Se l’energia italiana punta al mercato sudamericano

Se l’energia italiana punta al mercato sudamericano

Enel Green Power si mette con il vento sudamericano in poppa. Nel senso letterale del termine. Non solo investe sull’America Latina, ma benedice sempre più la scelta strategica dell’eolico. Dalla recentissima lettera ai risparmiatori arriva la conferma che dei 5,4 miliardi di investimenti del piano industriale 2014-2018, due miliardi e mezzo saranno destinati all’eolico. L’obiettivo rispetto al 2018 è una potenza aggiuntiva di 4,6 Giga Watt, il cui 70% saranno frutto appunto del vento. A seguire il sole (16%), l’idroelettrico (7%), il geotermico (4%) e le biomasse (3%). Una definitiva prevalenza dell’eolico anche se si considera la previsione di una capacità complessiva installata di 13,4 Giga Watt. E persino se si prende a metro di paragone la produzione netta prevista, sempre nel 2018.

Nel primo caso, secondo Egp, l’eolico arriverà addirittura a pesare il 62% del totale e nella seconda visuale, comunque il 54%. Nello stesso periodo se il ruolo di dominus per le fonti tocca all’eolico, per le aree geografiche di crescita aziendale il primato va al Sudamerica. Il 46% degli investimenti andrà nel continente Latino. Non solo per le stime di crescita del Pil, ma soprattutto per quelle della popolazione e quindi dei consumi energetici. Un’avanzata per l’azienda green che prevede soluzioni innovative e «verdi» per produrre energia rispettando l’ambiente e che si basa su un sistema di sinergie con la controllante Enel: da un lato consolidare i mercati sudamericani già penetrati e dall’altro aprirne uno o due nuovi ogni anno. A condizione di trovare un piano regolatorio stabile e realtà industriali locali già avanzate.

Non a caso, a parte l’interesse per il solare in Perù, Egp ha lanciato in Uruguay, con un investimento da 98 milioni di dollari, il cantiere del suo primo parco eolico — Melowind — nella zona di Cerro Largo, in Uruguay. Con 50 Mega Watt di capacità installata, l’impianto una volta completato, sarà in grado di produrre più di 200 milioni di chilowattora all’anno, evitando l’emissione in atmosfera di oltre 62 mila tonnellate di CO2. Melowind sarà caratterizzato da un “load factor” di circa il 47%, equivalente a più di 4.100 ore di produzione all’anno. Senza dimenticare che l’elettricità prodotta sarà venduta nei prossimi venti anni alla locale società di trasmissione e distribuzione, la Ute (Administración Nacional de Usinas y Trasmisiones Eléctricas). «L’avvio dei lavori per l’impianto di Melowind, unitamente all’apertura della sede di EGP nel Paese, segna il nostro ingresso nel promettente mercato dell’Uruguay, un paese connotato da abbondanza di risorse naturali, in rapida crescita economica e demografica e con un quadro normativo stabile», ha dichiarato l’amministratore delegato di Egp, Francesco Venturini, «Tali caratteristiche costituiscono le coordinate della nostra strategia di crescita che, basandosi sulla diversificazione tecnologica e geografica, prevede ogni anno l’ingresso in uno o due nuovi, promettenti, mercati».

Con bilanciamenti anche in altri mercati emergenti, vedi l’asta per il più grande impianto eolico (da 800 Mega Watt) del Marocco. Ma anche in realtà più consolidate come nel caso dell’accordo di “capital contribution” da 400 milioni di dollari firmato con un consorzio guidato da Jp Morgan. Con tale operazione guidata da Egp North America, il consorzio si è impegnato a finanziare il progetto eolico Origin, con una capacità installata di 150 Mega Watt, nelle contee di Garvin, Murray e Carter, in Oklahoma, e quello di Goodwell, con una capacità installata di 200 Mega Watt, nelle contee di Texas, in Oklahoma, e di Hansford, in Texas. Il consorzio erogherà il finanziamento all’entrata in esercizio degli impianti, prevista nel quarto trimestre 2014, per l’impianto di Origin, e nel quarto trimestre 2015, per l’impianto di Goodwell, fatto salvo il rispetto dei requisiti specificati nell’accordo.

Anche in questo caso, a entrambe i progetti sono associati contratti di vendita a lungo termine dell’energia prodotta. Per mantenere il mix di fonti equilibrato, Egp ha spinto anche il piede sull’acceleratore della tecnologia. Obiettivo: sviluppare sistemi per rendere più interessanti i comparti “secondari” in quanto a percentuali di produzione, ma comunque “core” per l’azienda. Recentemente Egp ha annunciato l’acquisizione delle quote di Sharp Corporation e STMicroelectronics, pari ciascuna ad un terzo del capitale sociale di 3Sun srl, la joint-venture paritetica tra Enel Green Power, Sharp e STMicroelectronics.

La 3Sun produce attualmente nella fabbrica di Catania circa 200 Mega Watt all’anno di pannelli fotovoltaici a film-sottile multi giunzione. I pannelli si adattano perfettamente alle aree geografiche emergenti contemplate nel piano industriale 2014-2018. Non solo il Sudamerica ma anche il Sudafrica. In particolare, in quest’ultimo Paese, Enel Green Power si è aggiudicata, ad ottobre del 2013, il diritto di concludere dei contratti per la fornitura di energia da progetti fotovoltaici, per oltre 300 Mega Watt di capacità installata. Sviluppare tecnologia su misura per i Paesi emergenti serve a efficientare gli impianti, per quanto riguarda la produzione, e quindi a rendere ancora più efficace il mix energetico su scala geopolitica.

Gli investimenti destinati al Sudamerica in aggiunta a quelli che toccano l’Africa, in tema di ritorno economico e di marginalità, avranno il compito di compensare e bypassare le stime non certo positive sul Vecchio Continente, almeno fino al 2018. Intanto a spingere da poppa c’è il vento latinoamericano. Inoltre, Enel Green Power sta valutando la possibilità di cedere una quota di minoranza di un portafoglio di impianti negli Stati Uniti, per una capacità pari a circa 700 Mega Watt. Così come annunciato dal neo a.d. della società, Francesco Venturini, la vendita di questa quote negli Usa si aggiunge alla possibile cessione di tutti gli impianti eolici posseduti da EGP in Francia; sia quelli già operativi (178 Mega Watt) che in via di realizzazione (28 Mega Watt).

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