Non fa un soldo di danno, per fortuna, ma forse dovremmo interrogarci sull’ondata paparazzistica compulsiva che ha colpito la coppia Ilaria D’Amico-Gigi Buffon. Mi immagino la costernazione dei due protagonisti (involontari) di questa telenovela estiva nello scoprire che godono di una vera e propria second life sulle pagine di Chi, dove evidentemente Alfonso Signorini paga a peso d’oro qualsiasi foto che li riguardi. Io — al posto loro — andrei tutte le settimane in edicola preoccupato. La sequenza di attacco che ha investito la D’Amico e Buffon è nota: prima le indiscrezione sulla loro relazione, poi addirittura titoli da scoop sul loro “primo bacio” e (addirittura) l’ultima copertina del settimanale.
Devo premettere che non sono un osservatore imparziale: conosco e stimo Ilaria dai tempi di La7 e la considero una bella persona oltre che una ottima giornalista (pochi ricordano che lo strepitoso gruppo di lavoro di Piazza Pulita è ancora in buona sostanza quello che ha messo insieme lei), una che lavora sodo e non se la tira mai. Conosco solo come personaggio Buffon, ma ovviamente l’ho amato — malgrado sia juventino — per quella prestazione maiuscola contro l’Uruguay, ho sognato un suo gol al novantesimo quando era corso nell’area di rigore avversaria per caricare i compagni, e apprezzo molto la sua pacata — ma granitica — difesa della privacy.
Ma il problema che vedo in questa storia non è prodotto da vincoli di simpatia, quanto da una sorta di meccanismo perverso: siccome D’Amico e Buffon si negano all’inseguimento, le loro quotazioni mediatiche salgono. Siccome non fanno comunicati, non si mettono in posa per un servizio e si ostinano a voler separare il loro lato privato dal loro lato pubblico, siccome sono obiettori di coscienza del gossip, allora il meccanismo che si mette in moto nei loro confronti è quasi “punitivo”. Qualcuno ha persino il coraggio di fare ironie se D’Amico da del “lei” a Buffon (ma il “lei” in televisione è una convenzione) durante una diretta. Qualcun altro sciacalla dicendo che questi scatti arrivano dopo che la Seredova e i figli sono andati a seguire il padre in Brasile (non si capisce quale sarebbe l’incoerenza). Suggerisco piuttosto l’idea che la coppia sia anomala, e quindi inseguita con maggior foga dalla caccia paparazzistica, perché viola contemporaneamente due stereotipi sacrali: quello sulle compagne dei calciatori e quello sui compagni dei grandi volti femminili della tv. Sarebbe molto più rassicurante se Buffon parlasse male della Seredova e si fosse cercato una velina twittando le sue foto come se esponesse un trofeo, e se D’Amico si fosse scelta un settantenne babbione della classe dirigente, magari uno decrepito ma con i soldi. Siccome non lo hanno fatto, ecco la vendetta del circo mediatico. Per carità, non faccio lo schizzinoso, non storco il naso, anche il gossip è giornalismo. Ma se è vero che la caccia a Gigi e Ilaria è legittima, è anche indubbio un fatto: per ora vincono loro, senza nemmeno bisogno di andare ai supplementari.