Giada Bellissimo ha 26 anni, vive in un paese vicino a Mantova e lavora come dietista. Dopo la pubblicazione del primo volume della serieTwilight di Stephanie Meyer, che in Italia arrivò a metà del 2006 (edito da Fazi), si è appassionata al filone narrativo denominato young adult che, insieme alla pubblicazione dei quattro volumi della serie, si è allargato in una moltitudine di altri titoli e autori. La sua passione era condivisa da un gruppo di amiche che si informava, principalmente tramite il social network aNobii dedicato ai libri, sulle nuove uscite nel genere: «li abbiamo letti tutti», dice.
Con il passare del tempo, Giada e le sue amiche trovarono che la qualità delle storie stesse scadendo. Commentando questo peggioramento, una sera tra amiche nel settembre del 2011, qualcuna disse: «Siamo capaci anche noi di scrivere un libro». Il giorno successivo, Giada aveva cominciato il primo volume di una trilogia di ambientazione fantasy, a cui lavorò per alcuni mesi, scrivendo in media per mezz’ora o un’ora al giorno. Alla fine del 2012, dopo che il primo volume fu concluso, lo inviò ad alcune case editrici italiane che pubblicavano il genere e che solitamente indicavano i tempi di risposta per gli inediti in sei-otto mesi.
Giada attese diverso tempo senza proseguire nella scrittura. Poi, non ricevendo risposte, decise di tentare la strada dell’autopubblicazione e, nell’estate del 2013, pubblicò il primo libro tramite la piattaforma di self-publishing Kindle Direct Program, sotto pseudonimo, impostando il prezzo al minimo consentito (allora 79 centesimi) e disegnando da sola la copertina. Poi aprì una pagina Facebook della serie, tramite cui pubblicare anticipazioni e recensioni del libro, che aveva inviato ai blog dedicati ai libri del settore fantasy e young adult, come Romanticamente fantasy.
Dal gruppo di amiche che condivideva la sua passione vennero le prime letture e recensioni e Giada riprese a lavorare al seguito della trilogia. Le vendite, nel frattempo, sembravano soddisfacenti, e Giada decise di investire parte dei soldi nel servizio di pubblicità di Facebook. Il primo capitolo dell’ultimo libro è stato pubblicato due settimane fa come anteprima sulla pagina del social network, che ha circa 400 like. Giada dice che intende farlo uscire intorno alla fine dell’anno.
Casi come quello di Giada sono indicativi di alcune tendenze in atto nel mondo narrativo ed editoriale. Per prima cosa, permettono di gettare uno sguardo nell’enorme produzione di narrativa di genere e non solo che nasce a partire da fenomeni globali, come la serie Twilight. Alcune case editrici sfruttano questo fenomeno proponendo una quantità di titoli che si richiamano, fino alla stessa grafica di copertina, ai casi di maggior successo: così nel 2012-2013 c’è stata una vera e propria invasione di libri simili a Cinquanta sfumature di grigio, un altro successo editoriale a livello mondiale (e legato alla trilogia della Meyer).
Giada racconta che il desiderio di continuare a leggere materiale legato a una serie per il momento conclusa dall’autrice, come Twilight, ha portato molti lettori sui siti di fan fiction. Si tratta di siti che raccolgono le storie degli appassionati dei diversi generi, che sviluppano in forme più o meno lunghe, gli spunti dei libri di successo o propongono ad altri appassionati storie originali. Uno dei maggiori siti italiani di fan fiction, EFP, rende bene l’idea della varietà della produzione, che in un’evoluzione piuttosto sorprendente passa, senza soluzione di continuità, dal mondo dell’invenzione a quello reale: esiste su EFP, a fianco dei racconti che prendono spunto da libri, anime o videogiochi, un’intera sezione dedicata alla fan fiction sul gruppo musicale degli One Direction.
