Metodo Montessori: inventato in Italia, diffuso altrove

Metodo Montessori: inventato in Italia, diffuso altrove

La maggior parte degli italiani la conosce solo come la signora delle vecchie mille lire. Ma all’estero Maria Montessori è semplicemente Maria Montessori, la signora della scuola che inventò uno dei metodi pedagogici più famosi al mondo, quello che punta sull’indipendenza e la creatività del bambino e sul rispetto dello sviluppo fisico, sociale e psicologico degli studenti.

Con il metodo Montessori si sono formati premi Nobel, guru della Rete, economisti e star del cinema: da Bill Gates ai fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page, da Jeff Bezos di Amazon a Jimmy Walls di Wikipedia, ma anche Garcia Marquez, Mario Draghi, George Clooney e i principi William ed Harry d’Inghilterra. In Italia, tra i montessoriani famosi ci sono Niccolò Ammaniti e i fratelli Sabina e Corrado Guzzanti.

Nel mondo il metodo nato in Italia nel 1907 è applicato in oltre 22mila scuole, di cui 5mila negli Stati Uniti e 1.200 in Germania. Se si considerano anche le scuole “a indirizzo montessoriano”, il numero sale a 66.400, diffuse dall’Arabia Saudita alla Cambogia. In Italia, invece, mentre si parla di “buona scuola”, le strutture che si ispirano agli insegnamenti di Maria Montessori sono ancora poco più di 150, quasi tutte materne ed elementari e concentrate soprattutto al Nord (104 “Case dei bambini” e scuole elementari, più 27 nidi, 18 “Case dei bambini private”, due scuole paritarie medie e due scuole paritarie superiori nell’anno accademico 2009-2010).

Il metodo educativo creato da Maria Montessori, scienziata, filosofa e pedagogista, nonché prima donna a laurearsi in Medicina in Italia, punta sulla stimolazione della socializzazione e della cooperazione tra studenti, sulla libera scelta del percorso educativo da parte dei ragazzi e su un materiale didattico cognitivo sviluppato e perfezionato dalla stessa Montessori, che favorisce l’apprendimento come scoperta creativa e costruzione della conoscenza. «Se osservato bene», ha scritto la rivista Science, «il metodo della Montessori permette ai ragazzi di raggiungere livelli più alti, in termini di capacità di apprendimento e comportamentali, rispetto alle scuole tradizionali. Imparano meglio a parlare, leggere, scrivere e fare i calcoli. E il rapporto con gli altri è più costruttivo».

I motivi della scarsa diffusione in Italia, dove il metodo è nato, sono diversi. «In primis ci sono quelli storici», legati alle contraddizioni tra la pedagogia montessoriana e i paradigmi dell’educazione fascista, e anche alla forte presenza cattolica nella scuola privata, spiega Elena Dompè, responsabile dell’ufficio di presidenza dell’Opera nazionale Montessori. «All’estero, il 99% delle scuole Montessori è privato, mentre in Italia il metodo è entrato nella scuola statale, e quindi ha tutti i pregi, ma anche i difetti della scuola pubblica».

Qui si arriva alle motivazioni economiche. Per creare una classe con metodo Montessori, i genitori o i docenti interessati devono farne richiesta al collegio dei docenti. Se la risposta è positiva, il dirigente scolastico fa domanda agli uffici scolastici regionali. Che come al solito hanno problemi di liquidità. «Se vedono che i bambini per i quali viene richiesta l’istituzione di una classe si possono distribuire senza problemi in classi tradizionali», dice Dompè, «la risposta è negativa». L’istituzione di una nuova classe richiederebbe nuovo personale. Ma anche l’acquisto del materiale didattico e dell’arredamento tipico del metodo. Il costo può oscillare dai 5mila ai 10mila euro, tutto a carico della scuola. «Niente che non si ammortizzi in due o tre anni», assicurano dall’Onm. Ma ci sono anche ragioni ideologiche. Il metodo viene criticato da un lato per una libertà considerata eccessiva, dall’altro per l’eccessiva rigidità. «I due principali luoghi comuni», dice Dompè, «è che i bambini fanno quello che vogliono o che il metodo è troppo rigido. Esattamente gli opposti».

Eppure l’interesse verso la pedagogia di Maria Montessori anche in Italia sta aumentando. Sia da parte degli insegnanti, «nonostante i corsi attivati dall’Opera nazionale Montessori non siano tantissimi, vista la carenza di classi», sia da parte dei genitori, che sempre più fanno pressioni e si riuniscono in associazioni (tra le più attive, l’Associazione Montessori Scuola pubblica) e gruppi Facebook per chiedere la creazione di classi in cui venga applicato il metodo. E qualcuno si sta anche cimentando nella trasposizione della pedagogia della scienziata di Chiaravalle su iPad e computer, suscitando addirittura l’interesse di Apple.

Tra i pionieri del metodo Montessori multimediale c’è l’associazione romana “Tabula Fabula”, che dà persino la possibilità di stampare in 3D i materiali didattici necessari. E c’è anche una app, “La favola cosmica”, storia interattiva che permette al bambino di comprendere la posizione dell’essere umano nel cosmo attraverso la favola, che verrà presentata il 28 e 29 novembre nel convegno “I processi cognitivi, le tecnologie interattive e il metodo Montessori” al Teatro Valle di Chiaravalle, in provincia di Ancona, dove Maria Montessori è nata nel 1870.

All’estero, intanto il metodo viene usato in lungo e il largo soprattutto per combattere il bullismo. La sperimentazione è partita da una scuola di Gorton, uno dei quartieri più difficili di Manchester, Regno Unito. Dopo i primi cinque anni, il profitto degli studenti è cresciuto del 20%, e il numero di alunni iscritti è passato da 348 a 461.  

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