Non c’è solo Antonio Gentile tra i sottosegretari del Nuovo Centrodestra che rischiano di mettere in serio imbarazzo il governo di Matteo Renzi. Gentile si è dimesso, ma nella squadra delle nomine di venerdì compare pure Massimo Cassano, senatore di Ncd, nuovo sottosegretario al ministero del Lavoro, nato a Bari e vero ras di voti in Puglia. Cassano, grande amico dell’ex presidente del Senato Renato Schifani, è una vecchia conoscenza della politica di centrodestra, ma anche delle procure, che lo hanno chiamato come testimone in processi per voto di scambio e lo hanno indagato nel 2008 in ben altre vicende: la sua ditta Cianciola-Montanari fu sospettata e accusata di aver venduto cibo avariato ai nostri militari di stanza in Libano frodando lo Stato italiano. Nel 2009 c’è stato il proscioglimento perché «non è stato commesso alcun reato».
Roberto Formigoni, senatore dello stesso partito, da poco rinviato a giudizio per associazione a delinquere e corruzione in Lombardia, ha spiegato che nelle nomine «il premier non ha ceduto alla cultura del sospetto». Ma sul caso Cassano il problema non sarebbero tanto le questioni giudiziarie (che riguardano invece 4 sottosegretari del Pd indagati a vario titolo come Francesca Barracciu, Umberto Del Basso de Caro, Filippo Bubbico e Vito De Filippo ndr) quanto più che altro le parentele, come i possibili conflitti di interesse. Il neo sottosegretario è infatti sposato con Anna Degennaro – si può scrivere anche staccato De Gennaro – imparentata con la nota famiglia che si contende insieme ai Matarrese il potere economico e politico nel barese. Figlia dal capostipite senatore di Forza Italia Giuseppe Degennaro, è sorella di Emanuele Degennaro, detto “Lello”, rettore dell’università privata Lum di Casamassima e di Davide Degennaro, presidente dell’Interporto di Bari.
Si tratta di una vera e propria famiglia allargata del Meridione, gattopardi del tacco d’Italia, di cui è difficile riannodare fili e controfili, relazioni e commistioni, tra zii, fratelli e cugini, ma che vanta appunto proprietà di spessore che si fanno sentire nella vita locale ma pure a livello europeo, con conflitti di interesse di ogni tipo. E che è soprattutto nota per inchieste da parte della magistratura, dal riciclaggio alla truffa, come per le frequentazioni ambigue vicine alla criminalità organizzata. Per capire la vocazione bipartisan della famiglia basti pensare come nel 2010 fossero ben quattro i Degennaro (o De Gennaro ndr) a correre per le elezioni regionali poi vinte da Sinistra e Libertà di Nichi Vendola. C’era Gerardo De Gennaro, candidato del Pd a Bari, titolare della Dec, poi finito nel famoso scandalo delle «cozze pelose» del sindaco Michele Emiliano; c’era Carmine De Gennaro, candidato per la lista I Pugliesi per Palese, c’era Gianluca Degennaro, candidatosi con Vendola e infine Cassano, sposato con Anna.
Il ramo Cassano-Degennaro è quello che ha costruito il centrocommerciale il Baricentro e l’università Lum a Casamassima (una parte dell’università è dentro il centro commerciale, ndr): caso vuole che Cassano sia assistente di Filosofia del diritto e Storia del diritto italiano nell’Ateneo dello stesso cognato dove insegna anche l’ex capo dei Servizi Segreti Niccolò Pollari. Lello, il rettore a tempo di record, è stato iscritto nel registro degli indagati nel 2011 per concorso in riciclaggio con l’aggravante «mafiosa» di circa 2 milioni di euro nell’inchiesta Domino 1. L’indagine va avanti, siamo arrivati a Domino 3, anzi secondo le ultime ricostruzioni di Repubblica, gli investigatori avrebbero messo gli occhi pure su una banca, l’istituto di credito Aurora, «nato almeno sulla carta il 5 ottobre del 2005». Tra i soci c’è appunto «Emanuele Degennaro». Ma tra «i costituenti ci sarebbe stato anche il cognato, ora senatore e sottosegretario, Massimo Cassano».
Quindi ci sono i fondi pubblici che in questi anni sono piovuti sull’Interporto, gestito da un società dei Degennaro in costante perdita, da ultimi quelli dell’Unione Europea per circa 55 milioni di euro: infrastruttura fondamentale per il sud Europa – e visionata dal ministro di Ncd Maurizio Lupi. Poi ci sono le indagini sull’altro ramo di famiglia, quello dei cugini della Dec, dove Gerardo, che finì ai domiciliari, è indagato per truffa. «ll caso è quello dell’ inchiesta che, nel gennaio 2012, ha portato al sequestro preventivo di beni per 12 milioni di euro. Secondo la procura, nel 2008, con quattro società a loro riconducibili, avrebbero percepito indebitamente finanziamenti per la realizzazione di nuove strutture turistiche, industriali e per la ristrutturazione di un centro medico-sportivo, nelle province di Bari, Taranto e nella Bat».
Nel 2010, anno di rielezione a consigliere Regionale a Cassano capitò in testa la tegola dell’inchiesta Pino Amato «ex vice presidente del consiglio comunale di Molfetto accusato dalla procura di Trani, con altri di concussione, voto di scambio, abuso d’ufficio e falso ideologico». Cassano fu sentito come testimone, perché nel 2005, dei 10.835 voti 1.707 arrivavano proprio da Molfetta. Le cronache dell’epoca ricordano che durante l’interrogatorio furono molti i «non ricordo». Nel 2010 Pino Amato è stato condannato in primo grado a 3 anni di reclusionee all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e alla sospensione del diritto di voto attivo per 3 anni.