Quel mondo di mezzo dove la mafia di Roma fa gli affari

Quel mondo di mezzo dove la mafia di Roma fa gli affari

Anche se il leader di Mafia Capitale, Massimo Carminati, ha un passato nella banda della Magliana, la nuova organizzazione criminale ha una fisionomia tutta sua. Nelle carte dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavia Costantini la cosa è spiegata con chiarezza dalle parole che lo stesso Carminati scambia con il suo braccio destro Riccardo Brugia e l’imprenditore “colluso”, come dice l’ordinanza, Cristiano Guarneri in un’intercettazione del dicembre 2012. È la “teoria del mondo di mezzo”. Come dice Carminati, «ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo». Il significato è chiaro, ma Carminati vuole approfondire: «ci sta un mondo, un mondo di mezzo, in cui tutti si incontrano», e quel mondo, quello spazio, è occupato da lui e dalla sua organizzazione.

Come spiega l’ordinanza, Carminati non ha fatto altro che accrescere e sviluppare quello che era il suo ruolo negli anni ’80, quando svolgeva la funzione di “trait-d’union tra mondi apparentemente inconciliabili, quello del crimine, quello della alta finanza, quello della politica” dicono le carte. Qui la piramide è tra “mondo dei vivi”, che sono i politici, i finanzieri, le istituzioni, cioè quelli che “stanno sopra” e il “mondo dei morti”, che è composto da una manovalanza di rapinatori, delinquenti comuni armati, spacciatori di droga, di cui il “mondo dei vivi” può servirsi perché «anche la persona che sta nel sovramondo» come dice Carminati «può avere interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non può fare nessuno». Tra di loro, a mo’ di cerniera, c’è Carminati con la sua associazione. Perché «c’è un mondo di mezzo in cui tutti si incontrano», dove tutto è possibile, «e che un domani io posso stare a cena con Berlusconi», dice per fare un esempio. E gli incroci tra i due mondi, che altro non sono che “sinergie criminali”, come recita l’ordinanza, si creano grazie alla loro intermediazione. Le persone giuste messe in contatto tra di loro. Perché Mafia Capitale è moderna e meritocratica: nel mondo di mezzo ci si incontra «non per una questione di ceto, ma per una questione di merito», specifica Carminati.

Questo è il testo dell’intercettazione:

Carminati: è la teoria del mondo di mezzo compà. ….ci stanno… come si dice… i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo

Brugia: embhè.. certo..

Carminati: e allora….e allora vuol dire che ci sta un mondo.. un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile che quello…

Guarnera: …(inc.)…

Carminati: come è possibile che ne so che un domani io posso stare a cena con Berlusconi..

Brugia: certo… certo…

Carminati: cazzo è impossibile.. capito come idea?. . .è quella che il mondo di mezzo è quello invece dove tutto si incontra. . cioè.. hai capito?… allora le persone.. le persone di un certo tipo… di qualunque

Guarnera: …(inc.)…

Carminati: di qualunque cosa… .si incontrano tutti là. . .

Brugia: di qualunque ceto. .

Carminati: bravo…si incontrano tutti là no?.. tu stai lì…ma non per una questione di ceto… per una questione di merito, no? …allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno. .

Brugia: certo…

La struttura generale prevede margini di libertà per alcuni membri, quellil più importanti, che possono svolgere attività illecite. L’obiettivo principale dell’attività criminale (oltre a commettere alcuni delitti anche violenti) di Carminati è la “infiltrazione del tessuto economico, politico e istituzionale”, e in particolare “l’ottenimento illecito dell’assegnazione di lavori pubblici”. Un’attività che si è dimostrata redditizia, anche in termini di fama. L’incoronazione ufficiale arriva con un articolo dell’Espresso, intitolato “I quattro Re di Roma”. Tra di loro, insieme a Michele Senese, Giuseppe Fasciani e Giuseppe Casamonica, figura anche Massimo Carminati. Una soddisfazione: «Questo lavoro, sul nostro lavoro, sono pure cose buone», commenta in seguito, insieme a Riccardo Brugia. Tranne il fatto che «la storia della droga, bisogna essere onesti, la storia della droga è della stampa». Loro non se ne occupano.

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