Ancora una brutta notizia per la competitività italiana, che secondo il Global Competitiveness Report 2014-2015 del World Economic Forum si trova anche quest’anno nelle posizioni di rincalzo, confermando il 49° posto su 144 paesi dello scorso anno, dietro a tutte le maggiori economie europee e mondiali, superata anche da Panama, Azerbaijan e Mauritius. In Europa fanno peggio di noi paesi come Bulgaria, Romania e Grecia.
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Il rapporto offre una valutazione della competitività di ciascun Paese (così come percepita dai manager) sulla base della performance degli indicatori, che possono essere classificati in tre macroaree: requisiti di base (istituzioni, infrastrutture, ambiente macroeconomico, sanità e istruzione di base); stimolatori dell’efficienza (alta formazione, efficienza dei mercati dei beni, efficienza del mercato del lavoro, sviluppo del mercato finanziario, sviluppo tecnologico, dimensioni del mercato) e fattori di innovazione e sofisticatezza (sofisticatezza del business e innovazione).
Rispetto alle altre economie più avanzate, l’Italia mostra punti di debolezza sui fondamentali, come il funzionamento delle istituzioni (in cui si classifica al 106° posto su 144), la scarsa efficienza del mercato del lavoro (136°), la pressione fiscale (134°), criticità dell’attuale scenario macroeconomico (108°) e efficienza del governo (143°). Tra i punti di forza, invece la sofisticatezza del business (25°) e le dimensioni del mercato locale (12°).
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