Come scriveva Sun Tzu nel libro l’Arte della Guerra quando “un esercito è indisciplinato ne conduce alla vittoria un altro”. Sarà anche per questo motivo che Beppe Grillo, il leader del Movimento Cinque Stelle, in vista delle elezioni europee, ha ricompattato le truppe e ritrovato questa settimana i compagni di viaggio persi per strada nell’ultimo anno, il professore Stefano Rodotà su tutti, come ampie fette degli intellettuali di sinistra, di quell’area Libertà e Giustizia vicina alla magistratura con cui il blog è cresciuto sin dall’inizio. Non è un caso che tra le fila del Partito democratico ci sia una certa attenzione per questo riavvicinamento del comico genovese all’ex candidato alla presidenza della Repubblica poi rinnegato.
«Si aspettavano tutti che Grillo svoltasse a destra, alleandosi con Marine Le Pen o lisciando il pelo alla Lega Nord sul no alla moneta unica, in realtà si è riposizionato a sinistra: vuole i voti dei delusi di Matteo Renzi e del Pd» spiega un senatore democratico che assiste con una certa preoccupazione all’approssimarsi delle elezioni europee del 25 maggio. Del resto, nelle ultime settimane in molti, tra politici e giornalisti, avevano accostato Grillo all’exploit della destra anti europeista francese. Si aspettavano persino un’alleanza transfontaliera. E invece il leader M5s ha spiazzato tutti, appoggiando sul suo blog l’appello di Repubblica “La Svolta autoritaria”, con tanto di foto di Licio Gelli, ex maestro venerabile, tra P2 e massoneria, fantasma indelebile del ventennio berlusconiano. I voti da conquistare, semmai, sono quelli dei delusi del Pd «abbracciato a Berlusconi» come della lista Tsipras.
«La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto. Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione» scrivono tra gli altri Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky e lo stesso Stefano Rodotà. Grillo lo ha spalmato sul suo blog, chiamando il popolo della rete alla rivolta. Luigi Di Maio, parlamentare M5s, lo ha scritto sul Corriere della Sera con una lettera: «La vita parlamentare degli ultimi anni ci insegna poi come una maggioranza parlamentare compatta sia in grado di approvare in pochi giorni anche leggi importanti e contestate dall’opinione pubblica, come nel caso del cosiddetto “lodo Alfano” approvato in soli 20 giorni nel luglio 2008».
Non è una novità che il leader fosse stato criticato pure dai suoi per le critiche al vecchio professore nel maggio dello scorso anno, dopo l’elezione di Enrico Letta alla presidenza del Consiglio e il rinnovo del mandato per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La maggioranza dei parlamentari grillini arriva dall’area di sinistra. E all’epoca, quando Grillo parlò di «un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra», furono in tanti a storcere il naso. Ora festeggiano in tanti, anche perché ritrovano l’area di appartenenza originaria e ritornano a parlare con una fetta di sinistra spesso criticata. L’ex comico genovese, in tandem con il guro Gianroberto Casaleggio, ha avuto un atteggiamento altalenante in questi mesi. Persino il post sulle macroregioni, di memoria leghista, aveva fatto intravedere un avvicinamento alla Lega Nord di Matteo Salvini come di una svolta a destra.
Ma Grillo non ha mai risposto agli inviti del Carroccio. E invece ha subito aperto agli intellettuali di sinistra ripudiati nemmeno un anno fa. È un modo per ricompattare il gruppo, ma anche per riconquistare consensi in un area dove Renzi, grazie a un certo attivismo politico, continua ad affermarsi come indicano i sondaggi. L’aria sta cambiando. Persino Dario Fo, il nobel da sempre vicino ai grillini, è tornato alla base. A dicembre criticò Grillo per le liste di proscrizione sui giornalisti («Non accetto un linguaggio di questo genere»), ora invece si è riallineato spiegando che «Renzi sta imitando il Movimento Cinque Stelle». Manca solo il cantante Adriano Celentano e il gruppo storico degli intellettuali grillini si è riformato.
L’ultimo sondaggio di Emg srl per La7 sulle intenzioni di voto alle europee indica Partito democratico (Pd) al 32,8%; Movimento Cinque Stelle – Beppe Grillo al 21,9% e Forza Italia al 20,08 per cento. E insomma tocca all’ex comico genovese inseguire. Nel frattempo sono iniziate le europarlamentarie. Le polemiche sono all’ordine del giornale. Il clima è esplosivo, anche perché si mormora che in tanti siano vicini soprattutto a Grillo e Casaleggio. Del resto, con più di 5mila candidati, di sicuro saranno in tanti a storcere il naso. Ma il mormorio si è fatto così pressante che è servito un intervento sul blog per sedare le polemiche. «Non sono ammessi dipendenti o collaboratori attuali o ex della Casaleggio Associati» E «ogni candidato potrà liberamente decidere se destinare la sua diaria a un fondo sociale che sarà scelto dal portavoce degli eletti al Parlamento europeo (chi dovesse optare per questa scelta è pregato di inserirla nella propria presentazione)». Per essere precisi e per tenere tutti più compatti.