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Nel cielo di Gotham

Era il mese di maggio del 1939 e una matita avventurosa disegnava l’ombra di un grosso pipistrello nel cielo di Gotham City. Quella stessa notte a New York, un disegnatore di fumetti tracciava per primo il volto di tale Bruce Wayne, noto ai più arditi con il nome di Batman, soprattutto se bardato per bene nel suo costume nero come il buio. Sono passati settantacinque anni e oggi Batman è ancora lì, tra un grattacielo e l’altro, e chissà se la torta stracolma di candeline, finalmente, non lo illuminerà per bene…

Il racconto

IL DIO DEI FUMETTI

Quel mattino la piazza di Olimpia si affollò di buonora, con una fila ordinata che si sviluppava, attorcigliava, inspiralava, turnicava, piroettava, avviluppava, partendo dal portone del palazzo. Quando Zeus si affacciò per sbirciare il tempo che faceva, gli fu subito chiaro che quel giorno sarebbe stato più lungo degli altri e se alla fine avesse piovuto non sarebbe cambiato alcunché.

«Vorrei essere il dio del vino!» Esclamò Dioniso, entrando per primo nella sala, con un succoso grappolo d’uva tra i polpastrelli, da porgere in dono al dio degli dei. Ovviamente ottenne ciò che desiderava, il Dioniso, e i due brindarono all’evento.

«Vorrei essere il dio del tiro con l’arco – borbottò Apollo che, per quanto fosse veloce, arrivò per secondo – e delle arti, della musica, della poesia…» Zeus fece sì con la testa senza nemmeno ascoltare e chiese di far entrare il prossimo.

«Io farei la dea della caccia!» Suggerì Artemide.

«Io il dio di tutti i mari!» Urlò Poseidone, schizzando qua e là.

«Se nessuno vorrà essere dea della saggezza io sarei anche disponibile.» Sussurrò Atena.

Io questo e io quello, ognuno degli dei grandi e piccoli accorsi sulla piazza aveva una richiesta per Zeus, che si era messo in mente di dare un’organizzazione all’Olimpo tutto, con compiti precisi, oneri e onori.

«Chi se non io – affermò Afrodite, con voce suadente – potrà essere dea dell’amore?!» E al sentire quelle poche parole due o tre ragazzine caddero ai suoi piedi, innamorati.

Paziente, Zeus ascoltava tutti e ognuno. Ad alcuni offrì un caffè, ad altri un mirtillo o una coppa di fragole con la panna. Precisi e con bella grafia, gli scrivani annotavano ogni cosa, affinché nulla sfuggisse agli archivi e pure i latini potessero copiare a modo loro, prima o poi.

Con il sole ormai al tramonto e la notte alle porte, Zeus era più stravolto che stanco e fu oltremodo felice di congedare l’ultimo dio, affidandogli non so quale incarico. Poi si fece portare pigiama e pantofole e si preparò per il meritato riposo.

Anzi no.

Nella piazza accorse un ultimo candidato, appena in tempo per mettere il piede nel portone prima che questo gli si chiudesse contro il naso. Sbuffando un po’, Zeus ritardò di qualche minuto l’appuntamento con il materasso e lasciò che quest’ultimo tipo fosse condotto al suo cospetto.

«Dimmi – lo interrogò, guardandolo dall’alto – quale tra gli dei dell’Olimpo vorresti essere, tu?»

«Batman!» Esclamò lui senza esitare un istante, con un’espressione a metà tra il sorriso ed il ghigno beffardo.

«Batman?!» Borbottò Zeus, temendo di aver capito male.

«Batman?!» Ripeterono gli scrivani, non volendo aver capito meglio del loro dio.

«Batman?!» Si sentì riecheggiare lungo le pendici del monte e nelle città della Grecia di quel dì.

«Che roba è, Batman?» Chiese Zeus, incuriosito.

«Batman! – Ripeté il tipo – il dio di tutti i fumetti!»

