Rivoluzione in Eni dopo l’addio di Paolo Scaroni, ma senza colpi di mannaia che potrebbero innervosire il manager vicentino. Il colosso dell’energia ora guidato dal nuovo amministratore delegato Claudio Descalzi ha iniziato a mettere mano all’organigramma ereditato dalla vecchia gestione. In sostanza è tempo di spoil system, che sarà presentato nel prossimo consiglio di amministrazione. Le novità sono molte, perché oltre a razionalizzare la struttura organizzativa accorpando la corporate con le tre divisioni generali, l’ad punta a sostituire e cambiare diversi dirigenti. Mentre la divisione Exploration & Production diventerà sempre più centrale, i cosiddetti “Scaroni boys” si dividono tra chi è in uscita e chi invece potrebbe trovare nuove collocazioni. Sempre nel solco della spending review, che dovrebbe far risparmiare al cane a sei zampe circa un miliardo di euro, si starebbe pensando pure a un unico ufficio per le relazioni esterne e la comunicazione, a fare da cerniera tra la presidente Emma Marcegaglia e l’amministratore delegato: anche qui Descalzi ha voluto tagliare i budget degli scorsi anni.
Stefano Lucchini, da nove anni alle relazioni internazionali e alla comunicazione, nonchè presidente di Eni Usa, è in uscita, senza strappi come avvenne già in Enel o Confindustria. Si dice che abbia già diverse offerte oltreoceano, come in Italia. Anzi, si vocifera che potrebbe fondare una nuova agenzia di comunicazione e lobby internazionale a Roma o a Milano. Anche Lorenzo Bellodi, ai rapporti istituzionali, dovrebbe lasciare. Per queste due posizioni apicali per la comunicazione del colosso dell’energia si parla di due possibili pretendenti. Il primo è Francesco Gattei ora alla sezione “Investor Relations” e molto vicino a Descalzi. Mentre per la stampa è in rampa di lancio Gianni Di Giovanni, ora amministratore delegato dell’agenzia Agi, anche lui legato all’attuale amministratore delegato. La storia di Di Giovanni è emblematica, perché è stato dal 2006 al 2013 vicepresidente esecutivo per la comunicazione esterna: a quanto pare fu allontanato dopo un’intervista di Descalzi al Corriere della Sera non concordata con Scaroni.
Nei fatti — raccontano gli spifferi di San Donato — si starebbe realizzando la grande Agip sognata nei primi ’90 dall’ex presidente Guglielmo Moscato. In sintesi Descalzi starebbe rivoluzionando tutto, ma senza contraccolpi: l’obiettivo è quello di evitare spese eccessive di buonuscita e che soprattutto non irritino in qualche modo Scaroni. Tra i cambi di poltrona, non dei veri propri adii, anche quello di Salvatore Sardo. L’attuale Chief Corporate Operations Officer, lascia la posizione, ma sarebbe in attesa di un nuovo incarico. Lo sostituirà, in parte, Claudio Granata. Raffaella Leone, storica assistente di Scaroni, ha già lasciato il posto per passare alla vicepresidenza di Eni Foundation. Infine il giovane Marco Alverà, altro fidatissimo dell’ex amministratore delegato, dovrebbe essere ridimensionato in attesa di trovare il sostituto alla divisione Midstream. Descalzi non nominerà un suo sostituto alla Exploration & production, ma vuole accorpare tutto in Eni. «Tagliare, tagliare, tagliare» e «accentrare» sono le parole d’ordine.