Artistotele sogna un piatto di pasta e una brioche all’uvetta che gli dicono di sposarsi. Mata Hari e Alonso (sì, il pilota) fanno aerobica assieme, mentre Leonardo mi chiede se c’è del cibo cinese. In televisione, un elegantissimo Shakespeare inaugura un negozio di vestiti durante l’edizione quotidiana del telegiornale, che conduco personalmente.
No, non ho improvvisamente cominciato a leccare ranocchie sudamericane, sto semplicemente passando il pomeriggio sull’ennesima pazzia Nintendo, Tomodachi’s Life.
Definire questo gioco è francamente complesso, è qualcosa che va a metà tra The Sims, il Tamagochi e una collezione di mini giochi e attività, che vanno dal riconoscere un piatto in una immagine molto pixelata al farsi le foto in vacanza. Tutto si svolge su un’isola in cui col passare del tempo, e al verificarsi di determinate condizioni (tipo avere almeno 4 donne sull’isola) compaiono alcuni edifici in cui poter comprare oggetti, arredamento o cibo, e altri in cui far giocare i personaggi, farli conoscere tra di loro e intrecciare relazioni. Chiunque potrà visitare la vostra isola, personaggi famosi, amici, colleghi, parenti. L’unico limite è la vostra pazienza nel crearli, anche se volendo potrete scansionare il codice QR dei personaggi creati dagli amici per ottenerli subito.
Lo scopo del gioco è nobile quanto complesso: la felicità. Ogni personaggio è infatti definito da un ricco elenco di gusti, inclinazioni, odi e pulsioni, che ne determineranno il carattere, e starà a noi decidere se assecondarlo o rendere la sua vita un inferno.
Volendo i personaggi potranno diventare amici in maniera spontanea, o odiarsi cordialmente, potranno persino innamorarsi, sposarsi e avere dei figli. Questa cosa tra l’altro ha generato un certo imbarazzo in Nintendo, perché non è possibile far sposare tra loro due persone dello stesso sesso, a meno che non si verifichi un determinato bug del gioco o non si vesta un uomo da donna o viceversa. In teoria non ci sarebbe nessun problema, Nintendo è libera di fare come crede nel proprio gioco, solo che quando la compagnia ha definito “un errore” questa possibilità, forse non ha usato le parole più indicate.
L’esperienza di Tomodachi’s Life è strana, perché più che un videogioco vero e proprio è un esercizio di surrealismo, una sorta di capsula di Petri in cui si agita una vita del quale sarete voi a decidere le sorti, in cui si va avanti per il puro gusto di sapere cos’altro si sono inventati gli sviluppatori, e, credeteci, solo Nintendo poteva pensare un gioco così, e solo Nintendo aveva le idee e la pazzia necessarie per realizzarlo.
Può capitarvi di vedere i personaggi che cantano un musical in vostro onore, dover giocare a un vecchio gioco di ruolo in stile Final Fantasy in cui lotterete contro un enorme cheeseburger, partecipare a una gara in cui Leonardo da Vinci, Beethoven e Gesù corrono vestiti da lumache, e questo solo nelle prime due ore di gioco.
In fondo è per questo che amiamo la grande N, se da una parte è una delle compagnie più tradizionaliste e protezioniste che vi possano essere, perennemente ancorata ai suoi marchi e alla propria filosofia, dall’altra è una delle poche a tentare vie che escono dall’usuale e dal già visto.
Tomodachi’s Life , con le sue stranezze, la sua mancanza di veri obiettivi, il suo lasciare al caso e alla vostra volontà le redini del gioco, non è solo un semplice passatempo di qualche ora, è un grido di libertà rispetto ai giochi tutti uguali, idee tutte uguali e un mercato in cui è vietatissimo sbagliare qualcosa e uscire dal già visto e già sperimentato.
Il gioco completo uscirà a giugno, quindi non possiamo neanche immaginare da cui a due mesi cosa potrebbe diventare. C’è il serio rischio che diventi una delle cose più divertenti da fare con un Nintendo 3DS in mano.