Se nel 1994 fu «costretto» a scendere in politica «per non finire in galera» – come raccontarono due giornalisti come Enzo Biagi e Indro Montanelli, ora per Silvio Berlusconi il «carcere» potrebbe essere sinonimo di salvezza, soprattutto elettorale, unico modo per rialzare una campagna elettorale che stenta a decollare, con lo spettro di Forza Italia ferma al 15% alle europee. È questo il paradosso che attanaglia le giornate dell’ex Cavaliere a tre settimane di distanza dall’apertura delle urne e a una dall’inizio del lavoro da infermiere nella casa di riposo per anziani di Cesano Boscone.
I sondaggi della fedele Alessandra Ghisleri di Euromedia Research danno gli azzurri in caduta libera. A gettare sconforto sono poi le giornate di Villa Certosa. Se un tempo si faceva a gara a farsi invitare alla corte di Silvio per udienza, ora sono in tanti a trovare scuse per evitare di incontrarlo. Circondato dai falchi che gli chiedono di alzare i toni contro i magistrati, Berlusconi si ritrova così a dover trovare il coup de theatre per rialzare l’asticella del consenso, cercando di riavvicinarsi al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, che i sondaggisti danno stabile intorno al 25 per cento.
Nasce da queste preoccupazioni l’esigenza di trovare «una sorpresa» per il finale della campagna elettorale. E la mossa sarebbe in sostanza questa: un attacco frontale nei confronti della magistratura tale da provocare la revoca della misura alternativa dopo la condanna per frode fiscale, cioè l’affidamento ai servizi sociali. L’ex Cavaliere, secondo quanto filtra da Arcore, avrebbe in mente di tenere un comizio dove snocciolare i nomi dei magistrati che in questi anni lo hanno perseguitato, nominandoli uno a uno, raccontando particolarità e scheletri nell’armardio. Tra i falchi «il sogno» sarebbe un arresto durante un comizio, magari vietato dal tribunale di sorveglianza. Ogni occasione è buona, in sostanza. Ogni incidente potrebbe essere quello decisivo per accendere la miccia.
Del resto, le due pagine del giudice di sorveglianza Beatrice Crosti di mercoledì 30 aprile – con cui sono state respinte le richieste del condannato di richiesta di partecipare a trasmissioni tv e manifestazioni elettorali fuori dallo schema deciso dal tribunale – parlano chiaro. Berlusconi non è «meritevole, allo stato, di nessuna autorizzazione volta ad ampliare i limiti della misura alternativa in corso». E come scrive il sostituto Alfonso Lamanna, che ha motivato il parere negativo, «la condotta di Berlusconi post affidamento si sta avvicinando sempre più a una richiesta di revoca da parte di questo ufficio, e pertanto i suoi spazi di manovra pubblici devono essere contenuti nei limiti già fissati in ordinanza, ad oggi mal utilizzati».
Nel caso in cui il leader di Forza Italia dovesse alzare troppo il tiro si potrebbero aprire persino le porte del carcere, anche per pochi giorni, ma sarebbe la punizione per non aver «compreso la portata e il significato giuridico quale modalità di esecuzione della pena in alternativa alla detenzione carceraria». Poi scatterebbero i domiciliari, ma in prima battuta potrebbero aprirsi le porte di una cella. E a quel punto, di fronte all’arresto di un uomo di 77 anni, si potrebbe innescare nell’opinione pubblica «quel referendum su Berlusconi» che ha permesso all’ex presidente del Consiglio di vincere diverse volte le elezioni o almeno di recuperare terreno e pareggiare.
Si mormora che in caso di arresto l’ex Cavaliere potrebbe recuperare fino a 5 punti percentuale. Potrebbe essere quello che manca alla campagna elettorale. Perché il vero timore di Berlusconi è che dopo queste elezioni la frana dentro a Forza Italia possa ampliarsi sempre di più. Se gli addii di Paolo Bonaiuti e le critiche di Sandro Bondi, come dei tanti ras delle preferenze, hanno creato malumore ad Arcore, sono i veleni sugli azzurri che attraversano il Nuovo Centrodestra ad alimentare nuovi malumori. Circola voce che in caso di un tracollo azzurro e di un partito di Angelino Alfano al 7% potrebbero esserci altre uscite eccellenti dal gruppo berlusconiano. «Sono già pronti a bussare alla porta il 26 maggio» sono convinti dentro il nuovo partito di centrodestra.
L’inizio del crollo definitivo, insomma, spaventa non solo i falchi ma pure lo stesso Berlusconi. A questo punto meglio provare il tutto e per tutto. Caso vuole che nel caso in cui la situazione dovesse precipitare a gioirne potrebbero essere i nemici storici dell’ex Cavaliere. Su Micromega, Paolo Flores D’Arcais, ha lanciato una raccolta firme che è già arrivata a 13mila preferenze che chiede la revoca dei servizi sociali: «Non revocarla immediatamente» scrivono i firmatari «diventa ora un affronto alla legge eguale per tutti, visto che il reo Berlusconi Silvio sta utilizzando quotidianamente il privilegio che gli è stato concesso per infangare le istituzioni, insultando come golpisti i magistrati che lo hanno condannato, e come torturatori quanti stanno cercando di assicurare alla giustizia il suo degno compare Dell’Utri, o addirittura per insultare un intero popolo con la speranza di un lurido tornaconto elettorale». Per una volta, forse, falchi e magistrati potrebbero trovarsi d’accordo.