Portineria MilanoGli arresti farsa che affossano il vero autonomismo

Serenissimi

Quasi vent’anni e non sentirli. L’indipendentismo veneto ritorna di attualità dopo la raffica di arresti e indagini della procura di Brescia su più di cinquanta persone, accusate di eversione e terrorismo. Era già da qualche anno tornato alla ribalta, tra la crisi economica, le piccole e medie imprese che chiudono ogni giorno, le partite Iva in difficoltà e un malessere contro lo Stato centrale sempre più vivo. Stava trovando eco la spinta indipendentista negli ultimi giorni, soprattutto dopo il referendum online e il passaggio in consiglio regionale del Veneto del progetto di legge per il referendum (reale) sull’indipendenza. Dettagli forse, che passeranno in secondo piano, perché ora a finire sui giornali è ben altro, le polemiche, le armi e i presunti progetti terroristici in contrasto contro l’indipendentismo pacifico che in tanti sostengono da Venezia a Verona fino a Padova. Finiscono in carcere gli ex serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin, più qualche imprenditore simpatizzante, tra questi Roberto Bernardelli proprietario dell’Hotel Cavalieri che ha ospitato spesso manifestazioni di estrema destra. Gianluca Marchi un giornalista del quotidiano on line L’Indipendenza viene indagato, ci sono poi un paio di cacciatori accusati di detenzione di armi, ma a quanto pare tutte regolarmente detenute.

Allo stesso tempo tanti nomi tornano alla ribalta. Il procuratore che ha indagato a Brescia è Tommaso Bonanno, ma tra le righe s’intravede la mano di Guido Papalia, storico pm nemico del Carroccio. Torna Umberto Bossi, l’anziano e acciaccato leader leghista («Vogliono fermarci» dice), ritorna la Lega Nord di Matteo Salvini a sostenere un movimento che da più di dieci anni viveva lontano da una collocazione politica con i partiti, deluso dalle false aspettative create (anche) dal Carroccio in questi anni. Gli stessi indagati e arrestati lo dicono tra loro al telefono come si legge nelle intercettazioni: «Dal 1997 ad oggi nessuno è riuscito a raggiungere un risultato utile con i soli metodi politici». Volevano qualcosa di nuovo, un colpo di scena che facesse presa sull’opinione pubblica, ma c’è ancora da capire cosa fosse esattamente «l’avventura» o «il piano eversivo» di cui parlano i magistrati. In rete circola persino la foto di un trattore travestito alla bene e meglio da carroarmato, più simile a un carro di carnevale che a qualcosa di pericoloso, lontano ricordo di quello che gli storici Serenissimi portarono il 9 maggio del 1997 sotto il Campanile di Venezia. Ci sono le intercettazioni, tra salame, bevute e dinamite. Ci sono pranzi su pranzi o i riferimenti alla battaglia di Lepanto del 1571. C’è chi voleva entrare con un caterpillar dentro una sede di Equitalia prima delle elezioni, chi aveva comprato un’arma semiautomatica: c’è chi si paragona al film “Vogliamo i Colonnelli” con Ugo Tognazzi, quasi a ironizzare su tutto questo strambo progetto «terroristico».

Ordinanza Serenissimi 2014

Secondo il gip, che ha firmato l’ordinanza, «erano pronti a una deriva violenta per una rivolta popolare in armi», con una «iniziativa eclatante» da mettere in atto a ridosso delle elezioni europee di fine maggio. A quanto, pare, l’idea era quella di entrare con un automobile dentro una sede di Equitalia e uscirne dalla porta posteriore. Non è chiaro come, né se fosse proprio questo uno dei gesti eclatanti, ma secondo i magistrati non avrebbe avuto nulla a che vedere, «quanto a determinazione», con l’esperienza – fallita – dei Serenissimi. A questo si aggiunga che i secessionisti sarebbero stati anche in trattative con la criminalità albanese per l’acquisto di armi leggere. E tra gli obiettivi da raggiungere, «ci sarebbe stata pure la creazione di un ’direttorio’ che avrebbe avuto il compito di negoziare con lo Stato italiano per ottenere la secessione del Veneto». Nelle intercettazioni ne dicono di ogni tipo, poi toccherà ai magistrati valutarne la pericolosità reale, ma spesso sembrano delle chiacchierate al bar davanti a uno spritz.

L’accusa mossa dalla Procura di Brescia è quella di terrorismo (270 bis c.p.). Nel totale gli indagati sono 51 e 33 le perquisizioni che hanno interessato il Veneto. Questi sono i nomi: Flavio Conti, Luigi Faccia, Tiziano Lanza, Giancarlo Orini, Corrado Manessi, Roberto Abeni, Angelo Zanardini, Lucio Chiavegato, Patrizia Badii, Felice Pani, Stefano Ferrari, Franco Rocchetta, Renato Zoppi, Maria Luisa Violati, Erika Pizzo, Maria Marini, Roberto Bernardelli, Elisabetta Adami, Andrea Meneghelli, Luca Evangelista, Corrado Turco, Riccardo Lovato, Michele Cattaneo, Vasco Vertuan, Marco Ferro, Pietro Pastò. Poi sul tappeto rimangono le polemiche. Leonardo Facco, storico indipendentista e giornalista del quotidiano L’Indipendenza, sostiene che «in questo modo si è prestato il fianco allo Stato e ora i giornali parleranno solo di carnevalate, non di una battaglia pacifica che portiamo avanti da anni: fa impressione la casualità degli arresti a pochi mesi di distanza dai referendum indipendentisti in Scozia e Catalogna». 

Facco, che da anni si batte contro lo Stato e la tasse – fu tra i promotori del partito Forza Evasori – lo dice nero su bianco: «Il dato politico è questo, che si rischia di perdere la battaglia del vero indipendentismo». Davide Lovat, ex leghista, autore del libro “Lo Stato dei Veneti”, minimizza: «L’Indipendentismo non si ferma, la Storia è in evoluzione, gli Stati e i confini sono sempre cambiati e sempre cambieranno», considera Lovat. «Per ricostruire uno Stato indipendente e moderno sul territorio dove fu quello antico, bisogna prima ricostruire un immaginario collettivo», aggiunge, «un’identità di sentimenti e di vedute, un patrimonio culturale condiviso che c’è, ma è disordinatamente disperso nella confusione e nell’indistinzione portata dal dominio italiano prima e americano poi». Secondo Lovat «questo sta già succedendo, in modo pacifico il Veneto si sta ribellando».  

E Marchi sul quotidiano on line la spiega così: «Quel che solleva più di un sospetto è la tempistica di questa operazione contro i secessionisti: essa matura dopo il plebiscito veneto che tanta attenzione, soprattutto internazionale, ha richiamato su ciò che sta avvenendo in quella regione; dopo il pronunciamento di ieri della Commissione del consiglio regionale che ha votato il pdl per l’indizione del referendum consultivo sull’indipendenza; nell’anno in cui la Scozia e la Catalogna si apprestano a votare per la loro autodeterminazione; a ridosso di elezioni europee dove il malcoltento e la rivolta verso l’Europa che si è andata configurando sono in continua crescita». Secondo l’ex direttore della Padania: si tratta di «un bel messaggio da parte dello Stato per mandare a dire ai cittadini: guardate cosa succede a tutti coloro che solo immaginano e pensano di ribellarsi all’ordine costituito!». 

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