Addio Silvio Berlusconi, pronto giovedì 10 aprile a scontare la condanna per frode fiscale nell’inchiesta Mediaset. Ma addio pure alle toghe rosse, a quella Magistratura Democratica che l’ormai ex Cavaliere ha spesso accusato di ogni nefandezza, definendo gli appartenenti a questa corrente dei magistrati come «toghe politicizzate», «sostenitori delle Brigate Rosse», organizzate «per scalare potere, ruoli e posizioni». Caso vuole che a vent’anni di distanza dalla discesa in campo del Cavaliere, nei giorni in cui il berlusconismo vive i suoi giorni più difficili e bui, dopo una battaglia decennale proprio con la magistratura, anche quelle toghe di «sinistra» stiano vivendo il loro crepuscolo, dopo una tornata elettorale che ha visto la sconfitta persino di un magistrato capace e stimato come Giuseppe Cascini.
A dimostrarlo sono infatti i risultati delle ultime elezioni primarie dell’Associazione Nazionale Magistrati (qui si possono vedere gli esiti), le consultazioni per la selezione dei candidati togati alle elezioni per il nuovo consiglio superiore della magistratura che scadrà il prossimo 8 luglio. Md, dilaniata all’interno dopo l’addio di Giancarlo Caselli, era già confluita, insieme con l’altra corrente di sinistra, In Movimento, in Area, la «cosa», come l’avevano soprannominata alcuni, che avrebbe dovuto confrontarsi alla tornata elettorale, arginando i moderati di Unicost e la destra di Magistratura Indipendente. In realtà Md e In Movimento hanno vissuto sempre di luce propria, non sciogliendosi mai l’una nell’altro e di fatto scontrandosi più volte, come accaduto pure in questa campagna elettorale.
La consultazione ha avuto successo. Ha partecipato più dell’80% (81,38 per l’esattezza, ndr), dei magistrati con diritto di voto, per cui i candidati che hanno prevalso saranno quelli che saranno poi scelti per il Csm. A vincere è stata in particolare Magistratura Indipendente, sigla sindacale dei magistrati, considerata di destra, tornata alla ribalta nelle ultime settimane per la polemica tra il pm di Milano Alfredo Robledo e il capo della procura meneghina Edmondo Bruti Liberati, storico leader di Md. Per la categoria giudici di merito, appunto, il più votato è stato Claudio Galoppi di Milano, con 657 voti, di Mi, considerato vicino a Comunione e Liberazione. Poi si piazza come secondo Cananzi Francesco di Unicost con 642: per trovare il primo di Md bisogna andare a Piergiorgio Morosini con 460 voti. Come spiega una toga fuori dai microfoni, anche se la storia associazione di magistrati ha avuto più voti, il risultato «ha dimostrato il frazionamento al suo interno» e la chiara intenzione dei magistrati di «affidarsi a un sindacato più concreto e meno politicizzato come quello di Mario Pagano».
Anche per i pubblici ministeri di legittimità il discorso non cambia: la spuntano Unicost e Magistratura Indipendente. E qui va aperta una piccola parentesi. Perché sui pm Md aveva puntato tutto su Giuseppe Cascini, magistrato molto stimato nell’ambiente. La speranza è che tutti i voti sarebbero confluiti su di lui, mentre alla fine In
In Movimento ha candidato altri due nomi, Ardituro Antonio e Fabio Napoleone, che alla fine hanno avuto la meglio. La sconfitta di Cascini non è stata digerita tra i magistrati di Area, tanto che nella mailing list infuocate che in questi giorni corrono di computer in computer, c’è chi ha contestato persino il metodo dell’elezione. «Come Berlusconi» spiega un ex toga che vuole mantenere l’anonimato «Non solo sono divisi in correnti come i partiti, ma si mettono pure a discutere i regolamenti di elezione e i patti non rispettati, confermando così la loro anima correntizia per il semplice spartimento degli incarichi».
Il declino di Magistratura Democratica arriva da lontano. E segue le polemiche che si sono concentrate nell’ultimo anno sulle correnti tra le toghe. Nel 2010, in seguito all’ennesimo insuccesso elettorale in vista delle elezioni del Csm con la perdita di un rappresentante su quattro, il congresso aveva provato a porre rimedio a una perdita di credibilità ormai inarrestabile. C’è chi aveva cercato di arginare l’ideologizzazione del gruppo, ma senza successo. Così nel 2011 Md ha persino perso le elezioni del consiglio giudiziario di Milano, roccaforte storica dove nel 2010 arrivò un leader storico come Bruti Liberati. I seggi di Md passarono da 8 a 5, quelli di Magistratura indipendente da 1 a 4, mentre Unicost confermò i 5 posti.
Il problema vero, «lo scandalo da cui Md non si è mai risollevata è però un altro», confermano alcune toghe. Quando una mail di un esponente ben noto di Md all’interno del consiglio superiore della magistratura, ovvero Francesco Vigorito (componente della prima e presidente della settima commissione del Csm), ammise esplicitamente che nelle nomine per gli incarichi direttivi a pesare erano non tanto le qualità, l’esperienza, il curriculum dei candidati, ma la loro appartenenza correntizia. Bastò un click per la diffusione del ragionamento di Vigorito alle mailing list interne alla categoria, per spaccare ancora di più un gruppo che continua a perdere esponenti di primo piano che hanno fatto la storia di Md. L’ultimo è stato Caselli, ma pure Antonio Ingroia criticò con durezza le prese di posizioni di una categoria, quella delle «toghe rosse» che oltre a non contare più adesioni o rinnovamento, ormai è sempre più dilaniata e dal peso elettorale sempre più irrisorio.