STRASBURGO – Mario Borghezio sostiene di essersi alzato apposta molto presto: «Perché trovare una bandiera della Svizzera a Strasburgo, sede dell’europarlamento, non è facile» dice a margine dell’aula che lo ha appena espulso a tempo indeterminato. L’europarlamentare della Lega Nord è stato tra i protagonisti della breve discussione sul referendum svizzero del 9 febbraio, quello che sta già minando gli accordi sulla libera circolazione tra l’Unione europea e la Svizzera, mettendo in serio pericolo le regole dell’area Schengen. E su cui l’Ue non vuole concedere sconti. Anzi l’obiettivo di Bruxelles sembra essere quello di punire gli svizzeri per sedare «i bollori antieuropei di Gran Bretagna, Olanda e appunto Italia».
Non appena è iniziato il dibattito, con l’intervento del commissario Laszlo Andor, Borghezio è balzato fuori con un paio di bandiere elvetiche, urlando «Viva la Svizzera», «viva l’indipendenza» e «viva la Padania». Tra i banchi c’è chi lo ha mandato a quel paese (per non dire di peggio), mentre i commessi lo hanno portato fuori dall’aula: la sospensione durerà per qualche giorno. La “borgheziata”, se così si può definire, evidenzia però le spaccature tra i vari gruppi sul caso “Svizzera”, a pochi mesi di distanza dalle elezioni europee, con un fronte antieuropeista a favore di altri referendum simili nei rispettivi Stati e un altro che invece vuole abbandonare Berna alla deriva. La discussione è durata poco più di mezz’ora. E ha toccato solo in parte le questioni che stanno già interessando la Ue rispetto al referendum del 9 febbraio.
Il referendum inizia infatti ad avere i suoi effetti. Prima si sono interrotti i negoziati sull’energia, poi, il 17 febbraio, il ministro della Giustizia svizzero, Simonetta Sommaruga, ha annunciato che «il suo governo non ratificherà l’accordo raggiunto con la Croazia sulla libera circolazione delle persone». Da lì si è passati al blocco dei negoziati per l’estensione dei trattati per la ricerca Horizon 2020 e per il progetto Erasmus, rinviati fino a quando la Commissione Ue non avrà «notificazione formale che la Svizzera non ha la volontà di firmare l’accordo di libera circolazione con la Croazia». Gli studenti svizzeri saranno esclusi dall’Erasmus a partire dal prossimo anno accademico, 2014/2015: gli atenei stanno già calcolando i danni.
Secondo l’europarlamentare della Lega Nord, Mara Bizzotto, promotrice del dibattito in aula, «la Svizzera ha dato una sonora lezione di democrazia all’Italia e all’Europa, un monito per questa Europa antidemocratica che si ostina a perseverare con le sue sballate politiche filo immmigrazione». Il problema, però, potrebbe iniziare a pesare sul governo elvetico. A questo si aggiungano le previsioni degli analisti di Credit Suisse, secondo cui il Prodotto interno lordo (Pil) della Svizzera potrebbe calare di 1,2 miliardi di franchi o dello 0,3% durante il periodo di transizione di tre anni. L’incertezza legata al risultato del voto – spiegano gli economisti – potrebbe spingere le imprese ad essere più prudenti nell’assunzione di dipendenti svizzeri e stranieri: a rischio ci sarebbero 80mila i posti di lavoro.
Le relazioni tra Ue e Svizzera sono regolate da centinaia di accordi, in particolare in ambito economico, con Berna che importa dall’Ue il 78% delle merci e che ve ne esporta il 57 per cento. Non solo. Sono circa 430.000 i cittadini svizzeri residenti in Europa, un milione i cittadini europei nella Confederazione, con più di 230mila frontalieri che ogni giorno lavorano oltre il confine. Del resto, l’ufficio federale di statistica svizzero aveva rilevato che tra il terzo trimestre 2012 e il terzo trimestre 2013, il numero di lavoratori stranieri è cresciuto (+3,2%, a 1,436 milioni), mentre quello dei lavoratori svizzeri è lievemente diminuito (-0,5%, a 3,407 milioni). Daniel Cohn Bendit, presidente dei Verdi, l’ha messa così: «gli Svizzeri hanno libertà di votare come preferiscono, per me il quadro è chiarissimo. Al momento ogni negoziato con la Svizzera è interrotto, è decaduto. Spetta alla Svizzera trovare delle soluzioni. Ci sono sondaggi che dicono che oltre il 60% degli svizzeri che hanno votato si stanno pentendo, che non sapevano quali sarebbero state le conseguenze. Riconosciamo il loro voto, arrangiatevi, e se riuscite a trovare una soluzione tornate a parlarci».