“Singapore Connection”, il calcioscommesse è globale

“Singapore Connection”, il calcioscommesse è globale

Giovedì 23 aprile: le autorità finlandesi diffondono la notizia dell’arresto di Wilson Raj Perumal, cittadino singaporiano, avvenuto una settimana prima.

Insieme a Tan Seet Eng, arrestato a Singapore nel settembre 2013, Wilson è uno dei due “uomini d’oro” del calscioscommesse mondiale, un esponente di spicco della gang che da Singapore è stata capace di truccare partite di calcio in giro per il mondo, incluso il campionato italiano, guadagnando milioni e milioni di dollari.

Ma l’arresto di Wilson, ex pentito, è davvero la fine della gang del calcioscommesse? E quali sono i rischi per i Mondiali di Brasile 2014? Pubblichiamo un estratto da Singapore Connection- Caccia ai boss del calcioscommesse mondialeun reportage in forma di ebook scritto da Gianluca Ferraris e Antonio Talia, pubblicato dall’editore digitale Informant e scaricabile su tutti gli store online. 

Il 17 settembre 2013 la polizia di Singapore arresta 14 persone accusate di costituire un’“associazione internazionale estremamente organizzata, capace di truccare partite di calcio su scala globale”. Tra loro, c’è Tan Seet Eng, presunto capo della gang. Ma l’operazione scatta anche con una tempistica estremamente sospetta, proprio nelle stesse ore in cui in Australia scoppia una Calciopoli locale dalle dimensioni mai viste in questo continente: tra il 15 e il 16 settembre la polizia dello stato del Queensland arresta otto giocatori e il coach del club Melbourne Southern Stars insieme a un intermediario malese, tutti accusati di avere truccato numerose partite della stagione appena trascorsa, un affare che avrebbe fruttato alla gang 1,7 milioni di dollari australiani (oltre un milione di euro). Tre giocatori britannici della squadra sono fuggiti qualche giorno prima degli arresti e risultano ricercati dalla polizia australiana.

E con chi era in contatto nelle ultime settimane l’intermediario malese Segaran “Gerry” Gsubramaniam?

Colpo di scena: con Wilson Raj Perumal.

Con il “pentito” Wilson Raj Perumal.

Con il “pentito eccellente” Wilson Raj Perumal, che per qualche giorno, dal programma protezione testimoni, ha postato sul suo account Facebook numerose foto nuove che lo ritraggono mentre si dà alla bella vita per le strade di Debrecen, Ungheria.

Nelle immagini Wilson appare ringiovanito, come qualcuno che è tornato a fare il lavoro per il quale è nato dopo un lungo periodo di inattività: una foto lo ritrae mentre acquista una nuova moto, un’altra in discoteca con una bella ragazza del luogo, un’altra mostra addirittura un bonifico multimilionario effettuato nel 2001 presso la Financial Bank of Togo a nome di tale “Engr Amar Jalil Rengayan”, che risulterebbe uno pseudonimo dello stesso Wilson.

L’iperattività online di Wilson si spegne improvvisamente come si era attivata sabato 14 settembre, 24 ore prima degli arresti in Australia e meno di 72 ore prima dell’operazione Singapore che mette alla sbarra il suo ex-socio e capo Tan Seet Eng. Nick Miller corrispondente dall’Europa per Sydney Morning Herald, cerca di rintracciarlo telefonicamente, ma l’ultimo numero di cellulare del match-fixer tamil risulta irraggiungibile. La polizia ungherese sostiene di non essere a conoscenza delle accuse mosse a carico di Wilson dagli investigatori australiani.

In quelle ore Wilson potrebbe essere riuscito a fuggire alla polizia ungherese, mettendo a segno l’ennesimo capolavoro di quello che ormai sembra a tutti gli effetti uno dei maestri della truffa della sua epoca: far finire dietro le sbarre l’avversario Tan Seet Eng con la mano sinistra a Singapore, mentre la mano destra completa l’ennesima combine in Australia e rastrella una somma milionaria necessaria a sparire.

Forse il vero Keyser Soze, dopotutto, è Wilson Raj Perumal.

Forse tutta la vicenda del calcioscommesse globale di questi ultimi anni può essere letta come un duello a distanza tra Tan Seet Eng e Wilson Raj Perumal, i gemelli del Kelong Duo, due personaggi diversissimi che il destino ha fatto incontrare, unire e scontrare in condizioni irripetibili garantite da un luogo unico come Singapore, mentre puntate vertiginose continuano ad accumularsi senza sosta, ogni minuto, attraverso terminali sparsi in tutto il pianeta. Tan Seet Eng, il gelido contabile che – secondo qualcuno che lo conosce bene – in certi momenti si può infuriare fino a perdere la ragione, tanto che uno dei soprannomi che nessuno osa proferire nel giro è “Dan Ah Blur”, “Dan-che-vede-rosso”, in singaporiano.

Wilson Raj Perumal, lo scommettitore compulsivo capace di dominare l’irrazionalità, che forse ha giocato bene una nuova puntata, o forse – se si trova ancora in Ungheria – dovrà presto rispondere anche di quest’ultimo azzardo in Australia.

Carta vince, carta perde. I Mondiali di Brasile 2014 si avvicinano giorno dopo giorno, e se i fatti dimostreranno che Tan Seet Eng e Wilson Raj Perumal sono davvero fuori dalle combines, probabilmente, in questo stesso momento, da qualche parte, c’è un oscuro personaggio pronto a prendere il loro scettro. Chris Eaton, l’ex security manager della Fifa, e Declan Hill, il reporter che ha trascorso cinque anni a indagare sul fenomeno, hanno già lanciato l’allarme su questo fronte. Ma nessuno, ancora una volta, sembra averli presi troppo sul serio.

Dice il criminologo Mark Findlay: “La vera domanda è: se il crimine è diventato globalizzato a questi livelli, che cosa stanno facendo gli Stati nazionali per dare una risposta a tutto ciò? E la risposta è che stanno facendo molto poco. Impedire alla gente di scommettere è esattamente come proibire loro di bere birra. Se analizziamo le condizioni perfette di Singapore, la costituzione dei pacchetti finanziari delle scommesse che abbiamo esaminato, la raccolta dei fondi e la loro vendita, alla fine arriviamo alla tragica consapevolezza che tutto ciò sia praticamente impossibile da controllare. È uno schema di investimento, lo possiamo spiegare con gli con gli stessi meccanismi dello stock market. È un cattivo business? No, perché è estremamente redditizio. È un business malvagio? Sì, assolutamente, perché rovina i sogni di ragazzini di dieci anni e ci priva di un piccolo, legittimo piacere: assistere a una partita di calcio e scommettere su chi vincerà, senza che la nostra fiducia venga tradita”.

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