Sequestri, roghi, cave dismesse scambiate per pattumiere e operazioni della guardia di finanza. L’Italia è una groviera di rifiuti, terra di discariche abusive, e non solo nella famigerata Terra dei fuochi campana. Basta scorrere le pagine dei giornali locali per rendersi conto che la scoperta di discariche abusive nel nostro Paese sia all’ordine del giorno.
Partiamo dal Sud, Calabria. A Villapiana, in provincia di Cosenza, proprio accanto al paese di Trebisacce, che ha appena ricevuto la bandiera blu, è stata scoperta una discarica a cielo aperto. Non in luogo nascosto, ma in spiaggia. Dal Quotidiano della Calabria:
Depositi di rifiuti di ogni genere nella pineta e lungo un tratto di strada di località Pantano di Villapiana, nei pressi di un villaggio turistico. È questo quello che ha scoperto il personale militare dell’Ufficio locale marittimo di Trebisacce, guidato dal comandante della Capitaneria di porto di Corigliano Calabro, capitano di Fregata Antonio D’Amore.
La scoperta è avvenuta durante il monitoraggio della costa dell’alto jonio cosentino, nella zona della pineta nelle vicinanze di un noto complesso residenziale e lungo il tratto di strada a sud di un altro villaggio vacanze. Su oltre 350 metri quadrati di spiaggia, infatti, erano abbandonati come una vera e propria discarica abusiva, rifiuti speciali, pericolosi e solidi urbani, tra cui frammenti e lastre di eternit, vecchi copertoni di auto, materiale di risulta derivante da lavori edili. I cumuli di rifiuti erano ad una distanza ravvicinata dal mare, tra i 30 e i 50 metri. CONTINUA A LEGGERE
Risalendo a Nord, una discarica abusiva è stata sequestrata anche nell’aerea portuale di Viareggio. Da Versilia Today:
La Capitaneria di Porto di Viareggio ha provveduto a porre sotto sequestro diverse aree e rifiuti abbandonati all’interno dell’area portuale e del retro-porto di Viareggio scambiata, da alcuni, in una vera e propria discarica a cielo aperto. L’attività coordinata personalmente dal Comandante della Capitaneria di Porto C.F.(CP) Marco Alberto Iacono, sotto l’egida della Procura della Repubblica di Lucca, è avvenuta a seguito di controlli sistematici in area portuale sin dalle scorse settimane e porterà con molta probabilità anche all’identificazione di alcuni dei responsabili, identità su cui, all’attualità, vi è il massimo riserbo.
La prima area colpita dai provvedimenti cautelari di carattere penale è adiacente al mercato ittico del Porto di Viareggio dove sono stati rinvenuti 23 pannelli ondulati in sospetto amianto di 280 cm * 110 cm, per un totale di 71 mq, in stato di frammentazione con pericolo di dispersione, per circa una tonnellata di materiali pericolosi, depositate in area pubblica ma costituente, di fatto, una discarica di materiali i cui pericoli sono ben noti a tutti, su cui, comunque saranno disposti ulteriori accertamenti per identificarne la tipologia e la pericolosità. CONTINUA A LEGGERE
E c’è anche chi appicca dei roghi per “eliminare” i rifiuti. Non nella Terra dei fuochi campana, ma in Liguria. Da Savona News:
Interravano illegalmente detriti edili oppure bruciavano mobili e materiali plastici: il Comando Stazione Forestale di Calice Ligure ha denunciato all’autorità giudiziaria cinque soggetti titolari di imprese nel settore edile per abbandono e illecito smaltimento di rifiuti.
Nei primi mesi del 2014 il Corpo ha effettuato un’intensa attività di contrasto, arrivando ad elevare multe per 5mila euro.
Nello specifico si è scoperto che in tre casi imprenditori nel settore edile erano dediti allo smaltimento abusivo ed al deposito non autorizzato dei materiali di risulta della loro attività. Nello specifico li avevano interrati, nel caso di detriti edili, oppure bruciati, nel caso di mobili e materiali plastici. CONTINUA A LEGGERE
E per avere un’idea di come il nostro Paese possa diventare facilmente luogo di rifiuti sistemati dove non dovrebbero stare, basta leggere il rapporto “Cave 2014” di Legambiente. Il problema è che, una volta dismesse, le cave possono diventare delle vere e proprie discariche. Da Legambiente.it:
Enormi crateri come ferite aperte sul territorio costellano i paesaggi italiani. Da Nord a Sud le cave attive in Italia sono 5.592, quelle dismesse e monitorate addirittura 16.045, mentre se aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Calabria e Friuli Venezia Giulia) il dato potrebbe salire a 17 mila. Nonostante la crisi del settore edilizio abbia contribuito a ridurre le quantità dei materiali lapidei estratti, i numeri rimangono comunque impressionanti: un miliardo di euro di ricavo, 80milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, 31,6 milioni di metri cubi di calcare e oltre 8,6 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti nel 2012. CONTINUA A LEGGERE