«Come dio del fuoco ho già nominato un tale Efesto…»

«Ma che centra…! – Si schernì il tipo – Non ho parlato di fumo, bensì di fumetti!»

«Non conosco.» Provò a chiudere il discorso Zeus, ma il tipo non aveva alcuna intenzione di andarsene.

«Peggio per te. – Brontolò – Chissà come avrai fatto a diventare dio degli dei, senza aver mai letto un fumetto…»

«Leggere?» Bofonchiò il dio.

«Sì, leggere e guardare le figure. Il fumetto si che è una roba da dio, credi a me.»

Ci fu un attimo di imbarazzo, che nessuno si era mai permesso di rivolgersi al capo in quel modo, ma il tipo ormai era lanciato: aprì il sacco che portava sulle spalle e rovesciò sul tavolo un bel mucchio di giornaletti colorati, con le pagine a riquadri, qualche GULP e qualche BANG qua e là.

«Prendi.» Offrì il tipo a Zeus. Che non riuscì a resistere alla curiosità e cominciò a sfogliare, pagina dopo pagina, balloon dopo balloon.

Il buio aveva ormai oscurato ogni cosa e a palazzo una sola lucina rimaneva accesa, lassù nella camera del capo, che trascorse la notte intera sveglio a leggere, che a riposare dopo quella lunga giornata ci avrebbe pensato più in là.

Trovando il portone ormai chiuso, il tipo giunto all’ultimo minuto, con la sua bella nomina a dio dei fumetti, pare se ne uscì volando dalla finestra verso la luna.

Pare.

La fotografia

Si chiamava Robert Kahn, ma al mondo è noto come Bob Kane, forse per non far confusione con il Robert Kahn, informatico, che un giorno si inventò il protocollo TCP per trasmettere questo e quello su internet. E non ebbe bisogno del computer, Bob Kane, artista folleggiante di New York, quando spennellò un uomo pipistrello su un pezzo di carta e lo lasciò volare nelle notti viola, tra banditi e grattacieli. Un po’ Zorro e un po’ Dracula, un po’ Superman e un po’ Uomo Mascherato, il suo Batman non ci mise molto a rapire l’attenzione dei più accaniti lettori dei fumetti e da allora molte coste divennero batcose: la batcaverna, la batmobile e tante altre batdiavolerie.

Non fu solo, Kane, nel dare vita al personaggio: Bill Finger, per esempio, ne ideò il costume a dir poco inconfondibile e altri aggiunsero le armi diaboliche o qualche particolare intrigante, ma la DC comics pensò bene di scrivere solo il suo nome come autore e da allora il batpadre di batman è lui e nessun altro, anche quando le storie sono scritte e disegnate da chissà chi.

Il video

 https://www.youtube.com/embed/IFwOS2R9o_8/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Si intitola Strange days ed è un breve cartone animato con Batman a farla da protagonista. Breve, ma non meno intenso e coinvolgente, anzi, con le sue immagini in bianco e nero e le scene più animate del cartone. È un regalo che Bruce Timm ha fatto al suo eroe e a noi spettatori, per i settantacinque anni di avventura. Anzi, per la precisione, settantacinque anni, due minuti e cinquantatre secondi.

La pagina web

Se nella tua mappa non c’è Gotham City, o cambi mappa o clicchi sul sito della DC Comics e ricominci da lì. Subito troverai Batman, ma anche tanti personaggi che in quelle pagine sono di casa. Potrai cliccare qua e là o fermarti a giocare, contro chi, non lo so. Leggerai le ultime novità e vivrai un po’ in quel bel mondo di carta che sono i fumetti. Alla fine continuerai a non conoscere la strada per Gotham City, ma la tua giornata sarà comunque indimenticabile.

Ti consiglio un libro

Frank Miller – Il ritorno del cavaliere oscuro – DC comics

Come spesso accade nei fumetti, quando un personaggio diventa importante sono molte le persone che poi ne scrivono le storie e quelle che disegnano. Tra gli autori di Batman più amati c’è il mitico Frank Miller e tra le sue opere il Ritorno del cavaliere oscuro è quella che non deve mancare nella tua libreria.

