancare il proprio appoggio all’esecutivo. Insiste sul fatto che mettersi in gioco ora «porti un rischio personale».  E cita il poeta Frost: “due strade trovai nel bosco e io, io scelsi quella meno battuta”. «Se non ci prendiamo i nostri rischi, le nostre responsabilità, il lento logoramento delle istituzioni corre il rischio di veder perdere al Paese competività». 

15:37 Matteo Renzi ha iniziato il suo discorso: «Non ci saranno effetti speciali. La Direzione del Pd ringrazia il presidente Letta per il notevole lavoro svolto in un esecutivo di servizio e per il significativo apporto dato per centrare gli obiettivi europei. Assume il documento ImpegnoItalia» ma chiede di spostare l’orizzonte del governo fino al 2018, «trasformando questa legislatura in costituente».

15:25 Ecco l’entrata della sede del Partito Democratico. La Direzione Nazionale è in ritardo rispetto all’orario previsto. Intanto l’ex viceministro dell’Economia Stefano Fassina è arrivato al Nazareno ed è stato contestato da un gruppo di insegnanti per non aver votato un emendamento di Grillo sulla scuola. «C’hai ridotto alla fame» urlano alcuni insegnanti.

15:14 Civati: «Vediamo cosa vorrà fare il Presidente della Repubblica, che peraltro esce vincente: le sue larghe intese continuano all’infinito». Stanno trattando «Letta come la giraffa dello zoo di Copenhagen».

15:11 Secondo il Financial Times, Letta avrebbe cancellato la visita nel Regno Unito.

15:08 Secondo Europa, Letta avrebbe scritto una lettera indirizzata alla Direzione del Pd. Scrive il quotidiano del Pd che «Il che sembra escludere che possa pensare alla parlamentarizzazione della crisi. Si dice che il premier potrebbe salire al Quirinale già stasera». 

15:00 Orario di inizio della Direzione Nazionale del Partito democratico. Primo a parlare dovrebbe essere il segretario Matteo Renzi.

14:55 Enrico Letta ha fatto sapere che non si recherà alla Direzione Nazionale del Pd.

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