Capita che la parola ego sia sinonimo di arroganza e presunzione. Forse in certi casi è così, e spesso in un contesto lavorativo chi tende a ostentarlo riesce solo a tirar fuori il peggio di sé davanti agli altri. Ma in realtà si possono verificare dei casi in cui la presa di coscienza delle proprie capacità, e perché no del proprio ego, può essere sinonimo di miglioramento e qualità nel gestire le proprie attività. A dimostrazione di ciò ecco tre casi in cui il proprio ego può essere l’arma in più.
Fiducia e competenza: Essere coscienti di essere bravi in qualcosa non significa mettere in mostra il proprio ego. Semmai questo succede quando non si ha la competenza e l’esperienza tale per conquistarsi la fiducia degli altri. In questo caso il comportamento più comune è quello di criticare il lavoro altrui. Credere in se stessi e avere fiducia delle proprie capacità è fondamentale per successo. Dopo tutto, se non credete in voi stessi, chi può farlo? Quindi non abbiate paura di prendere coscienza del vostro ego né di affermare, seppur con moderazione che nel vostro campo siete i migliori.
La leadership richiede il saper prendere decisioni: anche quando i leader non sono sicuri di sé, hanno la mentalità giusta per sacrificare le proprie insicurezze al fine di favorire le esigenze del gruppo. Un leader con il giusto tipo di ego sa che deve prendersi la responsabilità di guidare e proteggere il gruppo, prendendo decisioni intelligenti. Finché si ha la competenza e il carattere per attuare in modo impeccabile il processo decisionale, il vostro impegno in un progetto richiederà la giusta quantità di ego per ispirare gli altri. Inoltre riuscire a controllare il proprio ego dimostra una buona capacità di leadership.
A volte le delusioni aiutano: secondo un detto popolare “non si può discutere con un matto”. Tuttavia molte delle più grandi invenzioni riguardanti il progresso e l’innovazione dell’uomo sono state realizzate da alcuni “pazzi”, nel senso lato del termine. Ecco perché talvolta un po’ di ego in più può servire a creare qualcosa di grande e combattere lo scetticismo cronico di chi dice sempre “non si può fare”.