Tutti gli autori di fan fiction che condividono i loro lavori sui siti specializzati scrivono gratuitamente e la proprietà intellettuale dei personaggi e delle storie rimane agli autori. Può capitare però che alcuni di loro, particolarmente apprezzati in quella comunità di fan, vengano contattati dalle case editrici e diventino autori a loro volta.
Cinquanta sfumature di grigio , ad esempio, il romanzo erotico della britannica E.L. James che è diventato un bestseller mondiale a partire dal 2011 (seguito da altri due volumi della stessa autrice usciti nel 2012), nasce proprio come fan fiction della serie Twilight. Una prima versione del romanzo, infatti, apparve a puntate nel 2009 su siti amatoriali, prima di venir rielaborata togliendo i riferimenti alla serie della Meyer e pubblicata in ebook (e in cartaceo on demand) da un piccolo editore indipendente australiano, The Writer’s Coffee Shop, prima di arrivare – nella sua terza riscrittura – al colosso americano Random House.
Cinquanta sfumature è stato reso possibile dalle grandi comunità online che raccolgono gli amanti di uno stesso genere e ha percorso tutta la strada da oscura fan fiction in un sito specializzato a bestseller da milioni di copie di carta.
Un passaggio fondamentale in questo processo è la nuova possibilità, data da Internet, di diventare in qualche modo “editori di se stessi” e di pubblicare in autonomia il proprio libro: un’evoluzione della vecchia editoria a pagamento, che esiste almeno da quando esiste la stampa, ma che grazie alle piattaforme di self-publishing ha allargato la sua platea potenziale a chiunque possieda un computer e una connessione Internet, dato che i costi sono sostanzialmente nulli.
È solo in apparenza un processo “neutro”, la liberazione pura e semplice di potenzialità creative resa possibile dalla rete. Nel suo bel saggio Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell’editoria digitale (minimum fax, 2014), Alessandro Gazoia ha spiegato molto bene come una delle più grandi società del mondo digitale, Amazon, promuova attivamente questo modello di pubblicazione.
Da un lato dà la possibilità di aggirare la mediazione degli editori tradizionali e il loro ruolo di filtro, destinato per forza di cose a lasciare scontente schiere di aspiranti scrittori; dall’altro è funzionale al messaggio che Amazon vuole dare all’esterno, di azienda in cui il cliente è al centro – così al centro da poter diventare “autore” solo volendolo. D’altra parte, i prezzi bassi o bassissimi di molte autopubblicazioni le rendono molto competitive rispetto ai libri degli editori tradizionali; dall’altro assicurano grandi margini alla società (il 70 per cento sui libri con un prezzo tra 86 centesimi e 2,6 euro, oppure superiore a 9,7 euro; il 35 per cento nella forbice 2,6-9,7 euro).
Ma l’autopubblicazione porta con sé una serie di cambiamenti importanti nello stesso ruolo dell’autore. Amazon promuove presso i suoi clienti i titoli “simili”, e ha dato molta enfasi ai casi di successo, ma per emergere rimane la necessità, per il singolo autore, di investire in prima persona tempo ed energie nella promozione del suo lavoro. Senza recensioni, riprese sui blog specializzati, utilizzo dei social network, gli autori non possono sperare di emergere oltre una cerchia numericamente ristretta. È in questo senso, come dice il sottotitolo di Gazoia, un caso di “falsa democrazia”.
Diventare “promotori di sé stessi” su Internet è un prezzo che non tutti gli autori sono disposti a pagare – e non è un caso che poco tempo fa il grande scrittore americano Jonathan Franzen abbia paragonato Jeff Bezos, CEO di Amazon, a «uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse» – ma è forse un’evoluzione inevitabile degli scrittori nel mondo digitale. Ma se così sarà bisognerà tenere presente che ai vecchi mediatori dell’industria culturale, gli editori, i critici o gli agenti letterari, si saranno sostituiti altri mediatori, che oggi si chiamano Amazon e Facebook.