C’è una valanga di indagati e condannati in arrivo nel Parlamento di Strasburgo. A portarli nell’arena politica europea è l’Italia, con i suoi partiti che il prossimo 25 maggio candideranno diversi esponenti che hanno avuto (o hanno) problemi giudiziari sulle spalle. Ma non c’è solo questo dettaglio da casellario giudiziario a fare da contorno a elezioni dove il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo conta di superare Silvio Berlusconi e tallonare Matteo Renzi. Sia nel Partito democratico come in Forza Italia o in Nuovo Centrodestra si rivedono nomi di politici ormai stagionati o ministri messi in lista come specchietto per le allodole e raccogliere voti. Perché il punto è in fondo quello: trovare abbastanza preferenze per entrare in Europa a costo di «candidare un impresentabile» o anche chi in Europa poi non ci andrà mai. Il caso che riassume tutte le criticità di questa corsa elettorale è senza dubbio il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano. In due circoscrizioni Nord Ovest e Centro, gli alfaniani schierano il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e quello alla Sanità, Beatrice Lorenzin. Dovranno fare da semplici «collettori» di voti, perché con tutta probabilità, a meno di colpi di scena, non accetteranno il posto in europarlamento lasciando lo scranno a qualche collega.
I sondaggi di Ncd sono molto bassi, il rischio, con il sistema delle preferenze, di non superare la soglia di sbarramento del 4% è concreta. Sarà anche per questo che Nuovo Centrodestra ha dovuto pescare un po’ dappertutto, digerendo le candidature di diversi indagati o condannati. La posizione di Lupi nell’ultima inchiesta per i presunti abusi del porto di Tempio Pausania è stata archiviata. Ma c’è comunque Guido Podestà, attuale presidente della provincia di Milano, sotto inchiesta per le firme false sulla candidatura di Formigoni nel 2010 in Lombardia. E poi c’è Lorenzo Cesa, braccio destro di Pier Ferdinando Casini, già toccato in passato da condanne giudiziarie e ora travolto dall’inchieste sulla tangenti Finmeccanica. C’è poi Giuseppe Scopelliti, da poco condannato a 6 anni di reclusione, non ancora formalmente dimesso da presidente della regione Calabria.
A chi domanda a «Peppe Dj» (suo vecchio soprannome) se ha scelto di candidarsi per ottenere l’immunità lui risponde serafico: «Qualche cattivello dice che io vado a prendermi l’immunità, ma io mi candido per dare un contributo al Sud, alla mia Calabria». Lo sosteneva anche l’ex presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni prima di candidarsi al Senato, con le indagini della procura di Milano alle porte: a quanto pare il Celeste avrebbe voluto correre per l’Europa ma sarebbe stato fermato dai colleghi Oltre a Cesa e Scopelliti, trova posto in lista, al numero due circoscrizione Sud anche Massimo Cassano, già sottosegretario al ministero del Lavoro, grande raccoglitore di preferenze, legato alla potente famiglia Degennaro di Bari (ha sposato una figlia, ndr), travolta da indagini e inchieste.
Altro indagato di Ncd è Paolo Romano, presidente del consiglio regionale della Campania, colpito insieme a molti altri, a destra e sinistra, dalle inchieste su rimborsopoli. Come lui pure Nicola Caputo del Partito democratico, presente nelle liste del partito di Matteo Renzi, sempre in circoscrizione Sud. La storia di Caputo è particolare, ricorda quella di Francesca Barracciu, indagata in Sardegna, non candidata a governatore e poi ripescata come sottosegretario ai Beni Culturali. Anche Caputo fu bloccato alle elezioni politiche del 2013 per un’indagine di peculato. Poi vinse le primarie e ora ritorna a sopresa, a quanto pare, per garantire una rete di voti a Pina Picierno, la capolista piddina. Tra le fila del Pd spicca anche il nome di Giuseppe Ferrandino, attuale sindaco di Ischia, indagato nel 2013 per falso e abuso d’ufficio con un danno erariale da 1 milione di euro.
Forza Italia non è da meno. Raffaele Fitto, capolista al Sud, è stato condannato per corruzione nel 2013 in primo grado a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Ma anche lui porta voti, da ex presidente della regione Puglia. Così come ne porta Clemente Mastella, reduce da diverse inchieste negli anni passati e da poco di nuovo rinviato a giudizio per associazione a delinquere. In Forza Italia c’è pure Aldo Patriciello, re delle preferenze in Molise con due condanne passate in giudicato in Cassazione, una per finanziamento illecito, l’altra «per aver attivato un nuovo impianto di bitumazione senza la prescritta autorizzazione alle emissioni». Ce n’è pure per Fratelli d’Italia, con Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, titolare di un buon bacino elettorale, ma indagato da qualche mese per finanziamento illecito ai partiti. Sotto inchiesta è pure Davide Vannoni, l’inventore del metodo Stamina, rinviato a giudizio per tentata truffa nella procura di Torino. Come dare torto al partito di «Io Cambio» dell’ex Lega Nord Angelo Alessandri: Vannoni da solo vale il 2% dei sondaggi.