Il ruggito del leone Greco: Generali mai così bene

Miglior risultato da sei anni

Il Leone di Trieste è lui, Mario Greco. Il primo bilancio annuale che porta la firma del top manager ex Zurich, chiamato a sostiture nell’agosto 2012 Giovanni Perissinotto, zittisce tutti. Dividendo raddoppiato a 45 centesimi e utili che sfiorano i 2 miliardi, il miglior risultato degli ultimi sei anni, grazie all’attività operativa. Migliora il rendimento del capitale, che passa dall’11,3 al 12%, mentre il coefficiente di solidità finanziaria Solvency I, passa da 145 a circa 150 per cento. Una differenza dovuta al bond ibrido da 500 milioni sottoscritto da Mediobanca, non conteggiabile nel patrimonio di vigilanza. Un’operazione chiusa dall’ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto senza aver informato il consiglio d’amministrazione. Soldi che saranno reperiti, ha fatto sapere oggi Generali, attraverso un bond da collocare non solo agli investitori retail. Cala il debito a 12,7 miliardi, con un costo medio del 5,93% e una durata di 5,27 anni. Poi c’è la cassa, in crescita a quota 2,1 miliardi in anticipo sul 2015. Un tema, quest’ultimo, che aveva preoccupato alcuni analisti lo scorso maggio, quando il gruppo aveva sottoscritto linee di credito revolving per 2 miliardi. Dalle dismissioni sono arrivate plusvalenze per circa 500 milioni, nonostante la svalutazione nella holding Telco, che detiene la maggioranza di Telecom Italia, abbia comportato una minusvalenza di 189 milioni.

Una scelta che Minali, in conference call, ha spiegato così: «Telefonica non eserciterà l’opzione call per rilevare il 30% delle rimanenti quote di Telco di Generali, quindi dobbiamo uscire da Telco attraverso lo scioglimento del veicolo per ottenere azioni Telecom liberamente trasferibili sul mercato». La prima finestra utile, come ribadito dallo stesso Greco, è giugno prossimo. Lo stesso Greco ha spostato la quota dalla gestioni in capo agli assicurati a quella degli azionisti, eliminando un potenziale impatto negativo pericoloso sul rendimento delle polizze.

Nel corso del 2013 sono state vendute le quote in Pirelli e in Telecom e svalutate nei mesi scorsi Citylife e Rcs, ultimo indiano nella riserva del fu salotto buono. La rivalutazione delle quote di Bankitalia ha invece portato un beneficio da 255 milioni, sul quale sono in corso approfondimenti con le autorità internazionali per capire se iscriverlo a patrimonio netto o a conto economico. Fronte dismissioni, rimane problematica la cessione dell’istituto svizzero Bsi, ancora in attesa di compratori a parte la controllata Thalia, Sgr finita nel mirino della BI-Invest di Andrea Bonomi.

Sebbene la discesa dello spread sui 54,8 miliardi di titoli di Stato italiani in portafoglio (il 10% dei 508 miliardi di attivi in gestione) abbia portato un beneficio da 2,6 miliardi di euro, il management prevede di continuare a vendere – nel 2012 i bond sfioravano i 60 miliardi – per diversificare il rischio. Poco meno di un anno fa, nel corso dell’assemblea degli azionisti, Greco aveva sottolineato che l’obiettivo era crescere in Cina e America Latina. Detto, fatto. Sul ramo Danni, i premi sottoscritti in quest’ultima area geografica sono saliti del 47% a 1,12 miliardi di euro, la Cina complessivamente del 20% a 981 milioni di euro.

Azionariato di Generali (Fonte: Generali Key Figures, Febbraio 2014)

C’è di più. L’anno prossimo scadrà il termine ultimo per collocare sul mercato il 4,5% del capitale ceduto dalla Banca d’Italia alla Cassa depositi e prestiti attraverso il Fondo strategico italiano quando l’Isvap, il regolatore delle assicurazioni, oggi Ivass, è finito sotto l’ombrello di via Nazionale. Quota che andrà sommata al 3,27% di Mediobanca e al 2% di Effeti. Insomma, qualcuno comprerà. Non sarà un pranzo gratis: al netto del rischio-Italia, da quando è arrivato Mario Greco il titolo ha guadagnato il 51% a quota 16,16 euro per azione. 

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