Portineria MilanoGare a Natale: così si vince l’appalto con Formigoni

INCHIESTA EXPO 2015

C’è una zona grigia nell’inchiesta che sta facendo tremare l’Expo 2015, dopo l’arresto dell’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde (Ilspa) Antonio Rognoni. E’ quella dove si mischiano la politica di centrodestra, tra Forza Italia e Comunione e Liberazione, e il sistema cooperativo vicino al centrosinistra, dove ex magistrati e avvocati esperti di project financing ottengono favori e trovano spazio nelle maglie del potere amministrativo e della pubblica amministrazione, tra grandi opere infrastrutturali e presunti appalti truccati. La parte centrale dell’inchiesta del pm Alfredo Robledo riguarda infatti gli studi legali che hanno affiancato la Ilspa nella gestione delle commesse di infrastrutture milionarie, nella gestione di assistenza e supporto alle «Concessioni Autostradali», come la Bre.Be.Mi, la Pedemontana, la Tem o anche ospedali e la ristrutturazione della villa reale di Monza. 

Stiamo parlando di appalti da centinaia di milioni di euro, dove l’assistenza legale e di consulenza poteva fruttare fino a 400mila euro e – secondo i magistrati- il prezzo del lavoro veniva concordato «a tavolino» prima ancora dell’indizione della procedura di aggiudicazione. Secondo quanto scrive il Gip, infatti, Rognoni aveva deciso di bruciare i tempi alla fine del 2011 e affidarsi ad avvocati fidati, molti dei quali avevano già avuto a che fare con la regione Lombardia o con lo stesso Formigoni. Per questo motivo «l’avviso pubblico di affidamento di incarichi legali» fu pubblicato il 28 dicembre, con la formalizzazione degli incarichi il 12 gennaio, appena sedici giorni dopo, «nel pieno delle festività natalizie, periodo nel quale» annota il Gip «generalmente, gli studi professionali svolgono un’attività limitata». In pratica in soli tre giorni, calcolando le festività, sono state risolte tutte le formalità di rito necessarie per iscriversi all’elenco dei professionisti per poi essere convocati alle procedure di negoziazione. 

Ordinanza Rognoni

«Tanto basterebbe per qualificare la fraudolenza della condotta solo formalmente regolare ma in realtà chiaramente tesa a impedire l’accesso al mercato ad una platea più ampia di operatori economici a vantaggio dei soliti consulenti legali», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha indagato e richiesto l’arresto per avvocati del calibro di Ernesto Stajano, Ennio Magrì, Carmen Leo, Sergio De Sio, e Giorgia Romitelli. Sono tutti esperti di project financing, di diritto amministrativo e la maggior parte di loro vantava già consulenze per la regione Lombardia. E che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutta questa procedura lo avevano notato gli stessi indagati che nelle telefonate spiegavano che «erano i soliti quattro». 

Vi era in sostanza la volontà di nascondere i risultati di gara: «Si vede che c’è Magrì-De Sio, Carmen Leo, Magrì Leo e Stajano…non è bellissimo», spiegava durante le telefonate una delle collaboratrici di Pierpaolo Perez, capo dell’ufficio gare e appalti della società operativa Infrastrutture lombarde società per azioni (Ilspa). Non solo, le intercettazioni telefoniche hanno confermato l’esistenza degli accordi illeciti attraverso i quali le assegnazioni degli incarichi sarebbe stata decisa «a tavolino» e con largo anticipo rispetto all’indizione delle procedura di aggiudicazione. Perez nelle telefonate con gli studi legali avrebbe simulato e concordato «il calcolo degli importi da porre a base di gara al fine anche d’individuare i ribassi economici che i professionisti avrebbero dovuto formulare per raggiungere il valore effettivamente concordato». 

Del resto, la maggioranza degli avvocati coinvolti sono esponenti di centrodestra, come per esempio Sergio De Sio, avvocato di Rimini, già vicesindaco nel 1990 con il Pentapartito e poi candidato in Forza Italia. Oppure sono ex membri del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), come Ernesto Stajano, ex magistrato, politico e avvocato di fama, ex presidente di Aeroporti di Roma, ex parlamentare con Mario Segni e già presidente della commissione Trasporti durante il governo Dini a metà degli anni ’90 nonchè legale di Formigoni durante la vicenda firme false, voluto da Silvio Berlusconi ne 2010 come commissario straordinario della Firema Trasporti, società del settore metalmeccanico abituata a lavorare con Ferrovie dello Stato, Trenitalia e Finmeccanica. 

Caso vuole che De Sio e Stajano siano pure gli avvocati a cui Formigoni aveva affidato la vicenda del bond da un miliardo di dollari sottoscritto dal Pirellone per 30 anni. C’è pure il caso di Magrì: un «clamoroso e spudorato conflitto di interessi», scrive il gip, perché Magrì era già consulente di Ilspa e riceve già dalla Regione 3 milioni di euro, vanta tra i suoi  clienti pure Impregilo. E nel periodo 2009-2011 di consulenza per Ilspa, Impregilo otterrà attraverso una sua partecipata l’appalto per il nuovo Pirellone bis, la «reggia» di Formigoni prima dell’arrivo di Maroni.

Tra gli studi legali coinvolti anche il famoso Pavia e Ansaldo. Studio internazionale stimato in tutto il mondo. Mentre lo studio Leo, oltre ad aver incassato tra il 2009 al 2012 circa due milioni di euro da Infrastrutture Lombarde, nello stesso periodo incassava oltre 950 mila euro dalla Cooperativa Muratori e braccianti di Carpi, la Cmb di Carlo Zini, da poco nominato presidente delle Associazioni Nazionale Cooperative di Produzione Lavoro, consigliere di Unipol. Infine altro legale coinvolto è Giorgia Romitelli, socio dello studio legale Dla Piper, altra firma internazionale tra le più quotate nell’ambito delle infrastrutture, esperta di Project financing. Lunedì i magistrati ascolteranno Rognoni, mentre Formigoni avvisa che in Italia si mette in croce «chi fa bene». E intanto l’Expo 2015 rischia di naufragare.

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