Presto il Comune di Massa dovrebbe non avere più macchine a disposizione dei politici, né altre guidate da autisti, o che superino i 1.600 di cilindrata. Insomma: niente più auto blu. La scelta fa parte di una spending review che coinvolge consulenze esterne, telefonia mobile, indennità di missione e rappresentanza. Dietro non c’è un sindaco 5 Stelle, ma uno sostenuto dal Pd: secondo un’analisi Ipr Marketing per Il Sole 24 Ore, il primo cittadino Alessandro Volpi a gennaio era il più amato in Toscana tra quelli dei capoluoghi di provincia, compreso Renzi. Dice di voler contribuire a rilegittimare la politica, e racconta che qualcuno gli ha dato del grillino. Il gruppo del Movimento 5 stelle in municipio gli rinfaccia di non essersi mosso prima, sottolineando che tagli simili servirebbero molto di più in parlamento e Regioni.
La lista delle spese (in meno)
A ottobre il Comune ha ceduto due Bmw. Ora ha messo in vendita un’Alfa Romeo. Trovato un compratore, i membri della giunta saranno obbligati a usare mezzi pubblici o propri per andare in trasferta. Resta una quindicina di macchine di cilindrata inferiore, senza autista e non destinate ai politici. «Le usano gli uffici tecnici e i servizi sociali, gli addetti all’istruzione e alla tutela ambientale», spiega Volpi. «Immagino che pochi altri capoluoghi di provincia siano completamente privi di auto blu». Un’affermazione che sembra rispondere al vero, a giudicare dalla banca dati accessibile dal sito che censisce i mezzi della pubblica amministrazione (censimentoautopa.gov.it). Tra i municipi che non hanno macchine riservate ai politici, con autista e/o sopra i 1.600 di cilindrata, ci sono Livorno, Reggio Emilia e Savona.
Volpi elenca altri tagli ai costi della politica approvati dalla giunta: riduzione di mille euro al mese delle spese di telefonia mobile, azzeramento delle consulenze esterne a pagamento (prima finanziate con 75mila euro l’anno) e dal 2014 anche delle indennità di missione (2mila euro annui) e rappresentanza (2.500). Poi c’è il dimezzamento degli assessori, da dieci a cinque. «Il risparmio complessivo non è lontano dai due milioni», dice il sindaco. «La cifra inizia a essere importante, se pensiamo che abbiamo entrate correnti totali per 45-50 milioni. E poi qualcosa si può ancora fare, senza toccare voci che avrebbero ricadute sociali pericolose».
Credibilità e risorse: la doppia crisi
Il primo cittadino elenca le ragioni di queste scelte. «Innanzitutto vogliamo contribuire al tentativo di rilegittimare la politica. Se non rimuoviamo la mancanza di fiducia, non possiamo coinvolgere le persone nella soluzione dei problemi. Se ti siedi davanti a me e sei convinto che sia un privilegiato, non mi stai neanche a sentire. Ovviamente il risparmio non è un progetto di città: è la precondizione per essere credibili quando ne presenti uno. Poi ci sono la scarsità di risorse dei Comuni e la crisi che investe i territori. La razionalizzazione serve a usare i soldi recuperati in altro modo: per esempio per non aumentare le tariffe degli asili, o per dare una borsa lavoro in più. Infine, tagliare i costi della politica permette di ridurre quelli della pubblica amministrazione in generale. Se non avessi dimezzato gli assessori sarebbe stata più dura portare le posizioni dirigenziali da 17 a 11, come abbiamo fatto».
Molti si aspetterebbero una spending review simile da una giunta 5 Stelle. «Questo tipo di contenuti non dovrebbe essere una loro prerogativa. Mi auguro che in futuro che sia caratteristico del centrosinistra. Qualcuno mi ha dato del grillino, ma le accuse di populismo sono state abbastanza limitate». E i Cinque stelle locali? «Penso che ci siano persone molto in gamba, ma a volte mi pare facciano un po’ fatica a recepire il genere di cambiamento in corso».
Critiche dall’opposizione
«Il cambiamento qua non esiste, e se esiste è in peggio». Parole di Per Riccardo Ricciardi, capogruppo 5 Stelle a Massa. «Dal regolamento sulla sicurezza alla sanità, il Comune è commissariato dalla Regione. Nel taglio dei costi della politica non c’è nessuna rivoluzione. Nei municipi non puoi avere risparmi che ti permettano di cambiare passo, perché sono gli enti con gli sprechi meno evidenti. Al massimo puoi razionalizzare come un buon amministratore di condominio. Se penso ai privilegi mi vengono in mente i consiglieri regionali: noi siamo gli unici a esserci tagliati sia quegli stipendi che quelli da parlamentari». Secondo Ricciardi ora gli assessorati massesi non funzionano. «Abbiamo sempre pensato che sette potesse essere la cifra giusta. Adesso sono cinque, e devono addossarsi una quantità di lavoro insostenibile. Il sindaco ha tenuto le deleghe a urbanistica, sanità e turismo, e su tutti e tre i temi in questo momento ci sono grossi nodi da sciogliere. Come può occuparsi di tutto?».
Un’altra critica riguarda la tempistica dei tagli. «Nella scorsa legislatura Volpi era assessore al Bilancio. Perché non ha proposto prima certe cose? Probabilmente perché da anni si preparava a candidarsi, e voleva tenersele come strumenti di propaganda e primi atti del suo mandato. Faccio un esempio. Da primo cittadino ha giustamente sciolto un contratto di affitto che il Comune aveva per degli uffici in un palazzo ex Enel. Negli scorsi anni, però, aveva avallato la scelta di non comprare l’edificio, per farlo acquistare a un imprenditore e diventare quindi suoi inquilini». Ma è vero che la spending review porta un risparmio non lontano dai due milioni? «Difficile dirlo. Il conto preciso ce l’ha l’attuale assessore al Bilancio, che ha accesso continuo ai canoni e alle utenze a carico del municipio».
Consenso tra ricerche e urne
L’ultima analisi annuale Ipr Marketing per Il Sole 24 Ore dice che a gennaio Volpi era il diciottesimo sindaco più apprezzato d’Italia (tra gli oltre 100 che guidano capoluoghi di provincia) e il primo tra quelli toscani. «Anche Berlusconi», dice il capogruppo 5 Stelle, «è stato popolare per tanti anni, ma il nostro giudizio politico su di lui è ben chiaro. A questi sondaggi crediamo poco, soprattutto se vengono dal giornale di Confindustria. Una fetta di città è contenta per i provvedimenti del sindaco che mantengono determinati privilegi. Chi lo aveva votato per avere un cambiamento non è soddisfatto. Sicuramente non lo sono i giovani, almeno a sentirli parlare».
A Massa il Movimento cinque stelle è stata la forza più votata alla Camera per le politiche 2013, con oltre il 29 per cento. Alle comunali di pochi mesi dopo ha preso poco più del 9 per cento. Il programma di Volpi metteva al primo punto lo snellimento della macchina politico-amministrativa. Ricciardi dice che questo non c’entra con il risultato elettorale dei 5 Stelle. Se i fatti convincono più delle promesse, il gradimento dei cittadini per i tagli – e per tutte le altre scelte della giunta – si misurerà al prossimo voto.