TaccolaL’embargo delle auto in Russia? Ci costerà 550 milioni

L’embargo delle auto in Russia? Ci costerà 550 milioni

Quali sarebbero gli effetti di un embargo di auto europee e statunitensi in Russia? I produttori europei di automobili perderebbero fino a 550 milioni di euro. Ma gli effetti peggiori sarebbero per lo Stato russo: fino a 1,4 miliardi di euro di minori entrate tra Iva e tasse doganali. A dirlo è uno studio della società di consulenza strategica Roland Berger. Che avverte: anche se danneggerebbero tutti, le sanzioni oggi sono possibili. E, se durassero a lungo, ci sarebbe un solo vincitore: i produttori di auto asiatici. 

Mercato già debole

Le sanzioni russe alle importazioni di auto, se ci saranno, potranno solo peggiorare una situazione già critica. La prima metà del 2014 ha già visto una discesa delle vendite di automobili del 12 per cento. L’inizio dell’anno era iniziato in modo debole, ma con i conti che tenevano. A partire da marzo, tuttavia, è iniziata la discesa, che si è fatta tracollo quando i combattimenti nell’est dell’Ucraina si sono intensificati e sono fioccate le prime serie sanzioni americane ed europee. A giugno il mercato è sceso del 17% rispetto a un anno prima, a luglio del 23%, ad agosto del 26 per cento. 

Fonte: Roland Berger Strategy Consulting. Per vedere il grafico ingrandito cliccare qui

Per ora, quindi, i dati stanno seguendo la rotta tracciata dallo scenario più pessimistico tra quelli elaborati lo scorso maggio da Roland Berger, la quale si dice convinta che un rapido ritorno sul percorso della crescita non è prevedibile. 

Se i marchi premium tedeschi hanno tenuto, con la Mercedes in grande spolvero, per quelli europei e soprattutto americani è stato il buio pesto. La Ford ha perso di colpo quasi la metà delle vendite, la Chevrolet il 27%, e grandi difficoltà hanno avuto le tedesche Opel e Volkswagen, così come la francese Renault. Meglio è andata ai marchi asiatici, in particolare a Nissan e a Mazda.  

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La minaccia delle sanzioni

Ma quanto sono reali le ipotesi di sanzioni sulle auto europee e americane, e di che tipo? Finora la reazione russa ai provvedimenti di severità crescente da parte di americani ed europei è stata relativamente limitata. Prima sono arrivate le misure economiche contro singoli cittadini e restrizioni ai sistemi di pagamenti globali in Russia. Poi l’estensione delle liste delle persone messe al bando e, in seguito, la prima mossa concreta, l’embargo su alcuni prodotti agricoli provenienti da Paesi che hanno imposto sanzioni alla Russia. 

Che il passaggio successivo possa riguardare il settore automobilistico lo hanno suggerito dichiarazioni ufficiali di politici e funzionari di alto livello. A partire dal primo ministro ed ex presidente Dimitri Medvedev, che ha dichiarato: «Siamo potenzialmente pronti a introdurre misure protettive nei settori aeronautico, nautico, automobilistico e in altri». 

Più esplicito Andrei Belousov, ex ministro dello sviluppo economico e tra i principali consiglieri di Putin. «C’è un certo numero di beni consumo — ha detto — nei quali i partner europei sono più dipendenti dalla Russia, per esempio, nell’importazione di auto». O Vladimir Gutenev, vice-presidente della Commissione industria alla Duma, che ha dichiarato: «Non è inconcepibile che nel prossimo futuro il governo considererà misure che restringano l’importazione di veicoli leggeri che costino meno di 800mila rubli» (cioè circa 17mila euro). Fino a un anonimo funzionario, citato da Roland Berger, che parla di una potenziale misura consistente nel totale o quasi totale divieto di importazione di auto da Paesi ostili.

Gli scenari

Sulla base di queste minacce, Roland Berger ha ipotizzato tre tipologie di sanzioni da parte russa nei confronti dei produttori di auto europei e americani. La prima è quella di un semplice aumento dei dazi del 10 per cento. La seconda è quella di un blocco all’importazione di auto dal valore di meno di 30mila euro. La terza è quella di un blocco di tutte le automobili, comprese quelle di lusso. 

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Gli effetti sarebbero molto diversi. Per i produttori significherebbe minori incassi per meno di 100 milioni di euro nel primo caso, per circa 200 milioni nel secondo e per circa 550 milioni nel terzo.

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All’intensificarsi delle misure crescerebbe, al contempo, il vantaggio per i produttori asiatici, giapponesi e sudcoreani, che sostituirebbero in misura crescente i produttori occidentali. 

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Ben più gravi sono però gli effetti prevedibili per lo Stato russo. In caso di un semplice aumento dei dazi, l’impatto “punitivo” verso i marchi occidentali sarebbe molto limitato, ma Mosca potrebbe vedere un effetto positivo per circa 55 milioni di euro. Se invece la strada fosse quella del bando all’importazione, ci sarebbero perdite, per minori incassi tra Iva, dazi doganali e tassa sulla rottamazione di vecchie auto, comprese tra 465 milioni (in caso di blocco dei veicoli dal prezzo minore di 30mila euro) a 1,42 miliardi di euro, in caso di blocco totale. Lo studio esclude sanzioni più gravi, come lo stop ai componenti di produttori occidentali per fabbriche di auto situate in Russia, perché i danni per l’economia locale sarebbero eccessivi. In Iran, che dal 2011 si è mosso in questa direzione, la produzione di auto è scesa in due anni del 52%, con effetti pesanti in termini di occupazione. Vladimir Putin, al riguardo, è stato chiaro: «se saranno fatte sanzioni, dovranno solo portare a migliori condizioni per noi stessi». 

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Roland Berger avverte che nel lungo periodo i danni per Mosca sarebbero minori, perché ci sarebbe una maggiore sostituzione di auto occidentali con veicoli asiatici. Nessun miglioramento verrebbe, invece, alla produzione di auto russe, assenti, in particolare, nel settore del lusso. 

Per la società di consulenza, per quanto non siano “economicamente ragionevoli”, le sazioni sono possibili per decisioni politiche. Per questo, aggiunge, i produttori americani ed europei dovrebbero rivedere il loro profilo di rischio e preparasi alle sanzioni. La ripresa del mercato in Russia non sarà rapida, conclude lo studio, e sicuramente sarà lontana per un anno-un anno e mezzo, la durata stimata della crisi tra Russia e Occidente.

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