Ai tempi di Achille Occhetto l’avevano ribattezzata la piccola Atene. Paragone impegnativo. Omaggio al carattere colto e filosofeggiante dei suoi illustri ospiti, ma anche alla piccola piazza Magenta nel suggestivo borgo medievale. Per tutti, l’agorà. La leggenda vuole che sia stato proprio il segretario del Partito comunista a elevare Capalbio sulla ribalta nazionale. Era la fine degli anni Ottanta. Paparazzato mentre si scambiava tenerezze con la moglie nella sua abitazione maremmana, le immagini finirono sulle pagine del Venerdì di Repubblica.
Simbolo delle élite radical chic, rifugio neanche troppo segreto di tanti esponenti della sinistra italiana, negli anni la splendida cittadina toscana si è trasformata nella vetrina bipartisan della classe politica in vacanza. Oggi i suoi invidiati paesaggi fanno da cornice a un’incredibile campagna elettorale. In assenza del centrodestra – non pervenuto – il Partito democratico si spacca e raddoppia. Sostenuto dall’intera coalizione, a fine maggio il sindaco uscente di Capalbio sfiderà il suo ex vicesindaco. Responsabile di aver interrotto anticipatamente l’ultima amministrazione e allontanato dal partito per punizione. Sullo sfondo, come ormai accade in quasi tutta Italia, l’incognita grillina. Un candidato a Cinque Stelle alla prima prova del voto.
All’ombra della rocca aldobrandesca si consuma lo scontro. Il primo cittadino uscente si chiama Luigi Bellumori, dipendente di banca. Il suo avversario è Settimio Bianciardi. In paese ricordano ancora lo strappo dello scorso autunno, quando il vicesindaco, seguito da quattro consiglieri di maggioranza e dall’opposizione, si dimise condannando l’amministrazione alla decadenza. A distanza di mesi i due continuano ad accusarsi a vicenda. Bianciardi racconta di aver abbandonato il Comune per denunciare le incapacità del collega, colpevole di aver disatteso il programma elettorale. «Anche fosse così – sorride amaro Bellumori – lui da vicesindaco avrebbe le sue responsabilità. Dove è stato in tutti questi anni?». Il seguito è storia recente. Il partito si schiera con il sindaco, Bianciardi è allontanato e non gli viene permesso di rinnovare la tessera. «Il nostro è un partito serio – conferma Marco Donati, segretario del Pd locale – chi non rispetta le regole deve assumersi le sue responsabilità».
Mentre tra costa e colline si infittiscono gli appuntamenti elettorali, sul litorale oltre l’Aurelia si aprono i primi ombrelloni. Non fa eccezione l’Ultima spiaggia. Nulla di apocalittico, il nome rimanda piuttosto a un confine geografico. L’ultimo lembo di terra toscana prima di entrare nel Lazio. Più che un arenile è un’istituzione. Per anni i cronisti dei principali quotidiani sono venuti qui per raccontare le gesta balneari dei vari Alberto Asor Rosa e Achille Occhetto. E poi la famiglia Rutelli, Chicco Testa, Claudio Martelli… Dei reportage sulla sabbia scura di questo tratto del Tirreno sono pieni i cassetti delle redazioni.
L’Ultima Spiaggia (dal sito dello stabilimento)
È il volto celebre di Capalbio, quello che finisce sempre sulle pagine dei giornali nazionali. In paese li chiamano “i villeggianti”, spesso con tono velatamente sprezzante. Chi vive di turismo non si lamenta, la tradizionale invasione estiva rappresenta una delle principali voci dell’economia locale. Tanti altri non sono d’accordo. Con il tempo assieme alla popolarità del borgo è cresciuto anche il costo della vita. Negli ultimi anni, ad esempio, i prezzi delle case sono aumentati a dismisura. «Vuole la verità? Di tutti questi politici che vengono in vacanza, al capalbiese medio interessa il giusto» racconta schietto uno dei quattromila che vive qui anche d’inverno. «Siamo gente che va a caccia, ci piace stare in compagnia, mangiare e bere con gli amici». Dei volti noti che passano l’estate tra cene nei casali e sdraio in spiaggia, importa poco e niente. Inutile dirlo, Capalbio è molto altro. La maremma, terra aspra e orgogliosa. Colori e paesaggi unici. Cinghiali, butteri, cavalli.
