Da Che Guevara a 24, l’iconografia pop di Metal Gear

In attesa del quinto capitolo

Hideo Kojima è un game designer, uno dei più acclamati e discussi, nonché padre della saga di Metal Gear, una serie di videogiochi che raccontano una storia di spionaggio, politica, guerra e fantascienza lunga decine di anni.

Kojima è un personaggio in grado di saltare senza problemi il solco che passa tra cinema e videogioco, la sua firma è infatti il taglio decisamente cinematografico delle sue opere, che sfociano spesso in lunghe sequenze animate (amate da molti e odiate da alcuni) che raccontano ciò che succede tra i vari momenti in cui è il giocatore a tenere in mano il pad.

D’altronde, non poteva essere diversamente, Kojima stesso non ha mai fatto mistero dell’importanza che il cinema ha avuto nella sua vita, «il 70% del mio corpo è fatto di film» si legge nella sua biografia del suo profilo Twitter.

Questa tendenza, questo grandissimo carico di ispirazioni, influenze, idee e suggestioni si è fatto ancora più grande nella sua ultima opera: Metal Gear Solid V: Ground Zeroes.

Innanzitutto, non è un gioco completo, ma una sorta di prologo, nato per anticipare il titolo vero e proprio Phantom Pain, che arriverà non si sa quando, e questo per certi versi ricorda la narrazione ad episodi che sembra aver contagiato il cinema in questi ultimi anni.

La missione di Gound Zeroes vede il protagonista, Snake, che guarda caso ha una benda sull’occhio come lo Snake (da noi Iena) di Fuga da New York, ma ha una faccia e uno sguardo che ricordano Guevara, con tanto di sigaro, deve infiltrarsi dentro una base americana a Cuba, Camp Omega, per recuperare due prigionieri.

Prima ancora di iniziare a giocare, ci attende una sequenza animata di una decina di minuti in cui regna un piano sequenza ricco di suggestioni, in cui i movimenti di camera ricordano in tutto e per tutti quelli di una steadycam. Pioggia, incessante, fari, e una base americana che, anche se il gioco è ambientato negli anni ’80, ricorda in tutto e per tutto la Guantanamo di oggi, con tanto di divise arancioni e prigionieri incappucciati e in sotto fondo Here’s to You, pezzo di Morricone scritto per Sacco e Vanzetti, se non è cinema questo!

Tanto per dare un ulteriore tocco Hollywoodiano, a doppiare Snake c’è Kiefer Sutherland, che ogni tanto piazza qua e la alcune delle sue battute più famose di 24.

Un inizio cupo, in totale contrasto con i temi eroici ed epici, ma spesso anche ironici, che di solito hanno contraddistinto la saga, che forse vogliono ricordarci quanto il mondo sia cambiato nel corso di questi anni.

Finita la scena iniziale, di fronte a noi si sviluppa un gioco totalmente aperto, in cui dovremo infiltrarci dento Camp Omega nel modo che preferiamo, cercando ovviamente di farlo nel modo più silenzioso possibile.

Il gioco in sé è abbastanza breve, e questo ha scatenato le ire dei giocatori, visto che viene venduto a un prezzo un po’ troppo alto per ciò che offre, ma getta senza dubbio le basi per un seguito imperdibile, ancora più ricco di momenti da ricordare, con un finale drammatico e che capovolge totalmente le premesse iniziali.

Tuttavia, per quanto breve sia, Ground Zeroes rimane un prodotto emozionante, coinvolgente, in cui si mescolano inquadrature rubate al Western e ai film di guerra con citazioni più o meno volute di film totalmente diversi (giocatelo, guardatevi come muore Ripley in Alien 3 diteci se non trovate alcune similitudini con una scena verso la conclusione), un prodotto che forse non comprerete subito, ma che un buon amante di cinema e videogiochi non dovrebbe farsi scappare.

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