Se Batman è Batman un po’ lo si deve anche a questo libro e dopo averlo letto anche le tue giornate non saranno più uguali: saranno delle batgiornate!

I nostri eroi

Il Batman sarà anche il Batman, ma senza il Joker la sua vita sarebbe molto meno avventurosa e le nostre letture a fumetti un bel po’ più noiose. Considerarlo un personaggio secondario sarebbe al limite dell’offensivo e se poi lui se ne avesse a male l’unica sarebbe chiamare Batman in nostro soccorso. E se è vero che il fumetto è il regno delle storie disegnate, nel caso del Joker è stata la faccia ghignante di Jack Nicholson a rendere inconfondibile e immortale il Joker, sugli schermi di tutti i cinema. Anche perché sembra proprio disegnata da un fumettista, la faccia dell’attore, con le espressioni taglienti, gli occhi vispi e il sorriso intagliato. Se poi aggiungiamo che il regista di quel Batman cinematografico fu nientemeno che Tim Burton, ecco che il gioco è fatto. E quando si tratta di giocare, il Joker non perde una partita!

Anche se è nato a fumetti, non sono poche le persone che hanno conosciuto Batman attraverso le immagini della tivù: quei bei televisori di una volta con lo schermo arrotondato e le immagini tutt’altro che accadì. Il telefilm di Batman, realizzato negli anni Sessanta, era infatti un cult tra i programmi da non perdere.

Gli effetti speciali erano fatti in casa e i costumi parevano cuciti dalla nonna per carnevale, ma nessuno ci faceva caso. Batman e Robin erano gli eroi di chi era giovane allora e tutto il resto era magia, comprese le memorabili scazzottate con i cattivi di turno, con doveroso sottofondo musicale e pugni a tempo di rock.

A parte i personaggi nati nel fumetto, come Joker, il Pinguino, l’Enigmista e Catwoman, altri furono ideati appositamente per questa serie, come re Tut, faraone d’Egitto dei tempi moderni, reincarnazione di quel Tutankhamon nel sarcofago.

Il primo Batman cinematografico risale a settant’anni fa, quando il pipistrello fece la sua comparsa sui grandi schermi nientemeno che quindici volte e chissà se alcuni cinema offrirono ai più affezionati una sorta di abbonamento…

L’attore mascherato si chiamava Lewis Wilson ma, al contrario di chiunque altro apparisse in un film, per strada nessuno lo riconosceva, perché senza maschera pareva una persona qualsiasi. Chissà quanti Batman ci sono passati accanto e noi nemmeno lo sappiamo…

In quei film sono molto visibili i problemi di quegli anni piuttosto bui. Si era nel pieno della seconda guerra mondiale, il buono era l’americano e la parte del cattivo la faceva un giapponese. La forza del cinema si rivelò tale, che alcuni personaggi, che il regista decise di rendere un po’ diversi dalla storia a fumetti, furono poi disegnati in un modo più simile a quanto visto al cinema. E tutto sommato è bello, questo continuo salto dalla carta alla pellicola e viceversa, fino ad ottenere un Batman così Batman, che più Batman non si può.

Da quando Batman è diventato lo stesso Batman per tutti non sono stati pochi i film che hanno avuto come protagonista l’uomo pipistrello. E il fatto che sotto il costume ci fossero attori diversi tutto sommato importa davvero poco. Nel film di Tim Burton, nell’Ottantanove, c’era Michael Keaton, mentre sei anni dopo fu il turno di Val Kilmer e nel Novantasette quello di George Clooney.

E non so se, passeggiando per le strade di Hollywood, sarei più felice di incontrare gli attori o il personaggio, per farmi un selfie indimenticabile, anche se il selfie del secolo sarebbe con Keayon, Kilmer e Clooney tutti insieme e me o te nella parte del Bat.

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