L’America trema e torna la paura del prossimo Big One, il possibile grande terremoto che potrebbe colpire la California come conseguenza dell’accumulo di energia nella faglia di Sant’Andrea. Il terremoto dello scorso 24 agosto di magnitudo 6,1 nella Napa Valley, una delle più prestigiose aree vinicole della zona, ha danneggiato edifici, ferito oltre 80 persone e lasciato migliaia di persone senza energia. La faglia coinvolta, scrive il San Francisco Chronicle, è la West Napa, una faglia di scivolamento laterale orizzontale con movimento destro.
Si tratta del più grande sisma nella San Francisco Bay Area dopo quello del 17 ottobre del 1989, quando la terra tremò a una magnitudine di 6,9 con epicentro a Loma Prieta, nelle montagne di Santa Cruz, nella parte settentrionale della California. Allora i morti furono 63 e i feriti 3.757. Il geologo Dawn Summer, scrive Vox, ha mostrato in due immagini la differenza tra i due terremoti.
(Vox.com/Credit: Dawn Sumner, using data from the California Integrated Seismic Network)
In California, vista la posizione proprio sopra la faglia di Sant’Andrea, i terremoti sono in realtà all’ordine del giorno. Le due placche tra le quali la faglia si trova slittano e con l’attrito delle rocce portano a un accumulo di energia che di tanto in tanto viene liberata sotto forma di scosse sismiche. Le scosse di forte intensità, invece, vicine o superiori alla magnitudo 7, sono invece meno frequenti. Nel 1857 il terremoto di Fort Tejon arrivò all’ottavo grado della scala Richter; nel 1906 il terremoto di San Francisco toccò quota 8,6 gradi.
Il punto è che tutti i più recenti terremoti, compreso quello del 24 agosto nella Napa Valley, sono avvenuti lungo la parte settentrionale e centrale della faglia. Nella parte meridionale, invece, non si verificano terremoti di intensità maggiore del settimo grado da quasi 300 anni. E proprio qui è previsto l’arrivo di The Big One, il grande terremoto. Secondo uno studio pubblicato da Nature nel 2008 e firmato dal geofisico Yuri Fialko dello Scripps Institute of Oceanography di La Jolla, la faglia di Sant’Andrea avrebbe accumulato nel corso di questi anni una energia sufficiente a scatenare il prossimo Big One di magnitudo anche superiore a 7. Il rischio più alto sarebbe nella zona meridionale della faglia, dove l’ultimo grande terremoto risale al 1680. Si sarebbe quindi accumulata molta energia pronta a venire fuori. Secondo il gruppo di scienziati dello Uniform California Earthquake Rupture Forecast del 2007, c’è il 99,7% di probabilità che in California si verifichi un terremoto di magnitudo pari o superiore al 6,7 entro i prossimi 30 anni e il 46% che il sisma sia superiore a una magnitudo di 7,5. E le probabilità che avvenga a Sud sono maggiori (37%) che a Nord (15%). The Big One ha il 67% di probabilità di colpire l’area di Los Angeles, il 63% per la San Francisco Bay Area.
(Southern California Earthquake Center)
Se Big One colpisse l’area indicata con maggiore probabilità dagli studi, potrebbe distruggere Palm Springs e molte città delle regioni di San Bernardino e Riverside, in California. Gli effetti potrebbero essere molto gravi per tutta la California meridionale, incluse le grandi metropoli e le aree molto popolate di Los Angeles, Orange County, San Diego e Tijuana.
Lo scenario sembra catastrofico. Ma uno studio recente smentisce invece la possibilità dell’arrivo di Big One. In una ricerca pubblicata sul Bullettin of the Seismological Society of America, i sismologi di San Francisco hanno analizzato i dati registrati dal 1776 dalle prime missioni spagnole e quelli raccolti osservando gli spostamenti delle faglie. Viene fuori che tra il 1690 e il 1776 si sono verificati terremoti di magnitudo tra 6,6 e 7,2 con rilascio di energia simile a quello del 1906. Secondo gli studiosi le caratteristiche geologiche della zona di San Francisco rendono più probabile uno scenario di terremoti intensi e frequenti anziché uno più grande e distruttivo.