Politicamente, la città è stata quasi sempre in mano al centrosinistra (anche se nel 2004 qui vinse una lista trasversale). La prossima tornata elettorale non farà eccezione. Con il sindaco uscente Bellumori si sono schierati Pd, socialisti, Sel, Centro democratico. Pochi giorni fa è venuta a sostenere la sua candidatura anche Simona Bonafè, renziana della prima ora e capolista del Partito democratico alle prossime Europee. Il primo cittadino uscente ha già ottenuto l’appoggio del filosofo Giacomo Marramao e dell’ex presidente Rai Claudio Petruccioli, due tra i più noti capalbiesi d’adozione. Dall’altra parte c’è Bianciardi, a capo della lista civica “Adesso per Capalbio”. «Nessun esponente di partito, tante donne e un’età media inferiore ai quarant’anni» specificano i suoi collaboratori. Il programma punta sull’eliminazione dei compensi per amministratori e assessori e il rilancio di agricoltura e turismo. Pochi endorsement illustri, ma un pacchetto di preferenze non indifferente. Alle scorse amministrative il più votato è stato proprio lui. Entrambi i candidati si professano renziani. «Ma in una realtà piccola come la nostra – spiegano in tanti – le etichette politiche contano poco o niente. Quello che fa la differenza sono i rapporti umani». Intanto la campagna elettorale prosegue a distanza. Per colpa delle polemiche, in paese non si riesce a organizzare un confronto pubblico tra tutti i candidati. A negarsi è Bianciardi. «Una reazione ovvia, visto che gli incontri li organizzano gli altri e i moderatori non sono imparziali» si giustificano i suoi. E così all’ultimo dibattito sulla nuova autostrada tirrenica si sono presentati solo Bellumori e Luciano Piccolotti, l’esponente grillino. Assieme a loro, a promettere battaglia contro la colata di cemento che incombe sulla litoranea, c’era anche Furio Colombo. Giornalista, già parlamentare del Partito democratico, legatissimo a questa terra.
Il villeggiante d’eccezione però è il presidente della Repubblica. L’abitazione di Giorgio Napolitano si trova lungo la salita che porta al borgo medievale. «Prima si vedeva spesso – racconta il segretario del Pd Donati – ormai viene sempre di meno». Eppure non manca. Durante il fine settimana di Pasqua il capo dello Stato è tornato per trascorrere un paio di giorni di riposo con la moglie Clio. Anche il figlio Giulio è stato avvistato più volte sulle spiagge di Capalbio. Dicono che Napolitano sia solito pranzare al ristorante Tullio, una splendida terrazza panoramica sulla stradina che si inerpica fino al paese. In alternativa prenota un tavolo “da Maria”, proprio di fronte alla Porta Senese. L’ambito premio Capalbio viene consegnato a piazza Magenta, a pochi passi di distanza. Tra gli illustri vincitori figurano Matteo Renzi e Mario Monti. Mentre la scorsa estate il riconoscimento è andato al padre della decrescita felice, Serge Latouche.
Rifugio estivo della sinistra italiana, negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il paese maremmano ha scoperto un’inedita anima bipartisan e si è aperto all’altra sponda politica. Assente alle elezioni, la destra ha iniziato a frequentare le spiagge di Capalbio. C’è chi conferma di aver visto gli alfaniani Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi. Ancora più spesso il figlio dell’ex ministro Pdl Ignazio La Russa, Geronimo. Talvolta viene citato a sproposito Gianfranco Fini. In realtà l’ex leader della destra predilige Ansedonia, come lui Giuliano Amato, pochi chilometri più a nord. E poi c’è Renata Polverini. Quando era presidente della Regione Lazio, qualcuno giura di aver assistito a una lite tra il custode del parcheggio dell’Ultima spiaggia e un uomo della sua scorta, che voleva guidare l’autoblu fin sul sentiero di tufo che porta alla battigia. Solo leggende di paese, forse. Come quella legata al matrimonio del marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga e la secondogenita di Marco Tronchetti Provera, Ilaria. Era il 2006, dopo la cerimonia gli sposi organizzarono una suggestiva festa notturna in riva al mare. Chi era presente racconta ancora lo stupore dei primi bagnanti che la mattina successiva scesero in spiaggia. Gli stessi che riportarono a casa senza troppi imbarazzi le casse di vino e spumante avanzate dal sontuoso banchetto e abbandonate sulla sabbia.