Portineria MilanoIn Italia c’è chi vuole una Crociata contro l’Isis

In Italia c’è chi vuole una Crociata contro l’Isis

C’è chi parla già di «pellegrinaggio armato». Chi rivendica la necessità di una quinta Crociata o di una nuova Lepanto, ricordando la storica battaglia del 7 ottobre 1571, quando la Lega Santa sconfisse via mare le flotte musulmano dell’Impero Ottomano. C’è pure chi, come il giornalista ultracattolico Antonio Socci, critica Papa Francesco, «reticente» di fronte ai «duecentomila cristiani (ma anche altre minoranze) sono in fuga, cacciati dai miliziani islamisti che crocifiggono, decapitano e lapidano i nemici». Non ci sono solo le battaglie contro gli sbarchi di immigrati a Lampedusa o quelle contro le moschee a Milano, che presto potranno essere costruite in quattro aree del capoluogo lombardo. La destra italiana e ultracattolica – tra partiti come Forza Nuova, esponenti della Lega Nord o ex esponenti di Alleanza Nazionale – inizia a muoversi «per contrastare l’avanzata islamica in arrivo dalla Siria e dall’Iraq». Di avvisaglie ce n’erano già state dopo l’11 settembre del 2001, ma la minaccia dell’Isis, della creazione di uno Stato Islamico in medioriente, il Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi, affacciato sul Mediterraneo e a pochi chilometri dall’Europa, inizia a scuotere le anime ortodosse e nazionaliste di tutta Europa. A mostrarlo pure l’ultimo reportage di Vice del giornalista embedded Medyan Dairieh.

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Al momento sono piccoli focolai e c’è chi per prenderli in giro li definisce un’armata «peggio di quella Brancaleone», ma le destre hanno già da qualche mese iniziato a organizzarsi per aiutare la resistenza al confine tra Iraq e Siria, con aiuti economici e militari per i «regimi laici e militari del presidente siriano Assad e del generale egiziano Al Sisi». Già da luglio è possibile raccogliere fondi e finanziare le milizie armate di autodifesa dei Cristiani Caldei del patriarca Sako, Assiri, Mandei, Ortodossi e Copti. A portare avanti l’iniziativa è il fronte dei Fratelli Cristiani coordinato dall’esponente di estrema destra Roberto Jonghi Lavarini, detto anche il Barone Nero. Niente medicine o cibo. Ma armi, pistole, fucili, bombe a mano e divise per difendersi, in territori dove l’Isis ha già iniziato a imporre una tassa, come prescrive il Corano, a chi non vuole convertirsi all’Islam e nel caso in cui ci si rifiuti di pagare c’è la condanna a morte. Le chiese vengono sequestrate per diventare uffici del Califfato. Il network di associazioni è composte da cristiani ultraconservatori, spesso legati a movimenti di estrema destra in europa, tra associazioni francesi vicine al Front National di Marine Le Pen, associazioni di copti egiziani, russi, serbi e svizzeri. Il nemico è l’Islam «wahabita e salafita». Si guarda all’Eurasia di Putin, all’asse dei russi con l’islam sciita e ai moniti di Kiril, diciassettesimao Patriarca di Mosca e Capo della Chiesa Ortodossa Russa contro l’avanzata islamica.

Cristiani crocefissi dall’Isis

 E mentre il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, attraverso alcuni suoi parlamentari, spiega che bisogna «comprendere il fenomeno Isis», tra le frange di estrema destra la Chiesa romana di Papa Francesco viene definita «decadente e buonista» più attenta a «difendere le minoranze (etniche, religiose e sessuali)» che «ascoltare le tragiche richieste d’aiuto che provenivano dai cristiani di Oriente». I soldi arrivano su un conto della Bank of Beirut attraverso una onlus parigina collegata alla Fraternità sacerdotale di San Pio X. A «gestirli» sarebbe il Fronte Nazionale cristiano maronita libanese del generale Michel Aoun, già capo di stato maggiore, per conto del presidente del Libano Amin Gemayel, balzato in questi mesi agli onori delle cronache italiane per la fuga all’estero dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. A quanto pare sarebbe stato proprio l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a inviarlo per aiutare la sua campagna elettorale, proprio su consiglio di Putin.

Ma in questa storia l’ex Cavaliere non c’entra. Più che altro c’entra la Fraternità sacerdotale di San Pio X fu fondata nel 1970 da monsignor Marcel Lefebvre, arcivescovo morto scomunicato dalla Chiesa di Roma per le sue posizioni ultraconservatrici che lo portarono a rigettare il Concilio Vaticano II e a ordinare, senza il permesso di Roma, quattro vescovi nel 1988. Nell’ultimo anno si è parlato di loro perché hanno officiato il funerale di Erik Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine. Accusati di antisemitismo, scomunicati da Giovanni Paolo II e poi in parte riabilitati da Papa Ratzinger, attraverso la loro onlus oltre a inviare armi alla resistenza cristiana vi sarebbe anche un aiuto strategico da parte di ex generali della Folgore italiana. La base è variegata, annovera esponenti di Alba Dorata ma pure quelli del nuovo Fronte Cristiano nato da poco a Parma alle ultime elezioni amministrative. 

Jonghi Lavarini attacca la sinistra italiana: «Ma dove sono tutti i pacifisti arcobaleno, anche cattolici progressisti, che manifestano per qualunque altra causa, dalla Palestina all’Ucraina, ma non fanno assolutamente nulla contro l’esodo biblico di oltre 120.000 fratelli cristiani iracheni, cacciati, derubati e massacrati dal fondamentalismo islamico? Noi siamo pronti a risfoderare la spada crociata per difenderli!». E rispetto alle accuse di antisemitismo contro Israele? «”Il nemico del mio nemico è mio amico». Eppure tra le anime cattolica è in corso già da qualche mese un confronto sulla ragione delle Crociate in terra Santa. Ne è nato un dibattito sul sito online Il Sussidiario.net, vicino alla Compagnia delle Opere e a Comunione Liberazione. A innescarlo è stato Don Federico Pichetto, Docente di Patrologia e Antropologia teologica che nel 2009 ha ricevuto il premio Adenauer per saggio sul rapporto tra religioni e politica. Le crociate, effettivamente, sono state un fenomeno contradditorio, antinomico, rispetto alla fede. «Nelle crociate l’interesse della nascente cività borghese per il denaro e per il potere ha dimostrato di poter asservire ai propri scopi anche il più puro afflato religioso» scrive Pichetto «piegandolo alle convenienze di mercanti ed eserciti, senza alcun rispetto per le persone, in un disegno di liberazione che fu- senza alcun dubbio- un disegno di potere». 

A rispondergli è stato Monsignor Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Abate di Pomposa, storico esponente di Comunione e Liberazione, il movimento fondato da Don Luigi Giussani che tra pochi giorni si radunerà a Rimini per il Meeting. Sta di fatto che noi – cristiani del Terzo millennio – alle Crociate dobbiamo molto. Dobbiamo che non si sia perduta la possibilità dei grandi pellegrinaggi in Terrasanta: nei luoghi della vita storica di Gesù Cristo e della nascita della Chiesa. Alle Crociate dobbiamo che si sia ritardata la fine della grande epopea della civiltà bizantina di almeno due secoli, e si sono soprattutto salvate dalla dominazione turca le regioni della nostra bella Italia, che si affacciano sul mare Adriatico, Tirreno e Ionio, falcidiate da quelle sistematiche incursioni di corsari e di turchi che hanno depauperato nei secoli le nostre popolazioni». 

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